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Il menù dell’Ultima Cena

Creato il 26 febbraio 2014 da Sarahscaparone @SarahScaparone

Prendi due archeologi specializzati nel cibo antico che ricostruiscono le abitudini alimentari di duemila anni fa in Palestina e una giornalista che assembla il quadro delle usanze alimentari di oggi per farle incontrare con quelle del passato. Eccoci, siamo noi: Generoso Urciuoli, Marta Berogno e la sottoscritta. Nel mese di aprile partiremo da Torino alla volta di un viaggio tra cibi e abitudini alimentari lungo millenni, attraverso un percorso che va a toccare luoghi simbolo del mondo antico come Tel Aviv, Tiberiade, Beit she’an, Nazareth, Cesarea, Haifa, Jiaffa, Gerusalemme. Un viaggio a tappe, alla scoperta di sapori autentici, con un continuo parallelismo tra le tendenze e le tipicità gastronomiche di oggi con quelle di duemila anni fa.

Il menù dell’Ultima Cena

Lo scopo di questa iniziativa è l’indagine sul Menù dell’Ultima Cena che prende forma nel progetto di divulgazione scientifica Archeoricette, di cui è ideatore l’archeologo torinese Generoso Urciuoli. Il progetto si prefigge, utilizzando il cibo come filtro interpretativo, di ricostruire le abitudini alimentari delle antiche civiltà oggetto d’indagine, dimostrando l’esistenza dell’arte culinaria ben prima del Medioevo e riproponendo spesso, quale risultato pratico delle indagini condotte, ricette antiche, in alcuni casi vere, cioè tramandate dalle fonti, in altri casi ricostruite con l’analisi del contesto.

Protagonisti di questa indagine in Palestina saranno piatti come Sabich, Shakshouka, Chamin o Rugelach, ma anche la ricerca di un loro omologo antico. Cibo povero e cibo per le mense nobili; cibo rituale e cibo quotidiano. Non a caso il viaggio e la ricerca storico-archologica si concluderanno a Gerusalemme  per ricostruire, in modo minuzioso e avvolto da un alone di mistero, I(L) Menù dell’Ultima Cena, di cui qui allego il video.

Archeoricette lavora sulla ricostruzione dell’arte culinaria appartenente a ciascuna civiltà oggetto di indagine che diventa un modello per tentare di illustrare, aldilà degli stereotipi o della conoscenza fornita dalla vulgata, una visione attendibile e coerente del mondo antico (mesopotamico, egizio, hittita, miceneo, minoico, persiano etrusco…) in merito al cibo. Vengono raccolti i dati forniti dalle diverse branche dell’archeologia e viene formulata l’ipotesi che l’arte culinaria e gastronomica esistesse già con una sua struttura all’interno della quale ogni elemento definisce il proprio significato, con la possibilità di analizzarlo e riconoscerlo.

Ogni singolo alimento viene interpretato come uno strato archeologico: da solo poco indicativo, ma affascinante se contestualizzato, non solo dal punto di vista delle coordinate cronologiche ma anche di quelle geografiche. Il cibo è a tutti gli effetti un manufatto, materia che ha subito una manipolazione, anche solo con la raccolta. L’alimento è al centro di un processo complesso che si realizza con molteplici azioni: conservazione, stoccaggio, trasporto, trasformazione, consumo e commercio, per citarne alcune; quindi il cibo è cultura materiale.

Il menù dell’Ultima Cena
Il menù dell’Ultima Cena
Il menù dell’Ultima Cena

Con questa premessa, l’archeologia della produzione diventa il primo dei “materiali” con cui sono state realizzate le fondazioni di Archeoricette. E qui si va a inserire la ricerca legata al Menù dell’Ultima Cena che si fonda su alcune certezze: Gesù e i suoi erano Ebrei, si consideravano Ebrei (forse i veri Ebrei) e seguivano la tradizione; il Cristianesimo è l’unica religione monoteista che non ha divieti alimentari (l’astensione dalla carne in alcuni giorni non può essere considerato un divieto); il quadro alimentare  variegato e ricco di Gerusalemme del I sec. a.C.

Ma esistono anche dei dubbi legati all’Ultima Cena: come ben si sa, il popolo eletto di Israele usò il cibo come elemento di differenziazione introducendo le prescrizioni alimentari per distinguersi dagli altri popoli del Vicino Oriente; Gesù e i suoi compirono un atto rivoluzionario riportando il cibo al suo valore di identità culturale universale abbattendole le prescrizioni esistenti? Su quella tavola che cena fu servita?

Proprio per rispondere a quest’ultima domanda stiamo lavorando sull’indagine archeo-enogastronomica che terminerà con il viaggio che da Tel Aviv ci porterà a Gerusalemme, dove il cibo è il protagonista principale.

Per sostenere la ricerca e il nostro viaggio abbiamo aperto una pagina per il crowdfundig che non è nient’altro se non un processo di finanziamento dal basso, capace di mobilitare persone e risorse per sostenere iniziative di altre persone od organizzazioni. Che ne dite, vi va di partire con noi e di darci una mano?



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