La trama (con parole mie): Brian Clough è l'allenatore artefice del miracolo del Derby County, una squadra della seconda divisione inglese che, nella prima metà degli anni settanta, in due anni passò dagli ultimi posti della sua categoria al trionfo in Premier League, riuscendo a scalzare dal trono di Campioni d'Inghilterra il Leeds United ed il suo allenatore Don Revie, giudicato il migliore dei tempi e detestato platealmente da Clough per la condotta dei suoi giocatori ed un gesto irrispettoso risalente al loro primo incontro.Quando lo stesso Revie viene chiamato sulla panchina della Nazionale, Clough prende il suo posto alla guida del Leeds: il suo incarico, però, è destinato a durare soltanto quarantaquattro giorni.
Dev'essere proprio stata la voglia di Oscar a trasformare Tom Hooper in una sorta di manichino da salotto della regia, con il suo spento e noioso Il discorso del re, perchè in precedenza, quando l'autore londinese si concentrava su prodotti targati BBC la qualità del suo lavoro era decisamente maggiore, così come il mordente delle sue pellicole: Il maledetto United è un esempio perfetto dell'inversione di tendenza in negativo avuta da quello che era un cineasta promettente tramutatosi ormai in un nome da locandina per i finti film d'autore in realtà più blockbuster dei blockbuster - ed il suo prossimo I miserabili non promette nulla di buono, in questo senso -.Ma evitando di perderci in chiacchiere inutili a proposito del trionfatore all'ultima edizione degli Academy Awards - in fondo, l'ho già bottigliato in più di un'occasione -, preferisco concentrarmi su questo stilosissimo biopic che gli amanti del calcio - ma, volendo, non solo - non possono davvero non amare: innanzitutto, il suo protagonista è Brian Clough, uno degli allenatori più controversi ed irriverenti della storia del pallone, una sorta di Mourinho ante-litteram, nonchè artefice di miracoli che ebbero del clamoroso e di cadute altrettanto roboanti, ed in secondo luogo perchè - ed è una qualità rara - le vicende raccontate riescono a prendere una dimensione da campo da gioco nonostante la scelta di non riportare quasi per nulla immagini ricostruite delle partite, scegliendo al contrario un approccio praticamente documentaristico per i riferimenti alla realtà di quei belligeranti anni della Premier League.Io stesso, che nonostante adori il calcio di Brian Clough conoscevo poco e nulla, ho riscoperto volentieri i retroscena della sua vera e propria ossessione per il Leeds United così come il rapporto simbiotico con l'assistente Peter Taylor - interessante il modo in cui lo stesso viene portato in scena dal regista, che ironicamente sceglie di descrivere il legame tra i due uomini quasi fossero una coppia, in particolare nelle due sequenze riguardanti la telefonata durante il pranzo in famiglia e la riappacificazione conclusiva con quel "babe" che neppure Hap e Leonard sarebbero stati in grado di tirare fuori -, apprezzando anche la visione "da spogliatoio" di uno sport popolarissimo eppure ancora sconosciuto alla massa rispetto alle sue dinamiche sotterranee - lo scomodo triangolo giocatori/allenatore/dirigenza, la gestione della rosa e le "vendette" in campo -, allora certamente più alla luce del sole di quanto non sia oggi - i pestaggi e le intimidazioni dei giocatori del Leeds tanto osteggiati da Clough, specchio di una condotta anche sugli spalti che porterà le squadre inglesi al clamoroso bando dalle competizioni europee dopo la strage dell'Heysel per cinque stagioni -.Un altro pregio di questa solida pellicola è dato dalla rappresentazione stessa del suo protagonista, per nulla ruffiana nonostante nel caso del fu allenatore del Derby, del Leeds e del Nottingham Forest si stia parlando di una vera e propria leggenda anglosassone: Clough è infatti rappresentato così com'era, riuscendo a tratti ad irritare quanto fu solito fare nel corso della sua controversa carriera, eppure l'impressione che fosse il possessore - con Taylor, indubbiamente - di un talento indiscusso e di una sorta di magia è fuor di dubbio.L'impresa che l'insolita coppia - uno esplosivo ed arrogante, l'altro introverso e pacato - realizzò con il Derby County e rese ancora più grande alla fine degli anni settanta con il Nottingham - vincitore di due Coppe dei Campioni consecutive dopo essere stato promosso nella massima divisione ed aver vinto il campionato al suo primo anno in Premier - assume una dimesione umana che la pellicola di Hooper cattura e riporta con solida onestà al pubblico, sfruttando al meglio il buon comparto tecnico - colonna sonora, fotografia, montaggio - così come il cast, dall'ispirato Michael Sheen al veterano Colm Meany - che ricordo ancora protagonista di Due sulla strada, con la maglietta "Fuck Schillaci" a seguito dell'eliminazione dell'Irlanda nel Mondiale 1990 proprio grazie al mattatore delle "notti magiche" - e concentrandosi più che sulle vittorie sull'insuccesso che fu il tentativo di Clough di prendere il timone della sua squadra nemesi che Don Revie aveva portato a trionfi ripetuti in patria ma che a livello internazionale non aveva conosciuto la stessa gloria.Quei quarantaquattro, disgraziati giorni - orfano dell'inseparabile Taylor -, furono per l'ex allenatore del Derby uno dei momenti più oscuri della carriera e della vita calcistica e non, che soltanto le imprese successive del Nottingham in Europa riuscirono a cancellare - almeno, questo possiamo pensare - dalla memoria di un paladino dell'ego come lo stesso Clough.Certo, non si tratterà di un film perfetto ed in grado di comunicare con ogni genere di spettatore, e qualche sbavatura - soprattutto rispetto alla sceneggiatura - è evidente, eppure Il maledetto United resta una visione tosta e corposa come un whisky venato dallo spirito leggero e a suo modo tagliente del the: peccato che, per il successo giunto quest'anno, Hooper si sia dimenticato, con l'alcool, anche le palle.Ma questa è un'altra storia.Che interessa molto meno della straordinaria vicenda di Brian Clough, il migliore allenatore d'Inghilterra.
MrFord
"Well you know that I'm a wicked guy
and I was born with a jealous mind
and I can't spend my whole life
trying just to make you toe the line."The Beatles - "Run for your life" -