Magazine Diario personale

Il mare d'inverno

Da At
Il mare d'inverno
La maggior parte degli albergatori romagnoli si gode il proprio mare in inverno. Naturalmente, non si fanno il bagno, non si sdraiano sulla sabbia per abbronzarsi e nemmeno si mettono a giocare a "racchettoni". C'è chi va a pescare, chi passeggia, corre o pedala sul lungomare, chi si diverte a scovare monete e monili con il bastone del moderno rabdomante: il metal detector. Tutte cose un pò tristi,  diciamo la verità, non tanto in sè stesse ma in rapporto al modo in cui si vive il mare durante l'estate.
Da bambino andavo al mare con la nonna perchè i miei genitori erano impegnati con il lavoro in albergo. Ormai ho pochi e vaghi ricordi di quei giorni.
Crescendo e iniziando a dare il mio contributo nell'attività, dedicavo al mare qualche ora nel pomeriggio, soprattutto per farmi lunghi bagni data la mia scarsa autonomia nell'espormi inerme al sole. In una di queste occasioni - era il 14 di agosto - dopo la tradizionale "camminata di Ferragosto" che ogni hotel organizzava con i propri clienti, sudato ed accaldato mi precipitai in spiaggia per un bagno rinfrescante. Correndo tra le file di ombrelloni  con la visuale della battigia che si apriva davanti a me, mi sorpresi nel constatare che non c'era nessuno in acqua. E dire che erano appena passate le cinque e mezza del pomeriggio, faceva un caldo della malora e la spiaggia era gremita di persone.
Quando arrivai sulla riva rimasi qualche secondo confuso e perplesso. Non riuscivo a capire. Volgendo lo sguardo sia a destra che a sinistra, per diverse centinaia di metri lungo la costa, non riuscivo ad individuare neanche un "bagnante". C'erano solo persone che, proprio come me, fissavano l'orizzonte con una certa delusione, come di chi si fosse preparato ad una bella passeggiata ma si fosse accorto che fuori piove.
Questo piccolo shock deve aver distolto la mia attenzione dalla reale causa del problema che mi si palesò appena abbassai lo sguardo: una ricca  e viscida schiuma marrone lambiva le dita dei miei piedi. Il mio primo pensiero fu: che cavolo hanno scaricato? Poi mi accorsi che il mare, tutto il mare, era dello stesso color marrone. E individuai anche un uomo, a poche decine di metri davanti a me, che stava in piedi in mezzo all'acqua e che era completamente ricoperto di quella sostanza marrone. Era come mimetizzato e questo l'aveva nascosto alla mia vista.
Provai a fare qualche passo ma quella specie di schiuma si spalmava subito sulla pelle come Spuntì (ve lo ricordate? Gusti tonno o salmone). Decisi che per quel giorno non avrei fatto il bagno e tornai indietro, ancora ignaro di aver appena assistito alla prima spettacolare comparsa di una delle peggiori calamità per il turismo romagnolo: la mucillagine!
Una volta inquadrato a tutti gli effetti nel lavoro in albergo, il mare d'estate è quasi del tutto scomparso dal mio orizzonte. Le poche volte che ci vado è per comunicare al bagnino qualche prenotazione d'ombrellone da parte dei nostri clienti. Percorro il centinaio di metri fino ai bagni con la mestizia dell'ergastolano.
Per quanto riguarda, fuori stagione mi piace correre sul lungomare o sulla spiaggia. Da qualche anno è questo il contatto più ravvicinato che ho con il mare. Non ne vado orgoglioso ma neanche mi dispiace.
Anche così, peraltro, si fanno degli strani incontri. L'altro giorno ho incrociato un tizio che correva nella direzione opposta alla mia. Avvistandolo da lontano mi ero accorto di qualcosa di strano. Aveva una postura innaturale,  pendeva lievemente da un lato. Quando mi è arrivato abbastanza vicino ho visto che teneva in mano un lettore cd portatile che lo faceva assomigliare al Discobolo di Mirone. Teneva il braccio rigido e lontano dal corpo e l'andatura ne risentiva perchè correva come fosse sempre stanco.
Oltre agli incontri, ci sono i ritrovamenti. Ad esempio, quelli del materiale portato dalla marea sulla spiaggia: sassi, conchiglie, rami, carcasse di granchio, brandelli di reti, buste e flaconi di plastica, qualche pesciolino...ma non solo. Un giorno, mentre correvo sulla battigia, mi sono imbattuto in un gallo. Morto, naturalmente. Probabilmente era stato travolto da un torrente che si era ingrossato a causa delle piogge, era affogato ed era stato trascinato in mare dove la mareggiata l'aveva scaraventato sulla spiaggia. Poi dicono che le galline fanno sempre la solita vita....
In un'altra occasione, forse a causa della mancanza di ossigeno o dell'eccessiva traspirazione, mi è parso di vedere un fossile su pietra. Si tratta di un sasso spaccato quasi esattamente a metà sulla cui facciata interna c'è la forma di un pesce, di una lucertola o di una piccola tartaruga. Sono ancora indeciso. La figura è visibile soprattutto quando la pietra viene bagnata e le varie tonalità di marrone risaltano pienamente. L'ho portata a casa e ogni tanto me la studio. Prima o poi mi toglierò il dubbio facendola esaminare da un esperto.
La spiaggia in estate non ha segreti: è liscia, pulita, ordinata ma d'inverno.... vi si trova di tutto e di qualcosa si stenta a decifrare la forma o la funzione. Il mare mastica e sputa e il vento scompiglia. Ci sono tracce dai contorni strani oppure che si interrompono all'improvviso, come se chi le ha lasciate abbia preso il volo. Magari stava volando ed è atterrato, cominciando a camminare...Non esiste nulla di meglio di una spiaggia in inverno per esercitarsi con i come e i perchè.Le vacanze degli altri

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog