Da sempre l’area marina del Mediterraneo per ragioni storiche ed economiche, è una zona dove sussistono maggiori pressioni: lo sovra sfruttamento, la perdita di habitat, l’inquinamento, l’arrivo di specie invasive o l’aumento della temperatura dovuto al cambiamento climatico sono alcune delle minacce che fanno si che la biodiversità del Mar Mediterraneo sia fortemente a rischio. E ancora l’economia basata sulla pesca e l’affollamento estivo, provocano un inquinamento crescente in un’area dove il global warming è al lavoro da tempo e le temperature medie sono destinate ad aumentare fino a +3,1 gradi centigradi entro il 2100.
I ricercatori del Mistral, che studiano proprio i cambiamenti ambientali del bacino del Mediterraneo, hanno realizzato, al fine di identificare la sovrapposizione spaziale della biodiversità con le riserve marine, una banca dati che riguarda la distribuzione geografica di mammiferi marini, tartarughe, pesci ed alcuni invertebrati; dai dati emerge che alcune specie, soprattutto le tartarughe o i mammiferi marini, sono escluse dalla rete delle aree marine protette.
Nello studio in oggetto, si sottolinea poil’urgenza di aumentare la superficie protetta nel Mediterraneo, di gestire le componenti della biodiversità e di posizionare meglio le nuove aree marine protette, soprattutto in Nordafrica e Adriatico, zone fino ad ora trascurate .
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