Un archeologo al lavoro su uno degli scheletri ritrovati
ad Oland (Foto: Università di Lund)
I resti sono ritornati alla luce nel sito di Sandby, una fortezza che sorge sull'isola svedese di Oland. Durante le migrazioni, in Scandinavia, era usanza bruciare i resti dei defunti. Il sito archeologico, conservando resti scheletrici, offre dunque importanti indizi circa il periodo in cui è stato perpetrato il massacro. Le ossa umane giacevano in più parti del forte e si pensa che molte altre siano ancora custodite nel terreno.
Sono stati recuperati anche degli oggetti preziosi, stranamente non saccheggiati durante l'esecuzione del massacro. Finora sono state scavate solo poche case, ma gli archeologi si ritengono sicuri che all'interno del forte trovassero alloggio molte persone. Rimane ancora un mistero il fatto che il forte è stato lasciato intatto per 1500 anni. Si pensa ad una sorta di tabù a causa della strage che vi era stata consumata, ma gli archeologi pensano di poter avere qualche risposta più precisa dal proseguimento degli scavi.