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Circa 2000 anni fa, quando la Britannia era sotto il dominio romano, un operaio inconsapevole del futuro successo archeologico delle sue realizzazioni creò un tipico mattone del tempo, di forma squadrata e composto per lo più da argilla umida probabilmente prelevata dai depositi sedimentari di un fiume locale. Durante il periodo di essiccazione, sembra inoltre che un gatto abbia fatto la sua comparsa nei pressi del cantiere, lasciando l'impronta delle sue zampe impressa sulla superficie del mattone.
Un mattone come questo non è solitamente considerato un oggetto dotato di una qualche rilevanza affettiva, ed è quindi stato dimenticato come miliardi di altri mattoni realizzati nel corso della storia fino al momento della sua accidentale scoperta.
Quasi 2000 anni dopo la realizzazione del mattone, Kristin Converse, studentessa alla Sonoma State University, si è imbattuta nell'antico mattone romano durante una visita al Fort Vancouver National Historic Site nello stato di Washington.
A Converse fu subito chiaro che non si trattava di un mattone nordamericano, ma somigliava stranamente ad uno realizzato in Europa durante il periodo dell'espansione britannica dell'Impero Romano. Che ci faceva un mattone vecchio di 2000 anni a migliaia di chilometri dal suo sito di costruzione?
Converse portò il mattone a Karl Gurcke, archeologo esperto nell'analisi e nell'identificazione di antichi mattoni e materiali da costruzione. "Il solo mattone che somiglia a questo è ciò che definiamo 'mattone romano'" sostenne Gurcke dopo una prima veloce analisi.
Converse ha quindi determinato la composizione chimica del materiale utilizzato per realizzare il mattone, in modo tale da confermarne la provenienza. "Hanno testato anche mattoni romani provenienti dall' Inghilterra. I dati ci indicano una direzione: le dimensioni e l'analisi chimica sono favorevoli con il mattone di origine romana".
Una volta determinata l'origine del mattone, la domanda successiva a cui rispondere fu: come è giunto dall'altra parte dell'America del Nord, a poca distanza dalle coste del Pacifico? L'ipotesi più probabile è che sia arrivato in Nordamerica attraverso una nave della Hudson's Bay Company, un'antica compagnia commerciale statunitense.
Fort Vancouver era un avamposto nordamericano della Hudson's Bay Company negli anni '20 del 1800. Si trovava nella congiunzione tra due grandi rotte commerciali, ma era un forte americano isolato circondato da 25 tribù di nativi americani (non tutte pacifiche) e le materie prime a disposizione erano scarse. La popolazione del forte, quindi, doveva ottenere il necessario alla sopravvivenza tramite importazioni e scambi commerciali sul posto.
"Potevano sicuramente portarsi dei fabbricanti di mattoni per dare un'occhiata ai depositi del fiume Columbia, ideali per realizzare mattoni. Ma al tempo, quando i coloni erano appena arrivati e stavano realizzando l'avamposto, se avessero voluto un mattone per realizzare un caminetto non l' avrebbero trovato" spiega Gurcke. "Quindi, se li facevano mandare dall'Inghilterra. Abbiamo alcuni resoconti di spedizioni di mattoni dall'Inghilterra".
I mattoni, spesso riciclati da antiche rovine romane per abbassare i costi, eseguivano il viaggio dall'Inghilterra a Fort Vancouver in circa 2 anni, problema che nel giro di una decade dalla creazione dell'avamposto fece nascere diversi mattonifici locali.
I mattoni che compongono il forte, infatti, sono in gran parte realizzati sfruttando l'argilla locale estratta dalla Willamette Valley, ma durante il primo periodo di esistenza di Fort Vanvouver, specialmente quando venne eretto "the Village", un insediamento esterno al forte che ospitava oltre 600 persone tra inglesi, francesi, scozzesi, irlandesi, hawaiani e irochesi, i mattoni era quasi totalmente di provenienza europea e spesso riciclati da antichi edifici in rovina.
Una volta giunto sul posto, il mattone romano ha trovato la stessa sorte di migliaia di altri mattoni d'importazione: è stato cementato alle strutture abitative utilizzando malta a base di polvere di corallo importata dalle Hawaii, e sfruttando la manodopera portoghese o irochese.
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