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Il Malato Immaginario: la Comicissima Ipocondria di Gioele Dix

Creato il 13 novembre 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Il Malato Immaginario: la Comicissima Ipocondria di Gioele Dix

Un omaggio al grande attore scomparso venticinque anni fa: Andrée Ruth Shammah ripropone Il malato immaginario dopo la versione degli anni '80 con Franco Parenti nei panni di Argan, affidando oggi il ruolo dell'ingenuo e burbero ipocondriaco a Gioele Dix, già in scena nello spettacolo originario, che con la sua verve comica inconfondibile rende il personaggio a dir poco esilarante. Accanto a lui, nei panni della fedele e affezionatissima serva Tonina, Anna Della Rosa, ormai affermata attrice di prosa che ha anche fatto parte del cast de La grande bellezza nel ruolo della fidanzatina opportunista di Carlo Verdone.

Terrore cronico della malattia, attaccamento al sapere di medici equiparati a divinità, totale mancanza di razionalità nel ponderare verità e inganno, falsità e sincera dimostrazione dei sentimenti: questi sono gli elementi che animano la sedentaria esistenza di Argan, irremovibile dalla sua poltrona di malato, mentre attorno a lui ruotano tutti i personaggi che lo osservano, giudicandolo, assecondandolo o criticandolo. Di sicuro effetto comico le scenette che lo vedono sfidarsi a singolar tenzone con Tonina: insulti, invettive, litigi e, soprattutto, tanta fisicità e un forte dinamismo, che rendono i dialoghi quasi degli sketch animati da vita propria, in grado di sussistere di per sé al di fuori dell'impianto scenico totale.

Gioele Dix incarna e mescola la misantropia e il fanatismo, allontanando da sé il contatto delle persone che veramente lo amano, ma prostrandosi di fronte ai sommi altari della scienze medica; è un sempliciotto che chiunque si divertirebbe a prendere in giro, è una calamita per la millanteria e l'opportunismo, è l'ottusità senile che scandisce le ore della giornata fra una pillola e un cucchiaio di sciroppo. Ma, allo stesso tempo, il personaggio che la regista ha voluto creare si inserisce perfettamente in una contemporaneità fatta di individui fragili, disagiati, che si affidano a decisioni e conoscenze altrui per sfuggire dalle proprie responsabilità, per forgiarsi di un'identità che trasmetta a se stessi fiducia e sicurezza, quella dell'eterno malato da curare, in questo caso.

L'impianto scenico resta quello di Gianmaurizio Fercioni: privo di elementi che facciano pensare all'eleganza borghese, è composto unicamente da un tulle nero che contorna una stanza, inscatolata all'interno di una cornice grigia, avente al centro la poltrona rossa del malato, mai separata dal carrellino stracolmo di ampolle, provette e tintinnanti strumenti sanitari. Il ritmo dello spettacolo talvolta rallenta, o viene totalmente disturbato dall'interpretazione superficiale e poco convincente di Linda Gennari, nei panni della moglie di Argan; ma, nonostante resti Dix il nucleo da cui emana la spinta comica al susseguirsi delle scene, è da riconoscere la bravura di Marco Balbi e Francesco Brandi nei panni di padre e figlio Purgone, illustrissimi medici che divertono il pubblico sfoderando titoli accademici e paroloni magniloquenti nel momento in cui fanno il loro ingresso nella dimora di Argan.

Il malato immaginario di Molière

Traduzione: Cesare Garboli

Regia: Andrée Ruth Shammah - Scene e Costumi: Gianmaurizio Fercioni - Luci: Gigi Saccomandi - Musiche: Michele Tadini e Paolo Ciarchi

con Gioele Dix, Anna Della Rosa, Marco Balbi, Valentina Bartolo, Francesco Brandi, Piero Domenicaccio, Linda Gennari, Pietro Micci, Alessandro Quattro, Francesco Sferrazza Papa.

Produzione: Teatro Franco Parenti di Milano

Torino, Teatro Carignano, dal 27 ottobre all'8 novembre 2015


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