IL MATRIMONIO MONDAVI - Opera Buffa in 3 atti

Da Ignominia

-  ATTO PRIMO -
I PROTAGONISTI   3 ville, 3 pulmini, 3 famiglie, 2 sposi, 8 damigelle d'onore, 8 testimoni dello sposo, 1 event planner, 85 ospiti per lo più americani; 1 bottiglia gigante di Ornellaia di 20 anni e innumerevoli casse di bottiglie di vino rosso, bianco, prosecco e Champagne; 1 dolce alto 90 cm, 1 amico fotografo con la sua caterva di materiale fotografico.
Moi.
La città di Firenze come sfondo.
PROLOGOVi risparmio i dettagli del quarto giorno buttato ad aspettare l'arrivo dalla California del fotografo a cui dovevo assistere durante l'evento; i 3 viaggi con valigia su e giù per la collina che da casa porta alla fermata della Sita per Firenze, dei dubbi sul perché e per come non mi avesse ancora chiamato alle 6 di sera e la realizzazione, oramai già alla Consuma, che la data di arrivo scritta sul programma era per il giorno dopo. Visto che gli amici a Firenze non rispondevano all'appello di "aiuto! posso dormire da voi nel caso?" ho fatto un 180° decisivo e presa al volo la coincidenza che mi ha riportato a casa, dove ho scoperto che il fotografo era veramente arrivato quel giorno e che quindi mi toccava un'alzataccia la mattina dopo per raggiungerlo in tempo per l'inizio delle festività. Grunt
GIORNO #1
Sorgo con le prime luci del sole per arrivare alla fermata 45 minuti prima dell'orario di passaggio bus perché ho cazzato per la terza volta l'orario -  non ho parole sulla confusione mentale su cui mi trovo. A Firenze mi faccio il giro di 4 bar in Piazza Libertà per trovare David che ovviamente non ha capito una mazza dalla cartina annotata che gli ho mandato ed è andato al bar Bridge che non so dove sia. Prendiamo la macchina e raggiungiamo l'albergo di Mary Ellen -l'event planner- che stando a David che è arrivato da 14 ore, "è lì vicino" quando risulta essere in Piazza di Porta al Prato. A piedi andiamo in fondo a via San Zenobi a riportare la bicicletta noleggiata dalla planner e tornati in prossimità parcheggio macchina per nutrire il parchimetro e mangiare un boccone in una trattoria di via Palazzuolo. Risultato di tutto questo sono e galle ai piedi fatte dai sabbiolini che non ho  pensato di scambiare con le scarpe. Sgrunt. L'albergo è Villa le Rondini su per via Bolognese ovvero in culo al mondo e mi domando -chi diavolo ha pianificato gli alloggi???*. David mi spiega a grandi linee come funziona l'equipaggiamento**, poi andiamo in cerca dell'albergo Eden Rock dove stanno parte degli ospiti e dove si terrà l'aperitivo che darà il via alle celebrazioni. sulla via passiamo di fronte alla proprietà del Fantoni, dove feci il corso di Ceramica con Bobo circa 30 anni fa... Sigh.
Montiamo lo strobe e il battery pack che pesano una dannazione e iniziamo. Io tengo in mano un palo su qui è montata una specie di tenda da campeggio bianca e nera nel cui interno c'è il flash; non vedo una mazza da dietro ma la devo orientare verso il soggetto della foto che devo captare in qualche modo guardando dove dirige la camera David. Mi devo spostare per essere sempre dietro e di lato al soggetto quindi non è poi semplice come puntare una pistola e sparare ...specie se siete nel mezzo ad una ressa di gente con i bicchieri in mano. Fatevi 4 ore di questo giochino, in terrazza assolata o nel gazebo chiuso dove c'è il buffet e  presto sarete in condizioni vergognose.
Dopo le cosiddette 4 ore così passate comincerete anche a pensare di aver fatto uno sbaglio MADORNALE. Comprenderete profondamente la ragione per cui gli assistenti fotografi sono generalmente dei ragazzini: ci vuole il fisico o per lo meno la gioventù per farlo e seppure sia vero che sono rimasta indietro in quanto a spirito, è il fisico che mi frega, accusando il mezzo secolo. E ora come faccio a fare 'sti versi per 3 giorni? Con la forza della disperazione resisto e questa fase finisce, carichiamo tutto in macchina e andiamo in Piazza Signoria al Wine Bar dei Frescobaldi (una della 3 famiglie protagoniste) dove i giovani sono a cena.  
(Devo fare un aside qui e spiegare che gli sposi e i loro ospiti godevano di trattamenti particolari dalla F. F. (Famiglia Frescobaldi) per via di una partnership fra la casa vinicola Californiana Mondavi e loro, un unione che ha generato Luce, il superTuscan Montalcinese (Monta 'l Cinese). 
