Non un abito carnevalesco ma un simbolo di morte utilizzato per ricordare quanto dolore e sofferenza questa malattia portò a Venezia.
Guardando la maschera bianca a forma di becco ricurvo, si fa presto ad associarla al becco di un avvoltoio, uccello notoriamente associato alla morte.
A Venezia la peste è stata una piaga che ha nei secoli, periodicamente afflitto la popolazione, decimandola; considerando le scarse conoscenze mediche, ci si affidava a Dio, alla Madonna o ai Santi costruendo templi votivi e si cercava di tamponare al meglio l’epidemia a livello sanitario impedendo la diffusione del contagiio. A tal fine si pensò (all’inizio del XVII secolo) a un particolare vestiario per chi si esponeva al pericolo di trasmissione della malattia.
Questo travestimento veniva utilizzato da el medico dea peste ovvero dal dottore che andava a far visita ai pazienti colpiti da questo morbo; dotato di occhiali, guanti e bacchetta, con la quale sollevava le vesti della gente ammalata, si pensava che questo abito potesse garantire al medico la protezione dal contagio.
Veste composta da una tunica nera di lino o di tela cerata lunga fino alle caviglie e da una inconfondibile maschera bianca assomigliante a un funebre avvoltoio (a forma di becco adunco).
L’origine sembra essere di un medico francese, Charles de Lorme, e risalente al XVI secolo.