
Nel DNA di Paolo Curto il Mare, con la M maiuscola, evidentemente ha una presenza dominante, come è dimostrato con la straordinaria fotografia del capodoglio che ha scattato agli inizi della sua carrierra di fotografo. Il Mare lo ha da sempre raccontato, prima con disegni a china o a matita poi con la pittura a olio, e soprattutto con la fotografia per approdare infine alla scrittura con il suo romanzo I portali del tempo, che lui stesso presenterà in libreria alle 18.30 del prossimo mercoledì.
Paolo Curto
Paolo con la fotografia ha iniziato a metà degli anni sessanta collaborando con la rivista Mondo Sommerso ( era stato il primo a fotografare lo squalo elefante nel suo ambiente, scoprendo anche il periodo esatto della sua migrazione annuale presso le coste di Alghero) per la quale ha realizzato tantissimi servizi. Ha imposto i primi reportages subacquei senza esibizione di prede, molto in voga negli anni Sessanta e i primi Settanta, superando non pochi problemi con gli sponsor. Ha vinto due stelle d’oro al Premio Maurizio Sarra e, insieme a Mario Zucchi (poi risultato vincitore), rappresentò l’Italia al primo campionato del mondo di fotografia subacquea estemporanea.
Paolo Curto
Presi contatti anche con altre riviste, si è messo a girare il mondo ovunque ci fosse mare, dalla Grande Barriera australiana, alla Nuova Guinea, la Melanesia, la Micronesia, le isole dell’Oceano Indiano, le coste peruviane (dove ha realizzato un reportage sull’industria della pesca, imbarcato per settimane su baleniere e pescherecci) e cilene, il Centro e Sud America, il Caribe e l’Africa. A quei tempi era difficile e complicato viaggiare, specialmente nei posti più sperduti del pianeta, i collegamenti erano scarsi. Perciò i suoi viaggi duravano parecchi mesi e talvolta più di un anno, quando si è dedicato interamente al Pacifico. In più di dieci viaggi per un totale di oltre due anni di tempo, ha girato tutti gli arcipelaghi della Polinesia, comprese le isole più lontane come le Gambier.
Si è dedicato alla pubblicità e alla moda sempre il mare come ispirazione. E’ stato il primo europeo a fare i famosi servizi annuali di costumi da bagno per la rivista americana Sports Illustrated, tutti ambientati in bellissime locations marine con tante strepitose top models.
In omaggio all’accostamento, che lo ha sempre ispirato, della donna con il mare, ha pubblicato il libro fotografico Secret Beaches. Le sue foto e i suoi reportages di carattere marino sono apparsi spesso anche su riviste non settoriali, come Stern, Paris Match, Bunte Illustrierte, Quick, Playboy, Penthouse, Photo, National Geographic, American Photographer e tante altre. Anche le principali riviste italiane, ovviamente: ha avuto tante copertine, per parlare solo di queste, oltre a Mondo Sommerso, anche su Panorama, l’Espresso, Epoca, Class, Gente Viaggi, Tuttoturismo, Weekend, Panorama Travel, PM, L’Europeo, Traveller, Nautica, Aqua, Amica, Grazia.
Anche la sua scelta di vita è stata sempre dedicata al mare: invece di vivere a Milano, Parigi o addirittura a New York, dove aveva idea (scartata) di trasferirsi, coerentemente, ha preferito la Sardegna, per stare sempre a stretto contatto con la natura, perché lui il mare lo deve vedere ogni giorno. Questa decisione di vivere appartato gli ha sicuramente nuociuto, non solo per il lavoro, ma anche dal punto di vista delle relazioni sociali. Però non si è mai pentito, anzi.
La carrellata di fotografie che seguono sono una sintesi estrema dello sterminato archivio di Paolo Curto e sue sono le lunghe didascalie che spiegano come, dove e quando sono state scattate.


Immagine realizzata alle Maldive con una modella americana con un corpo statuario che ho fatto saltare un numero infinito di volte: ma era un tipo sportivo californiano e se l’è cavata benissimo. Inoltre io scattavo a motore, per cui ho avuto tutte le sequenze dei salti. La difficoltà era che, scattando con 1/2000 di secondo, non disponevo di molta profondità di campo e quindi la ragazza andava spesso fuori fuoco. Anche questa foto è stata pubblicata sia in copertina (Panorama) che utilizzata in pubblicità. Quel che mi ha colpito di questa bellissima modella è che non ha mai letto un libro in vita sua.


Sotto casa mia c’è la spiaggia del Pevero dove ambiento parecchie foto di nudo, soprattutto all’alba o di mattina presto, quando non c’è gente. La modella è norvegese. Perché in controluce risaltino gli spruzzi d’acqua è necessario uno sfondo scuro, in questo caso una macchia di ginepri ancora in ombra che arrivano quasi sul mare. Ovviamente, per ottenere delle belle immagini in movimento, è necessario scattare a raffica, anche perché a volte il viso fa delle smorfie, gli spruzzi non sono soddisfacenti e a volte il nudo è troppo esplicito (la foto in questione era destinata a riviste che si occupano di “beauty”.

A Manihi, in Polinesia c’è un ottimo Diving che ha abituato gli squali a venire a mangiare dalle mani degli istruttori subacquei, per la gioia dei fotografi. Succede così che a volte, fra il subacqueo e la superficie, ci sia uno stuolo di squali da reef che bisogna “bucare” per tornare a bordo. Nonostante la drammatica inquadratura, una situazione del genere è considerata di ordinaria amministrazione e scevra di pericoli, anche se in mare non si sa mai. L’importante è che non ci siano in giro pesci feriti che provocano la frenesia degli squali che, per quanto di dimensioni modeste, se sono in tanti ed eccitati possono essere un problema. Mi è successo con i pescatori polinesiani che pescavano con le “arbaletes”: ad un certo punto gli squali, attirati dai numerosi carangidi arpionati erano diventati così numerosi che siamo dovuti risalire precipitosamente sulle piroghe.



