Secondo recenti studi il nostro mar Mediterraneo contiene proprio un ‘mare’ di energia è il caso di dirlo. Grazie al moto ondoso dei propri mari, l’Italia potrebbe produrre circa 10.000 MW di elettricita’ l’anno. Se si usano come parametro gli 8.000 km di costa, si potrebbe dire che l’Italia ha a disposizione un potenziale pari a 6 centrali nucleari Epr, energia che comunque è già presente in natura e che non andrebbe a ledere il patrimonio ambientalistico esistente. I dati sono stati presentati in un convegno organizzato dall’
Enea dal titolo ‘Prospettive di sviluppo dell’energia dal mare per la produzione elettrica in Italia’.
Infatti al grande potenziale delle onde va aggiunto anche quello delle correnti, che come è noto “imperversano” nei nostri mari. Basti pensare che quelle dello Stretto di Messina sarebbero in grado di produrre energia per una citta’ con due milioni di abitanti. Oppure alla corrente Levantina che scorre a Ovest della Sardegna spostando miliardi di tonnellate d’acqua e quindi d’energia. I tecnici dell’Enea durante il convegno hanno anche sottolineato che se si continuano a sviluppare in modo quasi selvaggio le nostre coste l’energia marina si disperde ma hanno anche spiegato come poter realizzare una centrale elettrica che sicuramente è molto migliore di quella nucleare. Alle già note fonti di energia ecocompatibile per l’Italia e per il Paesi bagnati dal Mare Nostrum si deve aggiungere quella naturalissima regalata dal Mediterraneo.
Ecco alcuni dati (fonte Ansa) Su 350 chilometri di costa gia’ cementificata (come porti, dighe foranee o frangiflutti), si potrebbero ricavare circa 1.600 MW. Del resto, l’attenzione alle fonti marine e’ alta anche perche’, secondo le stime dell’International Energy Agency, il potenziale teorico di energia dal mare e’ compreso tra i 20.000 e i 90.000 TW/h annui.
Per sfruttare a pieno le potenzialita’ ‘elettriche’ marine ”bisogna rivedere il Piano nazionale difesa mare e coste”, ha detto Marco Marcelli dell’Universita’ della Tuscia. ”L’altra priorita’ e’ investire in ricerca e sviluppo tecnologico”, ha concluso il professore. Piccoli passi si stanno facendo. L’Enea, infatti, sta mappando le acque marine del Mediterraneo grazie anche a un finanziamento di 500.000 euro del Ministero dello Sviluppo economico.