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il lupo Mannarino

Da Olivierifrancesco
il lupo Mannarino

Aò ma te de dove sei?

So de Roma perché?

Eh, perché io me “So M’briacato” de una donna.

Azz, allora so dolori

Ciai ragione, so dolori ma la rivesto de fiori da circo, vedrai che non me lascerà.

Aò, ma te rendi conto de quanto ce stanno a pijà per i fondelli quelli lassù a palazzo?

Non me lo dire. Sto incazzato. “Svegliatevi italiani”, che qui se so magnati anche la trippa del vostro gatto.

Oh, ma te va de annà a bere qualcosa al bar?

Certo, conosco un posto che fa al caso nostro.

Cioè?

Il Bar della Rabbia. Lì puoi bere, urlà, piagne, ridere come quei bimbi che giocano con la spazzatura, vedi li davanti a noi. So belli vero?

Ammazza Alessandro, me piace. Namo?

Namo.

C’ha il Tevere nelle vene, Pratolini è suo fratello. Mannarino è un lupo, un giullare triste dei nostri tempi. Un menestrello che ti schiaffa in faccia la nuda e cruda realtà. Diciamo che non è esattamente un album alla Apicella. Se pensate che sia di sinistra, fate solo bene. Quando siete arrivati a sinistra proseguite verso il circo, lo troverete che gioca con gli zingari alla faccia dei razzisti. Beve come un cammello andaluso il vino della borgata, mangia pane e rivoluzione. Ha l’umorismo del decadente, dentifricio sparso sulla canottiera bianca, un cappello di paglia che ormai non si stacca neanche a calci. Il ragazzotto de Roma col baffetto da sparviero canta con liquorosa rabbia testi poeticamente perfetti. Volete pensare? Volete ridere? Volete ballare? Comprate questo album, lo mettere su almeno dieci volte al giorno. Se invece siete fan di Apicella, beh, toglietevi dai coglioni no?


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