Ovviamente noi non abbiamo il permesso per entrare in centro come i pulmini, ma riusciamo a parcheggiare davanti alla Biblioteca Nazionale e a piedi continuiamo. David fotografa da solo fra i tavoli della saletta chiamandomi di tanto in tanto per fare backlighting con una rettangolo di luce diffusa regolabile montato al solito palo. Questo attrezzo è molto meno pesante e ingombrante dell'altro e diventiamo subito amici. Francesco, il manager, ha portato un bottiglione di Ornellaia di 20 anni, racchiuso prima in un sacchetto di velluto e poi in una scatola di legno che sembra un tavolo del settecento tanto è lucido, La scatola viene posata vicino a me e io le faccio gli occhi dolci per mezz'ora augurandomi che Carlo, lo sposo, non voglia portarsela via... è ingombrante...poco spazio nel bagaglio...sovrattassa sull'aereo.... Mi illudo così fino a che lui non rimette amorevolmente la brochure finto pergamena dentro alla scatola e io capisco che non c'è speranza...*** Noi ci accontentiamo di un Nipozzano bello tosto, e poi di un piatto di risotto agli asparagi e dei ravioli al tartufo, piatti che devo dire erano entrambi squisiti e leggeri, perfetto accompagnamento al vino (e non il contrario, vista l'enfasi merceologica del locale). 
Ora lungi da me fare pubblicità gratuita alla F.F. che non mi resta un granché simpatica per ragioni personali, ma devo dire che da che si sono accoppiati con i Mondavi hanno fatto un gran salto di qualità rinnovando marketing e immagine ma soprattutto la qualità del loro vino. Si sono spolverati una bella quantità di polvere e ragnatele, e il risultato è notevole.
Finita la cena, via tutti e 50 fuori in strada per una foto di gruppo che ha bloccato il vicolo dal traffico pedonale. Poi ho fatto la scout indiana tenendo alzato il mio palo con riquadro luce come una guida turistica con l'ombrello, passando dal porticato degli Uffizi dove gli sposi hanno danzato brevemente al suono di musicanti ambulanti, per arrivare infine in Via dei Neri dove hanno invaso sia la gelateria che la birreria/bar di fronte.
Un'ora dopo noi e gli sposi ci siamo separati dal resto della banda che tornava in albergo con i pulmini perché David voleva delle idee di immagini da scattare nei vicoletti circostanti. Gli sposi avevano invitato il manager del wine bar a continuare con loro i festeggiamenti ma l'abbiamo reclutato prima per fare finta di fotografare gli sposi con una vecchia camera anni 50. Per  un'ora abbiamo gironzolato fra Via dei Magazzini, Cerchi, Alighieri, Vigna Vecchia, Anguillara e Benci imbastendo una specie di servizio di moda per Vogue, con  lui in pantaloni e gilet color crema e lei con abitino di crochet bianco aderente che mostrava la schiena nuda (e il cartellino della prezzo che per ragioni che non oso scrivere non aveva voluto staccare dal vestito quando una amica l'aveva visto penzolare dallo scollo....:-O). 
A forza di frequentazione il mio amico palo & luce è diventato un coso antipatico che mi dovevo trascinare dietro insieme allo zaino e il resto della mia roba, mentre avevo sempre meno energia, sempre più mal di piedi e una crescente irritazione per David che continuava a trovare angoli dove fare ancora uno scatto; una porta dilapidata, una bicicletta, un lampione, fino a che anche perfino gli sposi erano stufi ed irritati come me. 
Finalmente tornati alla nuova FIAT 500 noleggiata ci siamo  strizzati come sardine nel veicolo e raggiunto l'albergo dove li abbiamo lasciati a continuare i loro bagordi. Erano ormai le 1 e 30 del mattino e un'eternità da quando mi ero alzata, così ho colto l'occasione della rinnovata intimità all'interno della macchina per confessare a David i miei dubbi sulla mia capacità fisica di affrontare altri 2 giorni di questo andazzo Gli avrei trovato un assistente professionista che lo avrebbe assistito come si deve ma non mi pareva di essere in grado sia tecnicamente che fisicamente.... Qui lui è stato scaltro perché non si è opposto con forza preso dal panico di rimanere solo, ma mi ha semplicemente detto che quello che avevo fatto andava bene, che era contento, che domani la giornata era più leggera, che dovevamo solo fare scouting dei luoghi e pianificare gli shots permettendomi di lasciare una porta aperta per decidere l'indomani.Una saggia cosa perché l'indomani non avendo dolori fisici ma avendo riposato bene, ero pronta a continuare....
*So benissimo chi lo ha fatto e lo conosco personalmente  ma visto che ci sono molte probabilità che possa arrivare su questo blog Googlandosi per vedersi menzionato fra i VIP, devo contenere le mie opinioni. Chi mi conosce meno diplomatica si dovrà accontentare di queste osservazioni autocensurate... :-)
**Eravamo colleghi in un negozio di articoli fotografici di San Francisco ma sono anni che non lavoro nel campo e la tecnologia è avanzata e la mia memoria è retrocessa.
***E' pure vero che neanche io avrei avuto facilità a trasportare la scatola, visto il Troll-ey con cui viaggio e le mani piene di  pali delle luci, ma a questo una non ci pensa quando si innamora di qualcosa e io me la sarei messa nelle mutande quella scatola, pur di averla!

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