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Vittoriano esposito – questioni siloniane – ( vecchie e nuove ) – 2003 edizioni ” marsica domani”-

Creato il 18 marzo 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Silonedi Maria Teresa Santalucia Scibona. Con l’obbiettiva chiarezza e la validità scritturale che da sempre lo distingue, il noto ed apprezzato critico abruzzese Vittoriano Esposito, ha elaborato un nuovo acuto saggio sul percorso umano e artistico di Ignazio Silone, che analizza e completa i precedenti volumi dedicati negli anni decorsi al suo scrittore prediletto :-“ Ignazio Silone – la vita, le opere, il pensiero” (1980 ) – Adelmo Polla Editore ; ”Lettura di Ignazio Silone“ (1985), “Attualità di Silone” (1989) ; Vita e pensiero di Ignazio Silone“;” Silone novelliere tra ironia ed angoscia” (1994), edito dal Centro Studi Marsicani; ” Silone vent’anni dopo (Ricognizioni e prospettive critiche)” ,scritto nel 1998 per ricordare il ventennio della morte dello scrittore ( avvenuta in una clinica di Ginevra, il 22 agosto 1978).

Il critico Esposito ha inoltre curato le novelle di “Viaggio a Parigi” (1993), edite dal Centro Studi Siloniani di Pescina. Silone scrisse questa raccolta di racconti satirici, nel 1934, a Zurigo, per un giornale svizzero; in seguito essi furono tradotti in molte lingue .

La ricognizione dei precedenti saggi, già pubblicati, ci è parsa necessaria per segnalare ai nuovi lettori, gli approfonditi studi di Vittoriano Esposito, unito allo spirito dell’autore abruzzese da una straordinaria consonanza di sentimenti, dall’amore per la stessa terra e dal medesimo rigore intellettuale.

Tale radicata conoscenza di Silone permette all’autorevole critico, di scandagliarne l’animo, la coscienza storico – religiosa, e di spiegarci con pagine di estrema chiarezza, persino gli aspetti più contrastanti della sua delicata posizione politica ( negli anni in cui fu clandestino, -1925-28 ) ed i suoi sofferti dissensi all’interno del partito comunista, che abbandonò nel 1931, quando fu deluso dallo spietato totalitarismo di Stalin.

Nel pregevole saggio viene ben profilato anche il periodo che lo scrittore trascorse in esilio (1928 – 1944). Ciascun tassello dell’esauriente testo, contribuisce a fornirci un quadro ampio, meticoloso della travagliata vita, dello stile incisivo ed esplicito del romanziere e del saggista. Uno sguardo particolare, che includa esaurienti apparati critici, è dedicato alla sua folta produzione letteraria. Apprendiamo così che, ad eccezione dell’opera “La volpe e le camelie” (1959-60), i volumi ” Fontamara,” Pane e vino” (1936), “Il seme sotto la neve” (1941), sono ambientati nella Marsica, di cui Silone ben conosceva ogni recondito anfratto. Oltre ai saggi politici, altre opere salienti commentate con scrupolo sono: ”Una manciata di more “ (1952 ) “Il segreto di Luca “ (1956), “ Uscita di sicurezza” (1965),” L’avventura di un povero cristiano”(1968). Dal puntuale saggio emerge spesso, quanto lo scrittore abbia trasfuso nel corpo della narrazione una vena di sana ironia. Esposito ci fa inoltre notare come gli elementi cardine che compongono il fondale di molti racconti siloniani siano:“Fame e amore, fede e morte”. Silone, nato a Pescina il 1 maggio del 1900, fu influenzato dalla figura luminosa di Don Orione, come il prete riuscì a vedere il Cristo, nel volto sofferto dei poveri.

Ignazio l’aveva conosciuto in occasione del disastroso terremoto del gennaio 1915 , quando ancora adolescente perse la sua famiglia e fu costretto a interrompere gli studi.mIl ragazzo fu molto colpito dalla generosa solidarietà di questo sacerdote mite, straordinario, che lo portò con altri orfani nel suo Istituto di San Remo.

Con tale preziosa impronta, Silone decise ” di battersi per il riscatto degli oppressi” e da allora, la fede rappresentò un punto focale della sua vita, anche se amava definirsi “un cristiano senza Chiesa”. Altri valori fondamentali emergono dal processo creativo dell’autore, essi sono “ la dignità dell’intelligenza”, un alto senso della libertà e della giustizia, prerogative inalienabili che costituiscono per ogni uomo “un dovere e diritto”. Ma, poiché le Istituzioni preposte spesso non sono limpide nell’applicare la legge, sembra che la battaglia per ottenere una giustizia equa, generi più vinti che vincitori…come affiora dalle toccanti “ pagine dedicate all’assassinio di Berardo Viola, nell’ultima parte di “ Fontamara ”.

Infine, Vittoriano Esposito si sofferma sui danni provocati al cittadino inerme, dal clima persecutorio dei Tribunali Speciali, caratterizzati dagli opposti regime, Il valente critico ha il merito di esplorare, con tatto e limpida obbiettività, la spinosa questione del fratello Romolo e il delicatissimo problema che accusava Silone di essere un segreto informatore della Polizia di Stato.

