Il Libro Nero dei Puffi (di Antoine Buéno e Ilaria Gremizzi)

Creato il 11 gennaio 2013 da Mcnab75

Il Libro Nero dei Puffi
di Antoine Buéno e Ilaria Gremizzi
Mimesis Editore
145 pagine, 12 euro

Sinossi

In un villaggio collettivista dove l’iniziativa privata è vista con sospetto, Grande Puffo è Stalin e Quattrocchi il suo Trotzky. Oppure no, i Puffi sono militanti hitleriani, un modello perfetto di società nazista guarda caso minacciata da un Garganella che evoca l’”avido ebreo” della propaganda antisemita. In questo libro, il giovane filosofo francese Antoine Buéno rilegge il fortunato fumetto per svelare le tracce soggiacenti di archetipi e ideali propri dei regimi totalitari, sia fascisti sia comunisti. Scritto come un’analisi fantapolitica, il libro ha suscitato in Francia immediate polemiche. I difensori chiamano in causa la personalità apolitica di Pierre Culliford, in arte Peyo, creatore dei Puffi. I più sospettosi rincarano la dose, ricordando la visione stereotipata delle donne nell’unica rappresentante gentil sesso, una Puffetta civettuola disimpegnata. Un libro destinato a far discutere affezionati di questo fumetto, diffuso in tutto il mondo, divenuto poi un celebre cartone animato, che accompagna piccoli e grandi da due generazioni.

Commento

Questo libercolo mi incuriosiva, così alla fine mi son deciso a comprarlo, nonostante il rapporto pagine/prezzo non sia dei più convenienti.
La lettura, tuttavia, si è rivelata interessante.
Precisiamo subito: Il Libro Nero dei Puffi non è un volumetto comico. L’autore esamina il fenomeno degli ometti blu con serietà, ma senza pesantezza, cercando di contestualizzare tutte le leggende metropolitane che li riguardano.
Grande attenzione va posta alla prefazione del libro, in cui si racconta che Peyo, il fumettista belga creatore dei Puffi, fu in realtà del tutto avulso da ogni impegno politico. Sicché ogni interpretazione sociale/culturale/ideologica data ai Puffi risulta essere involontaria, oppure strumentalizzata dal complottista di turno.
Ma su questo torneremo a fine articolo.

Il libro si divide in due sezioni. Nella prima si cerca di ricostruire l’aspetto biologico/anatomico dei Puffi, concentrandosi anche sulla loro misteriosa sessualità, ma non solo. Sempre in questa prima metà del volumetto, si analizza la società degli ometti blu, una comunità autarchica di cento individui, con solo due soggetti di sesso femminile (Puffetta e la meno conosciuta Bontina) e governata da un padre-padrone, Grande Puffo.
Il tono saggistico è azzeccato.

La seconda sezione del libro ci svela le varie leggende metropolitane che, in oltre 50 anni di storia editoriale, hanno cercato di politicizzare i Puffi. Follia? No, realtà.
La prima teoria del complotto è senz’altro la più nota, ed è quella che vorrebbe gli ometti blu come una metafora del perfetto stato comunista. Gli elementi che apparentemente giocano a favore di questa teoria sono molti, dalla “comune” composta da individui tra loro uguali, e con uguali diritti, alla presenza di un leader carismatico, Grande Puffo, che in qualche modo richiamerebbe addirittura a Stalin.
Anche l’assenza totale di una spiritualità metafisica – negli episodi dei Puffi non si fa riferimento né a Dio né a entità simili – sarebbe affine all’Unione Sovietica.

Invasione di Puffi Neri.

C’è poi la teoria del complotto che vuole gli ometti blu come simpatizzanti per il nazismo. Gli indizi sono più vaghi, ma ci sono. Innanzitutto si fa riferimento a una delle prime avventure disegnate da Peyo, che vede il villaggio dei Puffi attaccato dalle loro versioni maligne, i Puffi Neri, creature stupide e spinte da istinti antropofagi (giuro che è tutto vero). Da qui l’interpretazione “razzista”, dei neri raffigurati come esseri stupidi e aggressivi.
Anche la figura del mago Gargamella va a sostegno del complottismo puffo-nazista. Non a caso il terribile mago, avido, gretto e malvagio, ha i lineamenti che solitamente vengono attribuiti al “cattivo ebreo”.
Senza poi parlare dell’arianizzazione di Puffetta, originariamente creata coi capelli neri, e solo in seguito trasformata in bionda da Grande Puffo, per renderla socialmente accettabile.

In realtà esistono altre interpretazioni ancora più bislacche: i Puffi come metafora della massoneria, per dirne una. Oppure come portavoce del luddismo, in quanto calati in una società agreste che rifiuta la modernità e lo sviluppo tecnologico.
La lettura è, come già detto, interessante e molto, molto particolare.
Per concludere è però impossibile non tornare su quanto dice la prefazione: Peyo fu un autore depoliticizzato, del tutto estraneo all’impegno sul campo.
Il che ci fa arrivare alla considerazione che, volendo, si può attribuire significati occulti a ogni cosa, anche alle più innocue. E a volte sarebbe meno ridicolo non farlo…

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