Risposta: un elenco.
Sbagliato!
Per alcune persone è una ragione di vita.
E non mi riferisco alla lista dei buoni propositi per un mondo migliore. Ahimé, sto parlando di quelle per entrare nelle discoteche e nei locali.
Uno dei miei ex-emplari respirava solo sapeva di essere almeno su due liste per serata. Non importava che tipo di evento fosse, l’importante era che ci fosse una lista.
Passava metà del suo tempo a fare telefonate pazzesche:
“Arnolfo carisssssimo! Come va? Eh ce la caviamo, ce la caviamo. Ascolta, ho saputo che hai tu la lista per la Festa dei Dementi Rotanti. Ti spiace includermi? Perfetto. Cosa? Bisogna venire vestiti tutti di giallo con le mutande viola? Ma certo, che problema c’è. Sei sempre il mio migliore amico, grazie. Come? In che senso quale nome devi scrivere? Il mio, no? Ah. Non te lo ricordi.”
“Gandolfo! Amico mio… eh si va avanti, si va avanti. Senti, ti chiamo per la lista per La Notte degli Ebeti Volanti. Puoi aggiungere anche il mio nome? Grazie, Gandi. A buon rendere. Come? Certo certo, come no. Tutti vestiti da pennuti. Va benissimo. Ci vediamo e salutami il tuo mitico nonno, sempre un arzillo mandrillo eh? Come dici? Ah. Condoglianze.”
“Marcolfo mio! Da quanto tempo! Eh si combatte, si combatte. Dimmi un po’, ce l’hai tu la lista per il Giovedì degli Azzoppati Ingessati? Sì, grazie, se c’è rimasto un posticino nella lista… Ah. Non c’è ancora nessuno. Vabbè, ma siamo solo a martedì. Certo certo, con il gesso. Non so se riesco a procurarmi una frattura per giovedì, semmai lo metto finto. D’accordo e salutami tanto Liliana. Cosa? Caspita mi dispiace. Ah, capisco. Beh, allora salutami caramente Ugo.”
Passi nel mondo dello spettacolo; esserci vuol dire fare immagine e se questo è funzionale ad un guadagno, perché biasimare quei disgraziati? Le Iene fanno sempre questi crudeli scherzetti in cui l’addetto all’ingresso finge di non riconoscere gente della TV e la manda via senza pietà perché non presente sulla lista. Cattivi.
Antonella Elia, in prefetto stile Antonella Elia, continuava a ripetere: “Aò, ma sei fuori? Sono Antonella!”. Così, senza il cognome. Manco avesse detto “Sono Pupo”.
Comunque questo ex-emplare non era nemmeno dello spettacolo. Però se si accorgeva di non essere su una lista, lo dava lo spettacolo. Non sto parlando di un pischello di vent’anni, che si sa essere l’età di simili obnubilazioni mentali. No, parlo di un adulto con la sindrome del ripostiglio a scomparsa. Dico sul serio. Aveva il terrore di essere messo da parte, di essere tagliato fuori dalla società. La lista era il miglior modo che conosceva per far sapere al mondo che lui c’era.
Ancor più assurda la sua convinzione che per gli altri fosse lo stesso.
Una volta, mentre tornavamo da un locale, restammo con l’auto a secco. Era molto tardi e la pompa di benzina più vicina era a circa tre quarti d’ora di cammino. Una coppia si fermò a prestarci soccorso. Erano entrambi sulla cinquantina, vivevano in un paesino della provincia e tornavano da un matrimonio, infatti erano avvolti in due tremendi abiti da cerimonia.
Insieme pesavano più di un autotreno. Ma furono molto gentili. Andarono fino alla pompa e ci portarono una tanica di benzina.
Alla fine cosa disse quell’idiota per ringraziarli? “Siete stati squisiti. Vi lascio il mio numero, se passate di nuovo da queste parti e volete fare un giro all’Histeria o al Baldoria chiamatemi. Vi faccio mettere sulla lista”.
I due fecero un sorriso di circostanza, si ficcarono in macchina e partirono a razzo.
“Non potevi offrirgli semplicemente un caffè? Che ci devono fare due cinquantenni ippopotami di paese al Baldoria?!!”
“Tutti vorrebbero essere sulla lista del Baldoria”
“Stammi a sentire, Schindler, tu la Baldoria ce l’hai in testa.”
Nonostante la sua solerzia, a volte capitava che il suo nome non fosse su una lista. Ma lui non si arrendeva, protestava, faceva mille telefonate, chiamava i Carabinieri, l’Onu e la protezione animali, che ci sta sempre bene.
