Diverse ore più tardi avremmo fluttuato di nuovo dentro la nebbia di Bologna, spessa e impalpabile come un cappotto di panno, ma adesso, che il pomeriggio è appena cominciato, dispieghiamo le ali e partiamo per Rimini. Per andare a comprare del pesce fresco, per andare a vedere il mare e per mangiare le bavaresi di Cesari, che sono, lo dico sempre, le più buone del mondo.
A dire la verità, Luca deve farci un salto per lavoro, a Rimini, per via di un intervento urgente all'interno di un centro commerciale, ma nell'esatto momento in cui mi chiede di andare con lui ed io gli dico di sì, so già che compreremo anche il pesce, che vedremo il mare e che faremo una sosta proprio in quella pasticceria là, che ci andavo fin da piccola e quasi ogni domenica a tavola c'era un vassoio di paste bavaresi, che io e i miei fratelli ci litigavamo, perché ognuno pretendeva di accaparrarsi la più grossa.
Così, un paio d'ore trascorrono tranquille, con me che vago senza troppa convinzione tra i negozi mezzo assopiti del centro commerciale e Luca che si adopera per ripristinare una centralina d'allarme. Con me che, dopo avere percorso un paio di volte il perimetro del capannone, alla fine torno ad appollaiarmi sul sedile della macchina in compagnia del mio libro e Luca che, prima che riesca a concludere il capitolo, fa ritorno trionfante e mi soffia un bacio sul collo dicendomi "intervento concluso, possiamo andare".
"Allora andiamo a vedere il mare?" gli chiedo subito, come se non aspettassi altro. Che non ho voglia di tornare a casa adesso. Che ho questo desiderio che mi borbotta dentro già da un po', come l'acqua nella macchina del caffè quando è sul punto di fuoriuscire e anch'io, allo stesso modo, non lo so trattenere. E sono pronta ad insistere, a tentare di convincerlo, persino ad incapricciarmi, ma non ce n'è bisogno, perché fa un sorriso largo, lui, un sorriso di quelli che non contengono la minima traccia di sorpresa. Se l'aspettava questa mia richiesta, immaginava che l'avrei detto e mi dice subito, andiamo. Andiamo a vedere il mare.
Costeggiando il porto arriviamo su un lungomare quasi deserto, a significare che la gente non si cura del mare in inverno, che la vita a gennaio è altrove, stipata tra le vie del centro storico e i numerosi caffè alla moda.
Forse è per questo che amo ancora di più il mare in inverno. La spiaggia spoglia ed abbandonata a se stessa. Fragile. Fragile ed isolata, a regalare questo senso di pace ovattata, di pace grassa.
E mentre affondiamo le scarpe nella sabbia percepiamo forte l'odore del mare, che si fa sempre più penetrante, più insistente, man mano che ci avviciniamo alla battigia, tanto che ne rimaniamo storditi. E' maledettamente forte quest'odore, invadente e per un attimo penso di non riuscire a sopportarlo.
Perché il mare, il mare è sempre lì, ad impicciarsi di tutto, nella mia vita. Il mio bagaglio a mano perenne, che mi fa pensare, riflettere. Alla fine sono convinta che la gente di mare abbia una specie di inquietudine dentro, che la porta a rovistare, a rincorrere, a cercare. A cercare sempre qualcosa o forse sono solo io ad essere così, con quell'inquietudine che mi appartiene, che mi include, che è semplicemente fatta d'acqua e di fuoco.
Nella giornata di oggi c'è un timido sole, c'è il vento, c'è il verde, c'è il colore indecifrabile e segreto del mare, ci siamo noi che camminiamo lentissimamente, insieme ad un mondo che qui pare essersi fermato, alla vita caduta in catalessi, perché l'orologio fa tic tac, ma solo nella vita reale.
Di tanto in tanto incrociamo qualcuno, chi corre, chi come noi passeggia, chi è qui forse solo per respirare. E l'unico rumore che riesce a smuovere il silenzio è lo strisciare delle onde sulla riva, dentro questa bassa marea da incorniciare. E' la cantilena del mare che si ripete all'infinito; del mare che si increspa appena, morbido e liscio, in rotoli di schiuma bianca.
