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Il mago, duchamp e l'archetipo (1.)

Da Tarocchipensiero @MichelPelucchi

Il post di oggi è importante perché riprende quella modalità di illustrazione del Tarocco cominciata con il primissimo contributo di TarocchiPensiero, vale a dire i Cenni per gli Arcani Maggiori.

Nel frattempo (sebbene questo sia un giovanissimo progetto) molte cose sono magicamente scaturite. Sottolineo magicamente, poiché la materia, i nostri argomenti, sgorgano puri; a me non resta che accettare quel che viene e quando viene.

Del resto in TarocchiPensiero nulla si mostra con l'incombenza di proporti carte giornaliere, che non siano nate dalla più sincera vocazione. Sai per esperienza quanto possano mentire i "quotidiani"; sai che la menzogna nasce da una parola che rode per il suo incessante farsi, e rifarsi, presente.

In questo luogo le cose funzionano diversamente, i contenuti non sono stupidaggini, e nemmeno vogliono essere semplicemente riferiti. C'è di più... ESISTE LA VOLONTÀ DELLO SCRITTORE DI OFFRIRTI UNO STRUMENTO INDIPENDENTE E ALLA TUA PORTATA; UNO STRUMENTO DI CONOSCENZA CHE MEGLIO STIMOLI L'ESSENZA E L'INTELLIGENZA.

Un guardare, questo ti sto offrendo, per esserecon l'oggetto stesso della visione. Non è forse l'obiettivo di ogni autentica comprensione?

Puoi chiederti, se quando non vedi arrivare il post del giorno io non sia stato sincero... rispondo che hai ragione! Quanto mi piacerebbe essere senza impedimenti, al gioco che mi consenta di "interpretare ciascun fenomeno come un modo particolare con cui Dio tratta la mia anima"

Se ti va seguimi almeno adesso! Sarò sincero nel comunicarti che l'anima presenta degli elementi, una struttura. L'anima è tutto ciò che ci fa crescere, la gabbia che non ti può contenere. L'anima come l'Archetipo da inventare.

Si parla degli Archetipi come di quelle strutture simboliche capaci di contenere, senza ridurre alcuna cosa, infiniti altri sistemi: le indefinite tue/mie acquisizioni in rapporto ad altrettante infinite variabili, non per questo disgiunte, bensì analoghe, oppure, per essere più precisi, simboliche.

I simboli sono una Scrittura Generativa: doppia tripla connessione. Se tu osservando vedi oggetti singolarmente disposti e in qualche modo isolati, la ragione del simbolo (l'Archetipo, il Mago che inizia il proprio lavoro) sospetta un legame tra le parti, le proietta scavalcando ogni limitazione lì per lì resa manifesta alla visione, ma non per questo veritiera.

A questo stesso proposito il commento di Alberto Cousté (autore del libro Il Tarocco, ovvero: La macchina per immaginare) mi pare corretto. Egli sottolinea "l'essenza referenziale di ogni simbologia"; cioè:

"[...] integrato in sistemi di crescente complessità, il simbolo non solo non perde la sua forza evocativa, ma l'accresce."

IL MAGO, DUCHAMP E L'ARCHETIPO (1.)

Ho sempre avuto l'impressione che Marcel Duchamp, artista considerato "inventore dell'arte concettuale", abbia operato una traiettoria stranamente ambigua e vitale del pensiero creativo; ho sempre avuto l'impressione che lui volesse mostrare, quasi dimostrare, che la mente sia per l'appunto simbolica: integrata in sistemi di crescente complessità.

Stranissimo davvero... poiché è sviluppando quest'idea, ampliandola e fecondandola nell'arco di una vita, che Duchamp ritrova sempre "il suo estremo limite", vale a dire: una semplicità di visione, di movimento e di percezione che toglie di mezzo l'idea stessa che

  • l'arte sia generata dall'utilizzo, sempre didascalico e moderato, di qualsivoglia tecnica esecutiva;

  • possibile semplicemente (in modo riduttivo e limitante) in specifici ambiti applicativi. Con la conseguenza, stando sempre alle ironiche parole del Mago, che: "Si è resa funzionale l'arte affermando che l'uomo ne ha bisogno per ristorarsi" (Duchamp)

Cosa vuol farci capire Marcel Duchamp?

Ci fa capire che se tu hai un "segno dell'arte" come il seguente (che per molti è solo un "cesso") :::

determinandolo semplicementesecondo i dettami del la ragione tecnica imposta o auto-imposta, limiteresti il tuo campo di sperimentazione a un modo soltanto, e dunque restrittivo, di catturare l'immagine, la cui naturalità e spontaneità è invece quanto più prossima ad una straordinaria "qualità del movimento", ad una nuova "essenza del pensiero". "Qualità" ( la mente simbolica) che non potremmo di fatto solamente riferire, non è infatti una stupida nozione scolastica.

Infatti, il Non rivolgerti alle cose, se non al loro potere di trasformazione.
bieco determinismo della ragione tecnica azzera possibilità e significati della visione, restituendoti il solo oggetto contestualizzato e dalle sue funzioni d'impiego: definito. Rendere l'arte maledettamente funzionale vorrebbe dire far morire quel processo di perpetua re-invenzione dei materiali, in grado di liberare la mente dai "dogmi falso-creativi". Vincolanti fuor di misura, ti faranno accettare una presunta oggettività di visione, di percezione oppure di comprensione.
Il che sta a significare: che tu vedrai un "cesso", sempre e comunque. M entre l'artista, il mago ne farà una Fontana - conseguenza diretta della propria capacità di ricreare, o rieducare se stesso e gli altri ad una esperienza del mondo maggiormente vitale. A noi la scelta! Se vedere un mondo di "cessi", oppure un mondo di Fontane.

