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Il machiavelli di bodei e il realismo politico

Creato il 28 marzo 2013 da Conflittiestrategie

Nel Sole 24 ore del 24.03.2013 Remo Bodei propone una sua lettura attualizzata di Machiavelli, a partire dal rifiuto della centralità delle ben note tesi del grande fiorentino, riguardo alla liceità  della violenza e dell’astuzia come mezzi giustificati dai fini. Secondo Bodei nei Discorsi si troverebbe esemplificata una situazione che mostra analogie con quella dell’Italia di oggi. A Firenze dopo la cacciata dei Medici, in seguito al peggioramento della situazione della città, i “popolari” incolpavano i “signori” per la loro ambizione e corruzione. Quando qualcuno del partito “popolare” arrivava, però, ad occupare un’alta magistratura non tardava a rendersi conto della complessità dei problemi che la situazione  comportava, la quale non poteva essere semplicisticamente ridotta a un fattore univoco, riducendola solamente alla degenerazione dei gruppi dirigenti. Ma agli occhi dei “popolari” l’assunzione di questo atteggiamento realistico appariva una sorta di tradimento. Così scrive, infatti, Machiavelli, citato da Bodei:

«E come egli era salito in quel luogo e che ei vedeva le cose più da presso, conosceva i disordini donde nascevano ed i pericoli che soprastavano e la difficultà del rimediarvi. E veduto come i tempi e non gli uomini causavano il disordine, diventava subito d’un altro animo e d’un altra fatta: perché la cognizione delle cose particulari gli toglieva via quello inganno che nel considerarle generalmente si aveva presupposto. Dimodoché quelli che lo avevano prima, quando era privato, sentito parlare, e vedutolo poi nel supremo magistrato stare quieto, credevono che nascessi, non per più vera cognizione delle cose, ma perché fusse stato aggirato e corrotto dai grandi» (1,47).

A questo punto il noto filosofo passa subito a stigmatizzare il comportamento dei capi del Movimento 5 Stelle nei confronti dei propri parlamentari eletti, accusati di “tradimento” in occasione del voto per la presidenza della due Camere. Fare politica obbedendo in maniera assoluta all’autorità di un “capobastone” , secondo Bodei, dovrà per forza apparire controproducente, non solo agli eletti ridotti a burattini, ma anche al leader carismatico di quello stesso movimento politico-istituzionale. Così scrive infatti il filosofo:

<<Se è disposto a ragionare con lungimiranza, anche chi li guida dovrà alla fine riconoscere i vantaggi della relativa autonomia degli eletti, perché, come osserva Max Weber, oltre a seguire «un minimo di interesse personale», gli uomini ubbidiscono sulla base della «fede nel “prestigio” di colui o di coloro che detengono il potere». E, dunque, solo finché dura il prestigio di chi comanda e non è scalfita la fede di chi ubbidisce>>.

A partire da queste premesse Bodei incomincia a declassare Il Principe , considerato un libretto di precetti indirizzato a un privato e non “un libro di politica”. Secondo lui la politica per Machiavelli è

<<classicamente intesa quale arte di governare secondo ragione e giustizia o di contemperare, come nei Discorsi, conflitto e ordine>>.

Così per Machiavelli il realismo politico consisterebbe nella conoscenza delle «cose particulari» (la «verità effettuale della cosa») allo stesso modo di Spinoza che pure -su un altro piano – riteneva la conoscenza delle res singulares come la più alta di tutte. Bodei completa il suo discorso sintetizzando così la sua posizione:

<<Seguire le «verità effettuale della cosa», piuttosto che «andar drieto all’immaginazione di essa», vuol dire capire la direzione dei vettori di forza in atto e inserirvisi, nei limiti del possibile, per orientarli, depurandoli dai nostri desideri, ma mantenendo in tensione virtù e fortuna, ragione e passione, pensiero e azione>>.

Sembra qui apparire un riferimento, anche se parziale, alla razionalità strategica ma il problema fondamentale, per Bodei, appare invece quello di sterilizzare la “rottura” di Machiavelli nel modo di concepire l’arte politica. A partire dall’autore de Il Principe la politica non viene più intesa principalmente come arte del governo – magari del “buon governo” portato avanti da uomini “virtuosi” non solo nel senso della greca areté, ma anche nei termini delle virtù morali classiche – bensì come applicazione della razionalità strategica, e in via subordinata di quella strumentale, nella lotta tra gruppi sociali per la conquista della supremazia e il potere, utilizzando tutti i mezzi che possono risultare efficaci a questo scopo. Il dotto professore di filosofia inserisce a questo punto una riflessione “hegeliana”. Partendo dalla “famigerata” proposizione hegeliana della Filosofia del diritto: «ciò che è razionale (vernùnftig) è reale (wirklich) e ciò che è reale è razionale» Bodei afferma che la razionalità non implica affatto un’accettazione passiva della realtà empirica (Realitàt), bensì la presa di coscienza della Wirklichkeit, di qualcosa che wirkt, agisce, producendo effetti nel tempo e nel mondo, almeno finché non perde la sua energia.

Ma  la ragione logica, esimio prof. Bodei, per Hegel è la forza infinita che produce l’effettualità storica come “circolo di circoli”; in questo processo ciò che è reale, cioè necessario all’interno dell’effettuale, viene progressivamente a decadere e ad essere superato (e conservato) da una nuova realtà. Le modificazioni nella struttura fondamentale del processo storico (rivestita e completata da ciò che è accidentale) sono determinate dalle contraddizioni interne, cioè dalle lotte e dai conflitti che nascono all’interno degli organismi sociali. Come in Aristotele anche in Hegel, l’essere in sé, in potenza (dynamis) diviene essere per sé, processo in atto (energheia) che trasforma in realtà (ed effettualità) compiuta ciò che era nato come pura virtualità e possibilità.  Il realismo politico, comunque, poco ha a che fare con quello filosofico o con l’idea di realtà nell’idealismo assoluto. Esso inizia con Machiavelli e passando per l’Hegel della dialettica servo/signore arriva fino a Carl Schmitt dove il concetto di “politico” si invera nell’individuazione del nemico e delle alleanze necessarie per sconfiggerlo.

Mauro T.   27.03.2013


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