Da un lato, ammiriamo il senso di autocontrollo e di padronanza di sé che le opere di Vermeer ci trasmettono, dall'altro, però, ci chiediamo se il maestro avesse qualcosa che teneva represso dentro di sé e che contribuì a scatenare la frenesia che 'lo portò, in poco più di un giorno, dalla salute alla morte'.
Per alcuni aspetti, egli è come l'uomo mancante di alcuni dei suoi quadri, quello che è appena uscito dalla stanza o che è in procinto di arrivare. E' impaziente di essere trovato, di essere visto, ma nell'attesa dipinge la quiete.
Mentre torno alla Piazza del Mercato attraversando l'Oudemansteeg, il rintocco delle campane della Chiesa Nuova scandisce il tempo, riempiendo l'aria notturna.
Il tempo passa, ruota su se stesso e poi riprende a muoversi. Nessuno riuscirà a fermarlo, anche se talvolta sogniamo di poterlo fare.
E Vermeer ci è riuscito come nessun altro.
(Anthony Bailey, Il maestro di Delft, Bur)