La lezione del Mago sarà per te una rinnovata visione delle cose; una mistica percezione delle realtà molteplici, plurali e spirituali.

" I vostri piedi sono immersi nel fango, il fango si muta per me in rose; quello che al vostro orecchio è funebre lamento, è per me fanfara nuziale. Sembra che io stia in terra e che indugi nella casa con voi, e invece salgo, come Saturno, al settimo cielo. Non io mi accompagno a voi, ma solo la mia ombra. La mia elevazione supera i vostri pensieri, perché io stesso ho superato il pensiero. Sì, sono sfuggito alla sfera del pensiero. Io sono signore del pensiero, non ne sono dominato, come il capomastro è signore dell'edificio.

Tutte le creature sono assoggettate dal pensiero; per questo sono tristi nel cuore, e piene di afflizioni.

Come un messaggio spedisco me stesso al pensiero, per poi sottrarmi ad esso secondo il mio capriccio. Sono come l'uccello del cielo, il pensiero è come la mosca - che aiuto potrebbe mai darmi, la mosca?" (Rūmī)

TarocchiPensiero è in questo senso un altro pensiero. Sono come l'uccello del cielo...

" Un'opera di Duchamp non è esattamente quel che si ha davanti agli occhi, ma l'impulso che questo segno dà alla mente di chi guarda" (J.-H. Lévesque)

Solo un mago potrebbe esprimersi nei termini che seguiranno. Fate dunque come se a parlare fosse l'Arcano I. Tutto ciò, se volete, è una breve e prima

IL MAGO, DUCHAMP E L'ARCHETIPO (1.)
escalationsul tema dell'arte, sulla libertà ad essa congenita. Essa non sarà mai più tecnico-esteriore (adattabile ad una dinamica esterna e del visibile), bensì configurazione e conflagrazione di mondi tutti reali, tutti dotati di trasparenza. Il mago guarda al vortice che genera e purifica i suoi mestieri... Trasparenze e corrispondenze appunto.

    Duchamp: "I pezzi non sono belli in sé, non più di quanto lo sia il gioco, ma ciò che in esso è bello - se posso usare questa parola - è il movimento. [...] Ci sono cose estremamente belle nell'ambito del movimento, ma non nel campo visivo".

Il campo visivo riduce infatti le infinite possibilità di visione.

    Duchamp: "Preferisco vivere, respirare piuttosto che lavorare. [...] Dunque la mia arte sarebbe quella di vivere ogni istante, ogni respiro; è un'opera che non si può ascrivere a nessun ambito specifico, non è né visiva né cerebrale. È una specie di euforia costante" .

Anche il Platone magico, nel è concorde sull'idea che sia un'euforia/energia costante a caratterizzare il movimento di "colui che vive sperimentando se stesso, al limite delle proprie attuali possibilità".

E te l'assicuro non sarà mai più il mondo "tecnico ed esteriore" (adattabile ad una dinamica esterna: il visibile-mediato dalle tecniche) ad indurti e sedurti con i suo pseudo-valori, bensì la configurazione e conflagrazione di mondi tutti reali, tutti interiori e comunque già di fuori, dotati di , riporteranno in asse una costante euforia. Un'azione che non sia punto agitazione.

" Tutto ciò che è anima si prende cura di ciò che è inanimato, e penetra per l'intero universo assumendo secondo i luoghi forme sempre differenti. [...] Perché ogni corpo il cui movimento sia provocato dall'esterno, è inanimato, ma ogni corpo che riceve il movimento dall'interno, da se stesso, è animato; dato che questa è la natura dell'anima" (Platone)

Sii un volto un cuore ed una direzione. Sii anima.

IL MAGO, DUCHAMP E L'ARCHETIPO (1.)

Non è forse tutto ciò che ti fa crescere, la gabbia che non ti può contenere? Luoghi e forme sempre differenti?

" Punto (un giallo puntino tra le mani) dove si accumulano le mille cause di ogni immaginabile azione, / il potere dell'attenzione ti appartiene. / Occhio nascente che vede i destini che s'incrociano nel groviglio del caso, / il potere dello stupore ti appartiene (Jodorowsky)

dominio stabile, e al contempo proteiforme , ti indurr à una ricerca che di per sé è nulla. Quel che conta è di saper fare di ogni passo, non importa in che direzione, e di ogni sguardo un effettivo apprendimento.

Hai capito che ti sto mostrando come leggere un simbolo(molti simboli) attraverso unascrittura, molte scritture archetipiche. Lavoro sulla tua immaginazione, il potere differenziale che ci rende partecipe di sempre maggiori connessioni. Tutto ciò ha un potenziale senza pari, che il buon lettore farà suo, contribuendo a questo punto ad una novella scrittura, di cui non si è punto gli autori , bensì incisori sopraffini che nulla toglieranno alla Scrittura Madre (all'Archetipo).

Non c'è mai stata sottrazione. Ogni pensiero, per quanto contrario ne ammette un altro.

Per questo impegnati a condividere questo strumento con i tuoi amici-scrittori preferiti. Portali con te. Con me.

L'anima sarà l'Archetipo da inventare.


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