Il Sindaco (Fi)Renzi, nonostante tutto, continua a dichiararsi affine ad un partito rispetto al quale – si è da più parti evidenziato – ha adottato un frasario che ha sottolineato più le differenze anziché la comune visione.
In questa campagna per le primarie hanno campeggiato dichiarazioni abbastanza distanti dalla dichiarata vicinanza.
E tuttora i toni, di chi forse ha pronte le valigie, non sono dei migliori.
Ha imperversato il “noi” sempre contrapposto a “loro” e certo non ha rappresentato un particolare senso d’appartenenza ma, al contrario, testimoniato un incessante bisogno di sancire la distanza e la diversità.
Hanno proliferato gli “attacchi”, mutuati dall’armamentario del fronte politico avversario: “Come farete a governare il Paese con uno schieramento che accoglie Vendola e, magari, destinato ad allearsi con l’eterno, equivoco e ancora irrisolto equilibrismo centrista?”.
Si sono riesumate vecchie (seppur giuste) accuse sui deprecabili incidenti di quel percorso accidentato, risultato determinante nella sconfitta del centrosinistra per sua stessa mano e nell’ascesa d’una destra che ha potuto così fiorire grazie alle gravi responsabilità di chi ha adottato la suicida politica del fratricidio. Senza tener conto che quello è ormai un masochismo definitivamente accantonato.
Si sono sempre contestate e si contestano ancor oggi le regole, quasi a voler, sia preventivamente che a posteriori, inficiare la validità del confronto, la correttezza ed il suo esito finale.
Insomma all’uomo nuovo del (suo) futuro apparato sembra che nulla sia risultato gradito.
Il vittimismo di questo Signorino, la sua spocchia, l’illusione e la presunzione di rappresentare in via esclusiva il nuovo, non hanno certo contribuito a smorzare quell’innata antipatia che, personalmente e “a pelle”, nutro nei confronti di quest’arrivista non ancora arrivato.
La cattiva abitudine di pronunciare reprimende sul tema della “trasparenza” nei confronti altrui, senza aver dato sin qui conto, al di là dei piccoli finanziatori, dell’origine dei suoi (nella parte più consistente!); l’appellarsi a regole che vorrebbe cucite su misura e riportano ad analoghi modelli adottati dal gerontocrate di Arcore; la vaghezza di troppe improvvisate promesse, senza indicare le risorse e le fonti di finanziamento per poterle sostenere (per esempio i 100 euro netti al mese a tutti quelli che guadagnano meno di 2.000 €); l’ironia spicciola; l’inconcludenza di chi ha deciso di abbandonare il suo ruolo di Sindaco, ancor prima d’aver espletato il suo mandato; i rilievi della Corte dei Conti sulla gestione economico-finanziaria della sua città; la semplificazione e la riduzione del rinnovamento come aspetto esclusivamente generazionale; insomma…. Tutto un insieme di elementi me lo hanno reso ancora più estraneo, indigesto e ulteriormente antipatico.
La politica è anche questo: considerare un giovane rampante l’equivalente d’un vecchio, e per niente innovativo, rompicoglioni!
Valga perciò e per tutti coloro che parteciperanno al ballottaggio l’invito di Vendola: “Con la penna e con il cuore, votate Bersani”.
Perché c’è bisogno anche della sinistra dei diritti, del lavoro, dell’uguaglianza, della tutela dei non rappresentati e della salvaguardia dei beni comuni.
Questa è l’idea che ho d’un centrosinistra ormai consapevole di quanto sia inopportuno e poco salutare farsi male da soli.
Un centrosinistra che rinnovi e rafforzi la stabilità delle maturate esperienze di governo locale anche in sede nazionale.
Un centrosinistra capace di cercare e trovare terreno d’intesa, laddove e sinchè possibile, con quell’area moderata meno ambigua ed oscillante, senza alcun baratto giocato su una politica al ribasso, senza rinunciare alla propria identità e senza cedere su questioni fondamentali, che appartengono al suo irrinnunciabile patrimonio e alla sua natura di garante dei diritti riconosciuti, tutelati ed estesi a tutti.
Nell’attesa del risultato di queste primarie e nella speranza di capire le reali intenzioni del rottamatore che, giorno dopo giorno, pare alimentare un (sin qui malcelato) desiderio di rottura, tanto è diventata alta e incontrastata la boria di chi crede (o spera) di poter vincere le prossime elezioni in solitaria e a dispetto (e disprezzo) di tutti.
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