È un tardo pomeriggio primaverile e la sera sta scendendo lentamente sulla nostra pelle per appiccicarsi sopra come resina. Siamo un gruppo scanzonato di amici alla ricerca di un po' di spensieratezza all'interno di una villa che è diventata punto di incontro per giovani. Ad un tratto ci ritroviamo di fronte un maestoso e malefico Ficus Macrophylla che ha ingurgitato segretamente qualcosa che ci appartiene. Lo guardiamo basiti perché sembra un calamaro di legno. Le fauci intricate rendono il suo interno imperscrutabile. Tra le stalagmiti fibrose vediamo vorticare mattoni di compensato che turbinano verso l'alto per scomparire nel nulla. Ma non è quello che stiamo cercando, anche se neanche noi sappiamo perché siamo stati calamitati lì. Ma eccola. Sembra la mia borsa Timberland avvolta in un groviglio inestricabile. Sono sicuro che non riuscirà a ingurgitare lo scudo delle mie innumerevoli battaglie. Dovrà buttarla giù tutta d'un pezzo per scoprirla indigesta. Dall'alto delle fauci però spunta improvvisamente una sega circolare pronta a farne poltiglia. Man Mano che la borsa viene disintegrata alcuni pesciolini d'argento e altri macro parassiti gli ruotano attorno per ripulirne gli avanzi come premurosi inservienti. Che disdetta. Siamo ancora lì inermi ad osservare il crudele spettacolo della natura di cui non capiamo il senso.
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Il suo blog: E chi se ne frega