La mamma di un mio cugino è malaticcia. Il mio vicino di casa deve fare manutenzione alla caldaia. Un mio amico c’ha l’auto che al mattino fatica a mettersi in moto.
Ho consigliato a mio cugino di fare visitare la mamma dall’idraulico; al mio vicino di casa di portare la caldaia dall’elettrauto; al mio amico di chiamare il medico.
Mi hanno risposto all’unisono se sono scemo.
“No – ho risposto – questa è antimedicina, antiidraulica e antielettrautica. Basta con i medici, gli idraulici e gli elettrauto (o elettrauti?) di professione! A casa tutti!”
Mio cugino, il mio vicino e il mio amico hanno riconfermato la loro diagnosi: sono diventato scemo.
Eppure in politica questo pare essere diventato il ragionamento che va più alla grande: basta far fare la politica ai politici! Basta ai politici di professione! A casa tutti, che arrivano i cittadini, che quelli sono belli, bravi, intelligenti eccetera eccetera!
Tanto per provare a mettere qualche puntino sulle “u”, vorrei esplicitare qualche semplice e lineare concetto.
1) Se sono malato, mi faccio visitare da un medico, non da un idraulico. Se non ho fiducia nel mio medico, lo cambio, ma non mi faccio visitare da un idraulico. Se in passato un medico mi ha fregato o non è stato all’altezza del problema, vado da un altro, ma non da un idraulico. Se ho un amico che è il miglior idraulico del mondo ed è la persona migliore che io conosca, non per questo mi faccio visitare da lui: vado da un medico. Quindi: chi l’ha detto che la politica funziona meglio se la fanno i non politici? Lo può dire soltanto uno che è diventato scemo.2) La politica è la tecnica di governo della società. E’ quella cosa che mette in pratica le idee, le speranze, i progetti della gente. Per farlo, deve operare delle scelte, perché le risorse sono insufficienti per fare tutte le cose che si vorrebbero. Del resto, se ci fossero risorse sufficienti per fare tutto, non servirebbe nemmeno la politica. La politica non va confusa con la retorica, cioè con la capacità di imbonimento della gente. Non va confusa nemmeno con la fantascienza, cioè con l’immaginazione di un mondo che è al di là da venire. La politica è quella cosa che ci permette di raggiungere i nostri obiettivi in un tempo ragionevole: per noi, per i nostri figli o per i nostri nipoti.
3) Come tutte le tecniche, la politica si impara studiando, provando, discutendo, confrontandosi, ecc. Come tutte le tecniche, in politica nessuno nasce imparato. C’è chi è più portato e chi meno, ma tutti devono imparare. Se ho un probelma di salute serio vado da un neolaureato in medicina che sta facendo il tirocinio da un veterinario, oppure cerco quello che secondo me è il miglior specialista, quello che mi ispira maggiore fiducia?
4) Non bisogna confondere la durata degli incarichi istituzionali con quella degli incarichi politici. Alcuni incarichi, soprattutto quelli a elezione diretta, è bene che possano essere ricoperti per non più di un paio di volte (l’uomo politico forse più potente del mondo, il presidente degli USA, può fare al massimo due mandati). Ma l’esperienza che un politico ha accumulato non è detto che debba andare dispersa per forza. L’ideale sarebbe che una persona, dopo avere fatto un’esperienza politica, se ne tornasse a lavorare e potesse mettere a disposizione di altri l’esperienza che ha accumulato. Dove? Nei partiti, ovvio, che sono l’unico strumento che il mondo intero ha per organizzare la partecipazione della gente alla politica.
5) Gli incarichi istituzionali dovrebbero essere retribuiti “il giusto“. Quant’è il giusto? E’ quello che una società sente,
di volta in volta, come tale. Ma è anche quello che viene rapportato alla qualità delle prestazioni rese. Se mi proponessero di tornare a fare l’assessore al mio paese, per come lavoro io, chiederei un’indennità adeguata al mio impegno e alla qualità del mio lavoro: non un euro in meno, altrimenti che si vadano a prendere qualcun altro. Se il mio lavoro fosse ritenuto inadeguato, me ne andrei, oppure potrebbero tranquillamente cacciarmi.6) Bisogna ricordarsi sempre che se esistono cattivi politici è perché vi sono elettori – ancora peggiori – che li votano. Quella della gente che sarebbe migliore dei propri rappresentanti è una favola bella e buona.
7) Ultima considerazione: conosco bene l’espressione del nuovo sindaco dei nostri vicini-cugini parmensi. L’ho vista tante e tante volte dipinta sul volto di quelli che arrivavano in Comune dicendo: “Ora arrivo io, che sono il nuovo, il buono e il bello. Quelli di prima hanno fatto tutti schifo.” Un terzo di questi è diventato peggiore di quelli “di prima”. Un terzo se n’è andato quando si è accorto che “c’è troppo da lavorare e io c’ho un lavoro/famiglia/casa/prato da tagliare”. Un terzo è (o dovrebbe essere, se avessimo una magistratura seria) in galera.
8) Ultimissima considerazione.