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C'è stato un periodo in cui sapeva quello che faceva. Pur con qualche titubanza all'inizio, e sebbene dietro impulso altrui, ecco che aveva preso il via, convinto vi fosse qualcosa in cui fosse potuto riuscire. La sua vita era allora scandita da dei ritmi precisi, confini ben delineati oltre i quali non aveva mai osato mettere piede: "definire è creare", aveva affermato tempo fa in risposta ad una sua amica che diversamente era solita affermare: "definire è limitare". Certo, affermare che ogni giornata, ogni impegno, ogni incombenza fossero programmati al minimo dettaglio probabilmente è tuttora un po' eccessivo, ma può ben servire a rendere l'idea di come era solito svolgere la sua vita e percorrerne le sue strade.
Nel mentre di questo lineare procedere, forse in una fase di debolezza, o forse in una fase invece di grande forza di volontà, si era lasciato convincere da lei. Lei era molte cose: era il nuovo, era la persona, era l'esperienza, era il luogo dove andare. Una scelta temeraria, considerandone soprattutto la destinazione (o sarebbe meglio dire l'origine?), eppure proprio la sua temeraria spontaneità, il porsi al di fuori dell'ordinario e della routine suscitavano in lui un fascino senza pari.
Mai scelta fu più saggia, rispetto a quella di lasciarsi guidare ed accompagnare da lei. Lei lo condusse per confini che mai aveva varcato, territori mai calpestati, persone che fino a poco tempo dinnanzi mai avrebbe immaginato di incontrare. Il nuovo guadagnava terreno in lui, e con esso anche la spontaneità, la spensieratezza, la sregolatezza, intesa non come l'abbandono ad ogni voluttà, ma come la capacità di arricchirsi uscendo fuori da quei limiti che inconsapevolmente, storicamente e ambientalmente si era imposto. Un passo dopo l'altro lasciava dietro di sé quello che un qualche scrittore tedesco del '900 avrebbe potuto chiamare il suo isolamento interiore, il lupo della steppa, prima a lui frammisto, mansueto e dominante allo stesso tempo.
Quando le parve che avesse raggiunto il culmine di tutto ciò, che avesse trovato molto di più abbandonando il lupo, gli chiese di adempiere ad una promessa fattale tempo addietro. Ed ecco ritornare il lupo della steppa, lui e mille altri volti della sua personalità, ed ecco ricominciare a sentirli come un peso, una griglia che lo squadrava, tagliava e delineava con la forza. Un giocatore di scacchi, però, sa sempre come ottimizzare l'uso dei suoi molteplici pezzi per vincere la partita, e così si riscoprì forte di quella debolezza e poliedricità che tempo addietro gli aveva creato non pochi problemi.
Eppure quel momento, di cui aveva egualmente paura e brama, era arrivato. Un congedo di poche parole alla fine, ma dietro il suo sguardo, comprensivo e dall'aria di chi la sa lunga, di parole se ne celavano a bizzeffe, schiacciate dal suo desiderio di non darle a vedere.
Lui era il lupo, lui ero io. Lei era Erminia, lei era l'Erasmus.L'ultimo atto era il suo sacrificio, l'ultimo atto era il cambiamento inesorabile.
E adesso sì, che era pronto per l'ultimo atto.
LuciusDay (in paranoia dopo la fine dell'ultima lezione dell'ultimo anno dell'università, giorno in cui ha casualmente anche finito di leggere il lupo della steppa)
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