Magazine Famiglia
Siamo appena tornati da un viaggio nel tempo, Dodokko e io. Nel fine settimana appena trascorso siamo andati in un paese del sud Italia, per partecipare al ricevimento per le nozze di una mia cugina. Abbiamo viaggiato in aereo, noi due da soli, come due uomini o, meglio, come due ometti. E in poco più di un'ora eravamo già nel passato. In una dimensione che mio figlio non conosceva, ma che io ricordavo bene. Abbiamo visto persone care, perlopiù parenti, della maggior parte della quali Dodokko non aveva memoria, alcune perché non le aveva mai incontrate prima, altre perché semplicemente non se le ricordava. Tutte hanno avuto un gesto d'affetto per lui, un bacio, una carezza, una parola. E lui, dapprima intimidito e a volte seccato, le ha lasciate fare e poi ha ricambiato, con spontanea dolcezza.
Tutte queste persone, di cui molte non le incontravo da anni, avevano le caratteristiche proprie di sempre, quelle che ho sempre saputo o che ho sempre soltanto immaginato. Una voce di un certo tipo, un colore della pelle particolare, un odore tipico, una maniera di camminare o di gesticolare inconfondibili, un modo unico di guardarti negli occhi: connotazioni che, evidentemente e con una mia certa sorpresa, non ho mai dimenticato. Insomma, è stato bello ritrovare i miei ricordi e raccoglierli tutti insieme, come fiori spuntati in una sera all'improvviso, soltanto per me. Ed è stato un peccato, anche, essere andati via il giorno dopo, così di fretta.
Ma la vera novità di questo mio ritorno al passato è stato Dodokko, comparso in luoghi che non aveva mai veduto prima e tuttavia amato da tutti, a prima vista. Mentre la sola persona che veramente mancava alla festa era mio padre, che avrei voluto vedere lì, assieme a tutti gli altri, per fargli conoscere e sapere quanto è bello e intelligente mio figlio. Ma forse mi sbaglio a dire che mio padre non c'era, perché so che per alcuni vedere me è come vedere lui e guardare mio figlio è stato come guardarlo con i suoi occhi.