Il mare è qualcosa che si ha nel sangue, che pulsa forte dentro, che ti chiama con la sua sensualità alle tue origini, a navigarlo, come fosse un’avventura sempre emozionante.
Certi uomini, gli uomini del mare, ne assumono anche i tratti peculiari del mare: diventano, giorno per giorno, tenebrosi e silenziosi.
Le giornate, le giornate di un pescatore, si assomigliano tutte;
tutte hanno in se il ritmo scandito dall’ “ocia”, l’ago per tessere la rete.
In quelle mani, agili e pazienti, si racchiude una storia infinita, fatta di colloqui interiori, di domande, di attese e di speranze. Nel chiuso dei loro “mazzeni” i pescatori, fin da piccoli, spesso quasi per gioco, imparavano quei gesti che negli anni venivano interiorizzati per non dimenticarli mai più.
Un buon pescatore è bravo anche a terra, quando le sue mani agili, che ripetono gesti antichi, riannodano fili, creando un legame con la rete che forse supera anche l’importanza economica che questa riveste.
Ma questo ruba tempo alla famiglia, alle piccole cose, a pensieri leggeri.
La rete, il tempo che sarà domani, diventano pensieri dominanti, e spesso mi chiedo se per vivere al fianco di un uomo di mare bisogna dimenticare quella vita che anela dentro, dentro il cuore di una donna, fatta di sogni, di soffi leggeri, di voli del cuore.
Un uomo, in particolare un uomo di mare, si ama così!
Si ama nei suoi silenzi, nelle attese, nei ritorni, nelle pescate infruttuose, si amano (si prova almeno!) gli spazi vuoti che si generano, difficili da riempire, spazi che attendono parole e gesti, e poco giova chiedersi se mai verranno colmati questi vuoti, questi spazi bianchi.
Accade, semplicemente accade ! E le concause, sempre complesse da decifrare, sono talmente connaturate all’ anima umana che, pur individuate, non si sciolgono .
A cosa serve andare nel profondo delle cose, di certe cose, il mare, quasi sempre, è bello in superfice, dove imbrillantato dal sole si sposa con l’orizzonte e lo sguardo si perde!
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