Allo scrupoloso saggista preme altresì evidenziare “ciò che il romanziere pensa sul ruolo della classe intellettuale:- nella società moderna, dice, non esiste <>, cui possa riconoscersi <>”

L’onestà intellettuale dell’autore è determinante, infatti egli ha la responsabilità morale di influenzare i lettori con le sue storie e le sue personali convinzioni. Lo scrittore, in qualità di tutore spirituale, contribuisce alla corretta formazione dell’essere umano che, attraverso le sue pagine, può riflettere, maturare interiormente e prendere coscienza della propria dignità, che includa inviolabili diritti. Quindi le ideali virtù, come la libertà e la giustizia auspicate da Silone, hanno per il fruitore un ruolo non solo comunicativo, ma squisitamente educativo e di confront per potersi riappropriare della gerarchia dei valori e per superare, indenni, il disorientamento dei nostri babelici tempi.

Gli scenari scelti dallo scrittore pescinese, nell’imbastire le trame delle sue storie, appartengono al patrimonio tradizionale della terra natia e sono ambientatati nella cruda realtà dell’esistenza. I personaggi godono di una schietta umanità, ma hanno perso i necessari riferimenti spirituali, sono quindi immersi nel disagio sociale che da sempre mortifica i ceti più poveri.

Tale situazione di perenne ingiustizia, suscita negli animi esacerbati una sorda ribellione e alla massa di derelitti, mal pagati ed abbrutiti dalla miseria, rimane solo il sogno inappagato di un radicale cambiamento per un futuro migliore .

Il giudizio estetico e formale sulle opere degli autori spesso è mutevole e si evolve nel tempo .Taluni intellettuali asserviti al potere forse emergono più rapidamente di altri, ma tale rapida fama non ci garantisce che la loro qualità scritturale sia superiore a quella di molti autori meno conosciuti, spesso volutamente ignorati, lontani dalle accese dispute letterarie.

Al contrario della Francia, nazione in cui Silone ha subito raggiunto un lusinghiero successo, la nostra critica ufficiale ha voluto sovente notare, nei testi di Silone, alcuni  limiti formali, sia per l’impronta autobiografica dei suoi scritti, sia per la cifra stilistica ritenuta, a torto, schematica ed elementare.

Fra coloro che hanno valutato lo spessore delle opere del pescinese, ci piace ricordare il giudizio di Giuliano Manacorda, nel volume “Letteratura Italiana d’Oggi -1965-1985 “ – Editori Riuniti. Il critico aveva definito i romanzi siloniani “…opere a prevalente carattere di testimonianza autobiografica, in cui ( lo scrittore) era venuto svolgendo la sua duplice irregolare ideologia socialista e cristiana… ( Uscita di sicurezza, Vallecchi,1965, “L’Avventura di un povero cristiano, Mondadori 1968)”

Dopo tale diagnosi un po’ riduttiva, Manacorda aveva però segnalato che nel romanzo “Severina” ( uscito postumo e incompleto a quattro anni dalla morte, ossia nel 1982) , l’aver incentrato la figura di una donna, rispetto alle opere precedenti, “costituiva un fatto nuovo nella narrativa siloniana”.

Nel pregevole saggio di Vittoriano Esposito sono riportati numerosi contribute dei maggiori critici come Carlo Bo, Aldo Garosci, Giorgio Luti, Walter Mauro, Geno Pampaloni, Walter Pedullà, Leone Piccioni, Salvatore Valitutti ed altri autori.

Dai loro acuti giudizi, si comprende meglio il reale valore delle opere e le contrastanti motivazioni interiori che hanno determinato lo stile e l’ossatura portante dei romanzi.  Da parte sua, Vittoriano Esposito, conobbe personalmente il diletto scrittore, e ne indagò per lunghi anni, l’iter narrativo- esistenziale. Egli, pur ammettendo nelle drammatiche opere siloniane “una ruvidezza espressiva “ e l’innegabile influenza delle complesse vicende personali, lo ritiene dotato di uno stile innovatore che esamina e fa riflettere sulle profonde radici della sua cultura,

Il qualificato critico nella sua ampia analisi, considera Silone un testimone delle contraddizioni del suo tempo. Perciò le esperienze socio – affettive del narratore hanno arricchito e dato alle soluzioni letterarie, un taglio più vero e umano, ascrivibile ai modelli del realismo e del naturalism. Ma, il primato “dell’ etica” ed il valore universale di cui Silone è portatore, lo colloca tranquillamente “ sulla linea della narrativa europea più impegnata in direzione delle problematiche esistenziali”. L’interessante saggio, abbraccia un vasto percorso cognitivo sulla complessa figura di Silone, meriterebbe, da parte del recensore, un più rigoroso approfondimento

su ogni tematica sviluppata nell’opera.

Tuttavia è doveroso riconoscere che la competente testimonianza di Esposito sullo scrittore abruzzese, rimarrà un prezioso e fondamentale testo, per la storia della Letteratura Italiana.

Siena,anno 2003

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