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Il marchio

Creato il 26 aprile 2014 da Ninapennacchi

Il marchioIn uno dei miei primi ricordi importanti, quelli che, quando cresci, ti tornano in mente come un punto di svolta, sono seduta al banco di scuola, terza, quarta elementare, e la maestra spiegava come fare le divisioni con due cifre.[..] Non seguivo più da un pezzo, mi sarei fatta spiegare tutto da papà a sera, però la noia era così enorme, dentro di me, che sentivo mi avrebbe tirata come un palloncino con troppo elio, se non avessi fatto qualcosa. Così mi infilai la penna in bocca, per mangiucchiarla, ma invece quella se ne scivolò su, l’orlo del tappo, quello un po’ affilato e un po’ smussato, dritto contro la gengiva, nell’interstizio tra l’incisivo e il canino.Forte.Il dolore fu immediato. Il piacere, istantaneo.
- Aurora D'Evals, "Il marchio"
Limiti, limiti, ognuno ha i suoi nel sesso; nel mio caso sono i ménage e il dolore fisico.
In questo libro sono presenti entrambi; eppure per me è stata una lettura piacevole. Un po' perché l'autrice non calca troppo la mano nelle descrizioni cruente (in alcuni casi accenna al dolore, più che mostrarlo), un po' perché, quando si fanno male sul serio, io - che sono una persona orribile - salto i paragrafi. Sì, passo oltre, insomma. Come dicevo, limiti.
Mi ha coinvolto soprattutto per un forte senso di... realtà della storia. Questo libro sembra vero, come un diario. Cioè, inserisce dei particolari talmente quotidiani, e i protagonisti sono così... mi viene da dire "alla buona", ma forse dovrei dire soltanto "persone realistiche", credibibili insomma, che hai la sensazione di poterli incontrare per strada o dietro uno sportello di banca. 
Non è detto che la verosimiglianza renda più simpatici i protagonisti. Sara e Ginko, essendo normali, non sono perfetti, e a volte neppure troppo profondi. Ad esempio a me Sara sta un po' sulle scatole, almeno da metà libro in poi. Ok il sesso, ok la scoperta di quanto ti piace il dolore, ok la tua rinascita, ok tutto... ma è davvero viziata, cavolo, a volte isterica. E di quando in quando mi è venuto il dubbio che per lei il rapporto con il suo master sia più importante del master stesso, inteso proprio come "Ginko", come persona. Ma è solo una sensazione, poiché la stessa Sara ci dice che l'amore che prova per lui è parte integrante del loro legame.
Si era fatto amare, e usava quell’amore come un guinzaglio per condurmi. All’epoca non mi rendevo conto che il guinzaglio ha due capi, che deve averne due per forza, o smette di essere un guinzaglio, e che chi lo tiene in mano non è meno prigioniero di chi lo porta al collo.
Anche Ginko non è esattamente il protagonista che ci si aspetta da questo tipo di romanzi, non è un padrone inflessibile alla Jeeg Robot d'Acciaio. Ha dubbi, a volte è incerto, è magro magro, non ce l'ha particolarmente grande...(ce l'ha più piccolo di Cosimo, l'ex-ragazzo di Sara, e lei ci tiene a farcelo sapere - la cosa mi diverte moltissimo, perché negli erotici non capita mai). Inoltre, ama esibire Sara e anche condividerla; questa è una cosa un po' ostica per me, come dicevo prima.

Il marchio

No, non assomiglia a Ginko


Ma sto puntualizzando troppo. Il libro, in fondo, si fa leggere da solo: sarà per lo stile colloquiale, sarà per il "mistero" del guinzaglio tra master/slave che a un certo punto si spezza - perché? Come mai? 
Insomma, riassumendo, qui si parla di BDSM in cui ci si fa male, ma non in modo particolarmente scioccante. Per cui se vi va di confrontarvi con uno stile di vita diverso, eppure così "normale" (è la sensazione inevitabile che proverete) non credo di fare un azzardo consigliandovelo.
Anche perché, nonostante una parte centrale a volte un po' lenta e/o irritante, c'è un finale altamente (ma proprio altamente!) soddisfacente.
Tre stelline e mezzo, per me.

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