Il menestrello del borgo

Creato il 24 luglio 2010 da Danidom57

Un menestrello dei nostri giorni profondamente, visceralmente legato alla sua terra di Sicilia e, soprattutto, alla sua città, Catania. Ma ancora di più Vincenzo Spampinato, da trent’anni sulla scena musicale si sente parte del suo quartiere, il Borgo…”se chiedete a qualcuno dov’è piazza Cavour vi dirà che non lo sa perché per i catanesi è il Borgo…”. E infatti ha iniziato il suo straordinario concerto al nuovo anfiteatro di Milo, ai piedi dell’Etna, ieri sera, proprio con “Ragazzi del Borgo” che ha cantato nuovamente anche in chiusura tra i tanti bis che il pubblico, attentissimo e partecipe, gli ha richiesto.

Spampinato era accompagnato, com’è ormai consuetudine, dalla “Piccola orchestra del sole”, un ensemble di giovani musicisti di ottimo livello che interagisce con lui in perfetta empatia, giocando musicalmente e facendo divertire perché, come dice Vincenzo, la musica è l’arte del sorriso, che deve trasmettere gioia. La “Piccola orchestra del sole” è diretta da Alessandro Strano e composta da Samantha Fidanza al violino, Valentina Spoto alla viola, Caterina Longhitano al violoncello, Patrizia Privitera al contrabbasso, Francesco Novecento alle tastiere, Edoardo Musumeci alla chitarra e Francesco Bazzano alle percussioni.

Durante la serata Spampinato, in scaletta, ha alternato sue composizioni più o meno “datate” come “Per Lucia”, “Bella e il mare”, “La tarantella di Socrate”, “Napoleone”, “Muddichedda” con un tributo a Modugno in “Amara terra mia”, duettando anche con lui grazie a un video e sovrapponendo la sua voce a quella del grande Mimmo, e un omaggio a Luigi Tenco nella struggente e delicata “Lontano lontano”. Non poteva mancare la più bella serenata in lingua siciliana “E vui durmiti” di Formisano.

Il grande dono di questo “giullare della musica” un po’ Peter Pan è la sua incredibile capacità di entrare subito in comunicazione col suo pubblico interagendo con battute ironiche, momenti di dolcezza, frasi in lingua siciliana e creando così un “fil rouge” tra artisti e spettatori che è percepibile, quasi palpabile.


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