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Il linguaggio dei sintomi

Da Psicosintesioggi

linguaggio simboli

Spesso i sintomi psichici (fobie, panico, depressioni…), così come quelli somatici (gastriti, cefalee, nausee, lombalgie…), esprimono un mancato riconoscimento di quale sia il reale motivo della sofferenza. Esiste infatti una causa primaria di sofferenza, che però non viene individuata, ascoltata, e quindi accettata e integrata all’interno della propria personalità.

Il sintomo rappresenta una soluzione nei conflitti psichici, ossia la soluzione automatica di tutte le circostanze in atto, nel mondo psichico dell’individuo, in un determinato periodo della sua vita. Per esempio uno dei conflitti psichici più comuni è tra un bisogno di riconoscimento e un desiderio di autoaffermazione. Questo conflitto, se non risolto, porta alla lunga a sviluppare paure, fobie eattacchi di panico.

Il sintomo denuncia la perdita dello stato di benessere di quell’individuo, ma allo stesso tempo produce anche un distacco dal suo profondo e spesso inconscio nucleo di sofferenza.

Sintomo o simbolo?

L’inconscio parla la sua lingua, si esprime, anche nel nostro corpo, attraverso i simboli.

Il sintomo può coincidere con il segnale che qualcosa non è più in ordine, anzi è nel caos e quindi ha bisogno di  attenzione e di cura amorevole. Questo qualcosa, che si manifesta nel nostro corpo sotto forma di sintomo, è invece espressione visibile di un processo invisibile, più profondo, come appunto un conflitto psichico. Il sintomo quindi non deve essere soffocato, cancellato, ma fatto emergere attraverso il suo linguaggio che è simbolico. Il linguaggio simbolico del sintomo infatti porta con sé delle informazioni e dei significati che vanno letti e interpretati solo alla luce della storia personale di quell’individuo, che è unica e irrepetibile.

Ampliare il campo di coscienza

Il sintomo informa a suo modo un individuo che qualcosa non è in armonia dentro di sé: c’è un disagio psichico che fa stare male e non c’è consapevolezza di questo a livello di coscienza.

Quindi  cosa significa allora guarire?

Parlare di guarigione presuppone che ci sia quantomeno qualcosa da cui guarire, che sia un malattia fisica o psichica, un sintomo che fa soffrire. Ma guarire non significa semplicemente eliminare i sintomi che ci disturbano. Perché la guarigione nasce soltanto da una malattia trasformata e mai da un sintomo vinto, perché la guarigione presuppone che l’uomo diventi più sano, cioè più integro, più armonizzato a livello di personalità e che non ci siano quindi separazioni, divisioni dentro di sé. Solo ampliando il proprio campo di coscienza, attraverso la conoscenza di tutti gli aspetti, anche quelli che si considerano ombra, è possibile annettere ciò che invece si tende a mantenere separato. Quindi la vera guarigione avviene solo attraverso l’annessione di ciò che mancaperché inconscio, e non è quindi possibile senza una dilatazione della propria coscienza.

Dott.ssa Cristiana Milla, psicologa e psicoterapeutaPer avere maggiori informazioni puoi scriverle una mail all’indirizzo[email protected] o contattarla direttamente al numero 339.6137545.

 


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