Io nel frattempo mi allontanavo di soppiatto avvicinandomi ad un qualsiasi gruppo di persone, purché nessuno mi associasse a lui.
Ma quella volta fu particolarmente disastrosa. Era Halloween e al MondoBaccano c’era una festa imperdibile. Il listaiolo si era mosso dieci giorni prima e dopo mille telefonate si era accaparrato due posti in coda alla lista.
La serata prevedeva un travestimento a tema. L’ex-emplare volle mascherarsi da Corvo, quello del film. Ma per come la sorella l’aveva truccato sembrava più un panda. Io invece indossavo un abito a palloncino arancione e due dita di fondotinta dello stesso colore. E così pretendevo di sembrare una zucca. Difatti il Corvo mi chiese: “perché ti sei vestita da mandarino?”
Superando scheletri e fantasmi in regolare fila, ci dirigemmo verso l’ingresso con il cartello “Liste”.
Il Corvo pronunciò il suo nome ostentando una calma che non aveva, e aspettò mentre goccioline di sudore gli scioglievano il pastone che aveva in faccia.
“No, non c’è”.
Panico
“Non è possibile, controlla meglio.”
“Niente da fare, non ci sei.”
Ingiuria! Non ci sei
“Ascolta, io sono amico carissimo di Annibale, è lui che mi ha invitato…”
“Annibale? E chi cazzo è?”
Ok, era ora di confondermi tra la folla. Diedi inizio alla manovra di avvicinamento ad un gruppo di ragazze vestite da streghe.
“Ma come, Annibale il Cannibale, quello che ha organizzato la festa!”
“Ti hanno informato male. Questa festa è organizzata da Nicola la Sòla.”
E già il nome…
“Bene, conosco anche lui. Posso entrare adesso?”
“No caro, devi fare la fila come tutti gli altri comuni mortali.”
Embè, definire mortali quell’esercito di spettri e zombie...
“Senti amico io occupo una posizione di rilievo, se mi fai entrare potresti godere di una serie di vantaggi…”
“Stammi a sentire, Orsetto del Cuore: primo non sono tuo amico, secondo i tuoi vantaggi falli godere a tua sorella e adesso levati di torno che mi blocchi l’ingresso”.
Io mi accostavo sempre più alle fattucchiere.
Il panda fece per andarsene, poi si voltò e diede inizio al suo show:
“Tu non hai capito con chi hai a che fare! Io sono amico di Gianbattista che Pista, Ernesto Sparalesto e Gianriccio Capriccio! Mi basta fare una telefonata e tu sei fuori. FUORI!” (Veramente sei fuori tu). Tu eri nella culla mentre io partecipavo alla mitica Serata delle Braghe Bollenti del ‘91! E nell’88 sono stato anche eletto Mister Maglia della Salute Sudata! Senza di me questa serata è morta. MORTA! (e vabbè dai, è la serata giusta).
Adesso faccio quella telefonata e tu torni a separare le pecore nere da quelle bianche…”
Quello non si scompose. Chiamò un immenso buttafuori e gli indicò il dimenato.
La montagna umana gli si avvicinò lentamente, lo guardò negli occhi e con le quattro dita della mano gli diede un colpetto sulla fronte. Così: Puc!
Mamma mia, adesso sembrava un Pierrot con le dita nella corrente.
A quel punto mi azzeccai un po’ troppo alle streghe, che se ne accorsero, mi guardarono e si allontanarono. Una disse “ma che vuole sto Super Santos?”.
Nel mio piccolo avevo fatto pure io una discreta figura di merda.
L’ex-emplare tornò da me e disse: “Andiamocene, c’è brutta gente”.
In effetti non era proprio il Ballo delle Debuttanti. Ma noi due eravamo i più brutti di tutti.
E anche i più guardati, non certo per lo stile.
Convenni che sparire era la soluzione giusta.
“Sì, sì, andiamocene”
Ci avviammo al parcheggio affrettando il passo sempre più, finché dovemmo sembrare due centometristi un po’ sfigati.
“E adesso dove andiamo così combinati? Non possiamo nemmeno andarci a fare una pizza!”
“Non ti preoccupare, siamo anche sulla lista della festa di Halloween della Leopardi.”
“La Leopardi? E chi è, una tua amica?”
“No, la scuola media Giacomo Leopardi.”
!...!....!
Devo dire che fu un periodo molto intenso in quanto a vita sociale, ma per ovvi motivi la storia andò in decomposizione come una busta di latte fuori dal frigo.
Però feci un ultimo grande favore a questo soggetto: lo misi in cima alla lista dei miei ex. E senza fargli fare nemmeno una telefonata.
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