Diffusissimo in America, e in particolare negli U.S.A., il memoir si sta solo recentemente affermando nel nostro paese, anche grazie all’indizione di concorsi letterari centrati su di esso e finalizzati alla sua capillarizzazione, nonché alla nascita di un numero sempre maggiore di laboratori di scrittura di memoir.
Il memoir, come suggerisce la parola stessa, è il racconto delle proprie “memorie emotive”, ossia la narrazione delle emozioni e delle sensazioni vissute in determinati momenti della vita, ritenuti particolarmente significativi a livello individuale; le sue caratteristiche peculiari sono la scarsa definibilità, data dall’assenza di un inizio e di una fine ben circoscritti, e il mancato rispetto dell’ordine cronologico degli eventi. Proprio l’assenza di un riscontro oggettivo fra realtà e scrittura, differenzia il memoir dall’autobiografia, con la quale viene spesso erroneamente confuso: mentre l’autobiografia (redatta, in genere, da personaggi famosi) ricostruisce i fatti disponendoli in ordine cronologico, il memoir (scritto, di norma, da persone prive di rilievo storico o letterario o scientifico) dà voce alle emozioni vissute al verificarsi di determinati eventi.
Le sue caratteristiche intrinseche, hanno fatto del “racconto della memoria” il genere letterario prediletto dalle minoranze migrate negli U.S.A. alla fine del XX secolo, le quali, attraverso il memoir, hanno riscritto alcune pagine della storia da un punto di vista non ufficiale.
Di particolare rilevanza storico-culturale, sono le memorie delle donne italo-americane di terza generazione: ad esse una Ricercatrice italiana, Caterina Romeo, ha dedicato uno studio, titolato ” Narrative tra due sponde. Memoir di italiane d’America”, dal quale emerge l’importanza assunta dal memoir come strumento di espressione delle minoranze e dei soggetti marginali e il suo valore di testimonianza, non ufficiale, di un dato momento storico.
Una scrittura autonarrativa delle minoranze, dunque, con una forte valenza sociale, ma non solo: essendo legata alla propria vita emotiva, la pratica letteraria del memoir è potenzialmente alla portata di tutti, a patto, naturalmente, che si abbia voglia di guardare in fondo a sè stessi, di rievocare le emozioni vissute e di metterle per iscritto.
Di certo un buon esercizio di stile; forse, anche una maniera divertente di guarire, o perlomeno di lenire, le proprie ferite interiori.
Articolo di Dalila Giglio