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Quando esce un film sull'argomento-calcio nutro sempre un po' di diffidenza: sia perchè non è facile rendere emozionante un film basato a sua volta su delle emozioni (quelle che, malgrado tutto, ci regala lo sport in questione, spesso eccezionali e in 'presa diretta', difficilmente replicabili in una fiction), sia perchè raramente chi va al cinema si appassiona a film sportivi, trattandosi di pubblici decisamente diversi. E così spesso lo sport viene preso a pretesto per parlare di altro, vedi gli ottimi esempi di Invictus di Eastwood, Fuga per la vittoria di Houston o, per restare in Italia, del notevole L'uomo in più di Sorrentino.
Ed ecco che allora è una bellissima sorpresa vedere finalmente un ottimo film di genere, senza secondi o terzi fini, e che parla a trecentosessantagradi del calcio e del suo mondo. Il maledetto United è forse il miglior film sportivo dai tempi di Momenti di Gloria, e non è un caso che sia stato prodotto e realizzato in Inghilterra, patria del football e 'culla' di milioni di fervidi appassionati. La storia che si racconta è quella di un'autentica 'leggenda' del calcio inglese, tale Brian Clough, nome che forse dirà poco ai ragazzi e ai tifosi di casa nostra, ma che certo non può passare inosservato da coloro che cominciano ad avere qualche capello grigio...
Brian Clough è stato il più grande allenatore inglese di tutti i tempi, capace di compiere autentici miracoli sportivi alla guida di squadre di provincia: si vedano i due scudetti vinti alla guida del Derby County (il primo addirittura da neo promosso) e, soprattutto, le due Coppe dei Campioni consecutive vinte col Nottingham Forest, fino allora anonima squadretta di un'anomima cittadina famosa solo per le gesta di Robin Hood. Ricordiamo che il Nottingham Forest detiene ancora oggi un record invidiabile: è l'unica squadra in Europa che è riuscita a vincere più Coppe dei Campioni che titoli nazionali, sarebbe come se oggi in Italia il Chievo vincesse due volte di seguito la Champions League. Roba da urlo, insomma.
Il Maledetto United però non è l'apologia di Clough, come verrebbe logico pensare. Non è una piatta biografia dei suoi successi, anzi. Il film racconta (ed è questo l'aspetto 'intrigante') dell'UNICO insuccesso in carriera del grande allenatore, l'unico suo vero fallimento. Vale a dire i 44 giorni trascorsi alla guida del Leeds United, squadra che all'inizio della carriera fu la sua autentica ossessione nonchè acerrima rivale. Clough nutriva un irrefrenabile 'odio' sportivo verso i giocatori e dirigenti del Leeds, colpevoli (a suo dire) di vincere i tornei con un gioco violento, intimidatorio e antisportivo, pur non avendone alcun bisogno (essendo appunto il Leeds la squadra oggettivamente più forte dell'epoca). Dopo i trionfi con il Derby County, Clough accettò di allenare proprio i 'nemici' di sempre, convinto di poter dare una sua 'impronta' personale anche nella tana del lupo, mal consigliato dal suo ego smisurato e dall'inguaribile fiducia in se stesso.
Ma il Leeds, ancora troppo ancorato alla precedente guida tecnica e troppo prevenuto nei confronti di Clough, gli girò subito le spalle, rendendogli la vita d'inferno in quel mese e mezzo scarso di traumatica convivenza. E questo è proprio il tema centrale del film: il rapporto tra l'uomo-Clough, la sua ambizione, le sue debolezze, il suo rapporto con gli altri e la sua ossesione verso la perfezione che lo portarono, inevitabilmente, verso il fallimento e la solitudine. La bellezza della pellicola sta nel descrivere i passaggi di questo conflitto interiore attraverso un sapiente gioco di flashback e immagini di repertorio, nonchè della splendida ricostruzione della 'vita da spogliatoio', che pochissime volte abbiamo visto in un film 'calcistico'. Il regista Tom Hooper entra letteralmente e con grande realismo nelle viscere dello stadio, nelle stanze dei giocatori, dietro quelle porte da sempre 'sacralmente' precluse a noi spettatori. E qui ci sembra di annusare il sudore degli atleti, del fango attaccato ai tacchetti, dell'adrenalina che si sprigiona prima, durante e dopo la partita.
Il maledetto United ci fa tornare indietro nel tempo, ad un calcio genuino, fisico, 'epico' e cultore dei massimi valori dello sport. Merito di una sceneggiatura di ferro (inconsueta per un film del genere), di tutta la troupe di scenografi, costumisti, addetti al suono, fotografi, montatori e, ovviamente, del suo grande protagonista: il bravissimo Michael Sheen, semplicemente perfetto nell'interpretare un allenatore che più di un tecnico ha accostato alla figura di Josè Mourinho. Ma forse sarebbe meglio dire che è stato l'allenatore lusitano ad aver preso molto da Clough...
Difficile dire perchè un film così bello e 'appassionato' non abbia trovato alcuna distribuzione da noi, uscendo direttamente in dvd. Forse perchè lo si è frettolosamente rubricato come un titolo 'solo per appassionati', ma garantisco che anche chi capisce poco di calcio troverà in questa pellicola buoni spunti di interesse: e se in una di queste giornate uggiose e piovose di tarda primavera avrete voglia di regalarvi due ore di ottimo cinema, questo è quello che fa per voi.
VOTO: * * * *
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