Poco più di 6 mesi fa le attese del CEO di DMGT, gruppo che controlla Il «Mail Online», versione digitale del «Daily Mail», era estremamente cauto sulle possibilità di generare dei profitti a breve termine.
E’ di ieri l’annuncio che il quotidiano in lingua inglese con la maggior audience al mondo ha raggiunto per la prima volta un risultato positivo già a metà di quest’anno e proietta un risultato di 30 milioni di £ [38,5 milioni di €] contro i 16 milioni di £ del 2011. Un risultato che nasce da tassi di crescita straordinari con proiezioni per il 2013 di 45 milioni di £ che dovrebbero addirittura diventare ben 100 nel 2014.
In generale non è una novità che un taglio editoriale “leggero” attragga una fascia di utenti importante. Lo confermava già uno studio condotto all’inizio del 2011 che collocava TMZ, sito di notizie con un fortissimo orientamento al gossip, nella top ten delle fonti d’informazione più citate.
Un successo che se, da un lato, rappresenta un traguardo importante per le speranze di sostenibilità dell’informazione online, dall’altro lato, induce a riflettere sul tipo di informazioni che coinvolgono l’utenza soprattutto se paragonate alle gravi difficoltà economiche del «The Guardian» che dalle proprie pagine si interroga sulla fine dei giornali generalisti sostenendo in qualche modo l’ipotesi di lavoro del sottoscritto.
Se certamente la redditività non deve necessariamente passare attraverso la ricerca dell’effetto auditel con scandalismo e gossip, perversione della specializzazione, i risultati del «Mail Online» non possono che lasciare l’amaro in bocca a chi lavora per un’informazione di qualità.