![Il medium liquido Il medium liquido](http://m2.paperblog.com/i/152/1522174/il-medium-liquido-L-m7rC6d.jpeg)
Credo che i tempi siano "maturi" per ripubblicare in formato unitario alcuni piccoli articoli apparsi su questo blog ormai più di un anno fa; ho rimaneggiato pochissime cose; molte altre sarebbero da correggere, rivedere e aggiornare ma per ora mi accontento così. Confido anche nel contributo e nella critica dei lettori per strutturare meglio questi appunti! Potete trovare gli originali spulciando tra questi articoli.
In generale, il meccanismo classico di produzione e distribuzione di musica prevedeva, prima della “rivoluzione informatica” tre elementi ben distinti nel tempo e nello spazio, che potevano avvenire anche a molto tempo di distanza sia l’uno dall’altro, sia dall’effettiva incisione della canzone in studio: 1) La codificazione: cioè il momento in cui l’informazione musicale viene catturata nel modo più “oggettivo” possibile alla tecnologia e codificata su un opportuno supporto distribuibile e facilmente fabbricabile. 2) Il medium: cioè il supporto fisico, unitario, non modificabile e distribuibile. Vinile, musicassetta, CD sono media analoghi, indipendentemente dalle specifiche caratteristiche di immagazzinamento dei dati sonori. 3) Il decodificatore: cioè l’hardware necessario alla traduzione delle informazioni contenute nel medium: giradischi, mangianastri... Il rapporto tra medium e decodificatore è biunivoco, cioè ogni supporto fisico ha il proprio hardware “traduttore”.
Se il primo punto, la codificazione, è totalmente a carico dell’artista (da intendere in modo estensivo, dai musicisti, ai tecnici, agli editori…) il decodificatore è invece proprietà del fruitore: il nostro giradischi, il nostro lettore cd… Compito di mediare tra i due estremi è appunto del medium che ha una duplice faccia: da un lato porta su di sé l’immagine e la produzione dell’artista, dall’altro è di proprietà del fruitore che ne fa uso autonomo. Con le musicassette prima, con l’abbinamento “computer – cd” poi, si è assistito ad un cambiamento importante: il medium non era più “non modificabile”. In poco tempo era diventato facile masterizzare copie di un CD originale o produrne uno ex-nuovo “incidendo” canzoni; operazione questa che NON intaccava però l’integrità e l’autonomia del supporto originale: posso fare una compilation dei Rolling Stones tra il 1965 e il 1970, produco un nuovo CD ma non violo l’integrità degli originali.
![Il medium liquido Il medium liquido](http://m2.paperblog.com/i/152/1522174/il-medium-liquido-L-8KXRrG.jpeg)
ALBUM: medium tradizionale, con inizio e fine, lato A e lato B, note di copertina, metadati… E’ “immagine dell’artista”. E’ un contenitore a tempo definito: 5-6 minuti per i 45 giri, circa 45 per gli LP, oltre un’ora per i CD. Questo tempo era un fattore fortemente limitante per l’artista. E’ chiuso, cioè non possono venire aggiunte o tolte tracce dopo la sua incisione: l’ascoltatore ha solo la libertà di “saltare” qualche canzone o, grazie al lettore CD, di cambiare la sequenza dei brani. PLAYLIST: “medium” liquido, modificabile all’infinito, senza un inizio e una fine obbligati; è "immagine del fruitore" (sequenza e natura dei brani, durata complessiva, possibilità di aggiungere o rimuovere canzoni…). Non è un contenitore (l’I-pod lo è!). Lo “spazio occupato”, vista l’evoluzione delle memorie SD da una parte e delle compressioni audio dall’altra, non è un fattore poi troppo limitante. E comunque è argomento che interessa il fruitore (che compra un I-pod) ma non più necessariamente l’artista (che può distribuire senza supporto).
La fine dell’album?
“Spoonful” sul lato A di “Wheels of Fire” è esattamente ciò che dice il titolo, cioè ciò che è scritto sull’etichetta del Lp e sulla copertina; la sua posizione è fissa, non “estraibile”, non modificabile nei dati e tanto più nei metadati. E’ sempre Spoonful, sempre dei Cream, come quella incisa su Fresh Cream, eppure è un’altra canzone “Spoonful” inserita nella playlist di una memoria I-Pod è un collegamento ad un file che formalmente è analogo alla traccia incisa sui solchi, ma privata totalmente del suo contesto “autoriale” e di parte della sua identità: cioè l’essere il primo brano, del lato B di un determinato album. E’ una canzone “senza fissa dimora”, affiancabile a qualunque altro brano possiamo immaginare.
![Il medium liquido Il medium liquido](http://m2.paperblog.com/i/152/1522174/il-medium-liquido-L-cDvK1P.jpeg)
In conclusione…
Quanto ha senso parlare ancora di “album”? Soprattutto in internet, nel mondo digitale, sui blog, tra “noi”. Quanto ha ancora senso assumere il CD, o il vecchio LP, come l’unità fondamentale di discussioni, recensioni e confronti? Negli ultimi 10 anni l’album ha enormemente perso importanza pur rimanendo comunque l’ ”oggetto musicale” tipico della distribuzione tradizionale, venduto e reclamizzato nei negozi, recensito sulla stampa specializzata. Quanti sono gli album che veramente si ascoltano? Non in senso da hit parade o classifica vendite (che da sempre lasciano il tempo che trovano…). In che modo si ascolta, si fruisce, la musica? Dalla prima all’ultima traccia, o piuttosto in maniera casuale, selettiva o discrezionale? O magari si riversa subito ogni nuova canzone su Hard Disk, per farla confluire in cartelle contenenti indistintamente migliaia di altri brani? Cosa c’è veramente nei nostri I-Pod?