di Cristiano Abbadessa
Dalla nostra sede legale mi arriva una busta bianca, priva di mittente e di francobolli, quindi presumibilmente consegnata a mano. La apro e ci trovo un manoscritto. Il che non è normale, perché noi non riceviamo manoscritti, chiediamo sinossi preliminari, se vogliamo leggere l’opera ce la facciamo spedire via mail. E, infine, perché la nostra sede non è la redazione.
Dovrei eliminarlo, ma per pura curiosità lo sfoglio, per vedere se quantomeno ha una sinossi. La sinossi non c’è, ma basta leggere di sbieco qualche riga della premessa e della nota finale per capire, senza ombra di minimo dubbio, che il contenuto non c’entra davvero nulla, assolutamente nulla, con la nostra linea editoriale.
Non risponderò all’autore in questione dicendogli di aver cestinato il manoscritto, perché non ha fatto nessuno sforzo per cercare di attenersi alle nostre indicazioni. Cestinerò il tutto, anche se con fatica: perché il manoscritto è stato stampato con cura, ben rilegato, copertinato con grazia, e separare la carta dalla plastica, prima di gettare ogni cosa nel suo bidone, sarà lungo.
Non posso però fare a meno di pormi una domanda retorica. L’autore ha speso tempo e denaro per confezionare la sua opera, ha di certo visitato il nostro sito (perché l’indirizzo della sede legale non si trova negli elenchi generali), ha presumibilmente portato di persona il plico negli uffici. Non avrebbe potuto, già che c’era, dare almeno una fugace occhiata a quel che pubblichiamo e alla nostra filosofia editoriale? Spendendo giusto due minuti, senza neppure la necessità, a quel punto, di cercare le norme per l’invio di proposte editoriali, sapendo che la sua non ci poteva in alcun modo interessare.
Sarebbe stato un gran risparmio di fatica, tempo, denaro, carta e plastica dare quello sguardo al nostro sito ed evitare di confezionare così bene quell’inutile manoscritto per portarlo alla nostra sede legale. L’ecosistema planetario lo avrebbe di certo apprezzato.