Ore 14.20. A Misano, nel corso della prova della MotoGp, giunge la tragica notizia della scomparsa del giapponese Shoya Tomizawa, travolto poche ore prima in un pauroso incidente prima da Alex De Angelis e poi da Scott Redding. Il pilota del Sol Levante non aveva ancora 20 anni. A questo, però, non hanno certamente pensato i santoni che dirigono l'intero circus del motociclismo. La gara è andata avanti come se niente fosse, in un'atmosfera spettrale e surreale. Ancora una volta, purtroppo, il business e gli interessi economici hanno prevalso sul naturale dolore che affliggeva in quel momento i familiari del pilota, oltre che naturalmente i tifosi, i meccanici e gli stessi centauri in corsa. Lo sport che tutti amiamo prevede le seguenti caratteristiche fondamentali: divertimento, passione, gioia e svago. Non dimentichiamo, inoltre, che qualsiasi disciplina, qualsiasi competizione, deve essere sempre considerata per ciò che davvero rappresenta: un gioco. Quello di oggi, invece, non era sport. In presenza di un lutto arrivare primo, secondo o terzo non conta nulla, non ha senso ed è anche irriguardoso. Bisognava fermarsi per riflettere, per riprendersi, per rispetto. Non è stato fatto. Lo spettacolo è andato avanti. I registi di questa tragica rappresentazione hanno imposto la loro volontà da sovrani assoluti, senza la minima considerazione di quanto accaduto. Vergogna, vergogna e ancora vergogna. Io, in una giornata densa di tanti avvenimenti sportivi, in segno di rispetto riprenderò gli aggiornamenti domani mattina. Ciao Tomizawa, di sicuro sarai un campione in moto anche lassù.
Federico Militello