Ho sempre pensato che "il luogo comune" oppure lo stereotipo siamo in realtà giudizi superficiali, prese di posizione di comodo per non farci andare in profondità nella ricerca di una verità. Una sorta di scusa per non approcciarsi ad un cerro tipo di persone.
Si perché se ti fermi a guardare bene bene il luogo comune diventa semplicemente un luogo. Particolarmente brutto forse, o meravigliosamente bello fin quasi alla nausea.
Insomma credevo che ogni volta che ci scontra con certi preconcetti e si cerchi di andare a fondo, il preconcetto stesso si disgrega di fronte alle peculiarittà specifiche del caso, o della persona.
Ecco oggi invece mi sono ricreduta.
Solo in parte forse, ma ora con il grado di frustrazione ben alto ho proprio voglo di raccontare la sagra del luogo comune andata in scena stamattina.
Mattina grigia, ufficio e riunione lunga, lunghissima. Tante teste su un unico progetto.
Intorno al tavolo eravamo otto uomini e una sola donna. L'altra che ci satellitava intorno era la segretaria con i caffè.
Che vi devo dire. Ho faticato ad aprire bocca. Quando l'ho fatto sono stata praticamente ignorata. E io ero lì perché di quel progetto sono la mano.
Voglio dire, non la prima che passa di li.
Vedere gli occhi di una persona con cui cerchi di confrontarti che ti forano e si inchiodano sul collega di fianco rispondendo a lui anzichè a te. Cose di questo tipo.
Non mi era ancora capitato un teatrino così ben organizzato.
Chi era venuto con me credo non si sia accorto di nulla. E questo mi ha fatto pensare che a scandalizzarmi di certe situazioni c'ero solo io.
Incredibile che ancora ci si debba soffermare su queste faccende.
Io non ero una persona al lavoro. Ero un'icona di genere.
Sono uscirà con gli occhi lucidi ma dalla rabbia, mica dalla commozione
Ora a distanza di un po' di ore mi chiedo se sto esagerando oppure le cose sono andate così veramente. La frustrazione di non riuscire ad inserirsi in un discorso, laddove ne avrei avuto pieno titolo, quella sicuramente è reale.