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Il Matto dei tarocchi – Luciana Ruffa

Creato il 12 aprile 2010 da Viadellebelledonne

 

Il Matto dei tarocchi – Luciana Ruffa
“E’ possibile assumere la scrittura come forma di terapia?In altre parole: è possibile vincere – o per lo meno combattere- una logorante condizione depressiva affidandosi, più che alle cure mediche e ai relativi farmaci, a quella sorta di autoanalisi ch’è il ricorso alla scrittura, il soccorso della scrittura, con la speranza di guarire? …La protagonista de “Il Matto dei tarocchi” tenta per proprio conto l’esperimento…in un momento letterario, soi-disant letterario, come quello che stiamo attraversando, in cui in un libro, in particolare in quelli dei giovani esordienti, la scrittura più è sbracata e più trova accoglimento, più ricorre al gergo e più passa moderna, e più si fa grossolana, volgare e triviale, più riscuote il consenso di una certa critica che fa opinione, Luciana Ruffa non rinunzia, ma per scelta, prima che per polemica, e forse per obbedienza e fedeltà alla sua eleganza interiore prima che per opposizione all’andazzo corrente, alla ricerca del mot juste…

 “Il Matto dei tarocchi” è un libro che, di là dal suo tema e dalla sua materia, ci restituisce il piacere, oggi sempre più raro, della lettura.”

( Introduzione di Michele Prisco)

***

Pagina: specchio magico che dà forma a simulacri di idee, luce che conquista all’evidenza fantasmi altrimenti destinati al dissolvimento, terrazza su alterità fascinose e inquietanti, realtà circolare, espressione conchiusa di scatti dell’anima e di sinuosi movimenti di pensiero che si fanno breccia fra i grovigli della mente invischiata dall’urgente, troppo spesso compromissoria quotidianità. Punto di partenza di faticose, ma ineludibili ricerche. Palpitante terra dello spirito che mi aiuta a riscattare le inessenzialità della vita che vivo; terra compatta, sicura, su cui cammino e mi slancio a cogliere succosi frutti.

Tutto si consuma nel silenzio della casa addormentata, accanto ai quieti amuleti che risplendono nel breve cono di luce che appena lambisce il mogano rosso del secrétaire con i suoi tulipani liberty piegati sugli esili steli, le ante terminali del guardaroba, il televisore, anch’esso propiziamente silenzioso. Qualche scricchiolìo del legno, il respiro a tratti più sonoro di Carlo: rumori a bassa frequenza mi riportano, per breve tempo, alla realtà esterna che percepisco calda di complici atmosfere.

…Carlo, compagno tenerissimo e forte che continua a credere in me! Mi aiuta, mi rassicura, mi dà forza con mille stratagemmi, sopporta ogni mia confessione, anche la più disperata. Non vuole farmi sentire “diversa” ed oppone tenaci barriere a porposte di cure del sonno, di ricoveri in clinica. Compagno che, nel vigore dell’età matura, rispetta il mio corpo incordato ( come potrei abbandonarmi?); poi, con dolcezza, pazienza infinita, mi apre pian piano ad amplessi che sanno di lacrime salate, di gote di fuoco, di palpebre gonfie che bruciano. Le sue mani calde ( che sono parole ), le sue parole ( che sono carezze ), la sua fede cocciuta sciolgono, infine, il mio corpo di legno; a generose manciate coprono le tane della mia terra di sempre.”

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Una giovane donna deve all’improvviso fronteggiare la drammatica realtà del conflitto tra i genitori che travolge tutto e tutti coinvolge, all’interno della famiglia. Per lei è franamento, crollo totale. Tra il seguire, come un’anima dannata, l’inferno dei suoi e il vivere, sceglie la vita. Infrange così il cardine di un codice comportamentale da lei interiorizzato, che chiama i suoi figli ad una condivisione, oltre ogni limite, dei destini dei genitori. Ma la trasgressione non sarà indolore e comporterà la sua stessa condanna; per lunghi anni sarà Matto dei tarocchi, viandante alienato e senza meta, con gli occhi rivolti, comunque, alle sue spalle.

Luciana Ruffa è nata e vive a Napoli, dove insegna materie letterarie in un istituto superiore. E’ al suo primo romanzo.

“Il Matto dei tarocchi”  - Avagliano Editore  (1996)


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