Raccogliamo qualche conchiglia lungo la spiaggia, la sabbia è disseminata di gusci di ostriche e di telline. Da spugne di mare che cedono sotto alla suola delle scarpe, da sassolini rotondi e perfettamente levigati.
"Cosa andiamo a vedere al cinema questa settimana?" mi domanda Luca mentre risaliamo la spiaggia. E così, tra un titolo suggerito da lui e l'altro da me, scivoliamo dentro ad uno sdrucciolevole e comicissimo battibecco e mi vengono persino le lacrime agli occhi dal ridere.
Vola leggera come una nota musicale il resto della giornata, tra i vivaci banchi del pesce e quel familiare vassoio di bavaresi che ci facciamo incartare e infiocchettare poco prima di tornare a fluttuare di nuovo dentro la nebbia di Bologna.
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Con questa ricetta partecipiamo al primo contest indetto da La Cucina di Tatina, che si intitola ORO VERDE DI SICILIA e per questa occasione abbiamo pensato di presentare un risotto molto speciale, cremosissimo per via del mix di formaggi che abbiamo deciso di accostare, formaggi dal sapore deciso come il Provolone piccante, il Ragusano e il Parmigiano e al tempo stesso croccante grazie alla presenza dei pistacchi.
RISOTTO AI PISTACCHI E INDIVIA BELGA
Ingredienti:
200 gr di riso Vialone Nano
2 cespi di indivia belga
1 porro tagliato a rondelle
1/2 bicchiere di vino bianco secco
1 litro di brodo vegetale
50 gr di pistacchi sgusciati e tritati grossolanamente
150 gr di formaggio grattugiato ( Provolone piccante, Ragusano e Parmigiano Reggiano)
una noce di burro
olio extravergine d'oliva
Come prima cosa tritiamo i pistacchi, dopo averli sgusciati, e li teniamo da parte.
Tagliamo a rondelle il porro e lo facciamo rosolare per qualche minuto in un tegame insieme ad un filo d'olio extravergine d'oliva. Mentre il porro cuoce, tagliamo a rondelle non troppo grosse anche i cespi di indivia belga, dopo avere eliminato il torsolo. A questo punto uniamo l'indivia al porro e la facciamo appassire dolcemente. Non ci resta che unire il riso e fare tostare per un paio di minuti. Sfumiamo con il vino bianco e una volta che sarà evaporato, cominciamo a versare uno dopo l'altro un mestolo di brodo, che abbiamo già preparato precedentemente e che teniamo in caldo. Una volta che il riso è giunto a cottura, aggiungiamo il mix di formaggi che abbiamo grattugiato, una metà abbondante dei pistacchi tritati e amalgamiamo il tutto per bene. Completiamo con una noce di burro e lasciamo mantecare il risotto per un paio di minuti, coprendolo con il coperchio. Serviamo il risotto e terminiamo il piatto spolverizzandolo con i pistacchi rimasti.
CREAMY RISOTTO WITH GREEN PISTACHIOS AND BELGIAN ENDIVE
Ingredients:
200 g rice
1 leek, finely minced
50 g green pistachios, coarsely minced
2 head Belgian endive, coarsely chopped
1/2 glass dry white wine
1 litre vegetable broth
150 g grated mix of cheese (we suggest Parmigiano Reggiano, then Provolone and Ragusano that are firm, buttery cheeses. As they age, they hardens)
extravirgin olive oil
1 knob of butter
In a large pan heat extravirgin olive oil, add the leek and sauté until soft, then add the Belgian endive and cook just for a minute.
Add the rice and cook for a couple of minutes. When the rice has taken on a pale, golden colour pour in the wine, stirring constantly until the wine is fully absorbed. Stir in broth. Bring to boil and reduce heat. Continue adding broth 1/2 cup at a time, stirring continuously until the liquid is absorbed and the rice is al dente. It just takes about 15 minutes. Remove from heat. Stir in 30 g of pistachios and the grated cheese. Mix well. Stir in butter, cover and let stand for a couple of minutes. Serve immediately and top with pistachios.
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Un ringraziamento speciale va a Rorì, abbiamo ricevuto i libri e a breve li posteremo! Un abbraccio!!!
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