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Il Maestro e Margherita (Made in China)

Creato il 17 aprile 2010 da Lacapa
[Made in China significa che il Maestro non è il Maestro e Margherita non è Margherita. Ah, e che io non sono Bulgakov, ma questo lo sapevate già. Non mi viene nemmeno parente alla lontana, pensate un po'. A proposito di libri e robe varie: mi sono innamorata di aNobii. Vi ho linkato la mia libreria: scrivo pure le recensioni, pensate un po' quanto sono brava.]
Woland stava seduto sul letto. Gli occhi di fuoco erano persi nel bicchiere di vodka liscia che teneva in mano.
«Certo, LaCapa, poi ci credo che la mattina ti svegli col mal di testa. Lo so che l'ho detto io che non ci si deve fidare di chi non beve, eccetera eccetera, ma pure chi beve tanto qualche problemuccio ce l'ha, mia cara», disse, con tono ironico e sfottente, perché era pur sempre il diavolo e il concetto di diavolo coi concetti di consolazione e comprensione non vanno d'accordo.
«Senti, Woland, ma chi t'ha chiesto niente? Ho passato la notte insonne, avevo mal di testa ieri sera e ho mal di testa adesso, in più c'ho fame e sono triste. Se proprio vuoi farmi un favore, prendi la bacchetta magica, o quello che è, e fammi saltare questi tre giorni, in modo che domani mattina, quando mi sveglio, sono già a Perugia, al Festival Internazionale del Giornalismo, e chi s'è visto s'è visto», gli rispose lei.
La stanza da letto era lercia e tutt'altro che luminosa. Nella penombra, gli occhi di Woland brillavano, così come il bordo del bicchiere appena vuotato. LaCapa stava seduta per terra, con la schiena sulla porta e del ghiaccio istantaneo sulla testa dolorante; la sua sagoma s'indovinava appena, nel buio.
«Le tragedie non esistono», interruppe il silenzio lei. «Però la sfiga sì».
«Nemmeno quella esiste. Al massimo, sono io ti mando un carretto pieno di casini per il puro piacere di vederti schivarli, saltarli, evitarli, sbatterci il muso contro e via dicendo».
«Quindi sei tu il figlio di puttana con cui me la devo prendere».
«C'è un errore di fondo: non ho una madre. Essere il diavolo ti mette al di sopra delle subdole dinamiche parentali umane. Di me credo si dica "generato e non creato", ma non ne sono tanto convinto, dovrei controllare su Wikipedia».
«Riformulo: quindi sei tu lo stronzo con cui me la devo prendere».
«Mi sarebbe piaciuto di più se tu mi avessi dato del coglione, comunque la risposta è sì».
«Non ho la forza per alzarmi e tirarti uno schiaffo, sono pigra. Certo che vorrei capire che t'ho fatto perché tu mi faccia sempre incontrare le persone sbagliate al momento giusto, o le persone giuste al momento sbagliato».
«Ti riferisci a com'è andata a puttane pure questa storia con Monsieur Déjà vu?»
«Eh, anche».
«No, ma in quello io non c'entro».
«E chi c'entra, allora».
«La sfiga!»
«Ma avevi detto che...»
«Lo so quello che avevo detto, ma che Satana sarei se non mi rimangiassi nemmeno un pochino le mie affermazioni?»
«Un Satana con un minimo di cortesia?»
«Sì, come no? Allora dio esiste, Gesù Cristo è morto e poi risorto, i comunisti mangiano i bambini dopo che i preti non se li sono scopati, l'amore vince sempre sull'odio e le tette di Simona Ventura sono naturali. Baby, quand'è che smetterai di credere alle favole?».
«Ti avanza un po' di vodka?»
«Ti è già passato il mal di testa?»
«No, ma quando sto con gli amici mi sento sempre meglio. E gli alcolici sono i migliori amici di ogni uomo».

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