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Il Mercatino di Natale alternativo a Verona: idee giovani per la riscossa del made in Italy

Creato il 06 dicembre 2012 da Ilnazionale @ilNazionale
Il Mercatino di Natale alternativo a Verona: idee giovani per la riscossa del made in Italy

Locandina del “Mercatino di Natale alternativo” a Corte Gisella

6 DICEMBRE – Natale: tempo di mercatini, buone azioni e, perché no, anche idee innovative tanto in campo sociale quanto economico. I prossimi 15 e 16 dicembre Forte Gisella a Verona, nella zona di Santa Lucia, ospiterà un mercatino tutto nuovo ma soprattutto originale, che supporterà la produzione made in Italy delle piccole aziende del territorio e l’attività di alcuni enti no-profit. Si tratta di un mercatino natalizio alternativo perché, rispetto ad altri presenti in città nello stesso periodo, non offre al pubblico merci prodotte all’estero né merci che richiamano i mercatini esistenti nel nord-europa, i quali ricreano atmosfere poco o niente pertinenti con la tradizione veronese. Ciò fa però del mercatino un evento del tutto originale, con prodotti artigianali poco conosciuti ma innovativi, in quanto provenienti da aziende di dimensione contenuta e quindi spesso sconosciute al grande pubblico.

Tutto nasce dall’impegno di Federica Pasini e Alessandro Gornati nel dare vita a un’associazione senza scopo di lucro che rappresenta al contempo una scommessa e un incentivo a fare rete in un periodo in cui giornali e televisioni non parlano altro che di crisi economica, disoccupazione e scarso spirito d’iniziativa dei giovani.

Filiera Italia, questo il nome della nuova start-up, si prefigge infatti di promuovere i prodotti italiani creando una vera e propria rete di impresa tra i piccoli produttori aderenti, così da tutelarli nella loro dimensione artigianale pur senza assorbirli. “Ogni volta che io e la moglie di Alessandro andavamo a fare la spesa –precisa Federica- dovevamo trascorrere un sacco di tempo a leggere le varie etichette, così da capire la provenienza di ciò che stavamo acquistando. Allora ci siamo chieste perché non studiare dei corner appositi nei quali introdurre i prodotti che rispettano la nostra filiera produttiva, per dare a quest’ultima più visibilità garantendo allo stesso tempo anche le esigenze di sicurezza dei consumatori”. Si tratta quindi di una proposta che fa leva principalmente sul fatto che l’unione fa la forza e che serve sempre una certa attività di promozione. “Già Steve Jobs, ideatore di Apple, sottolineava che tagliare gli investimenti in marketing e comunicazione in tempi di crisi equivale a tagliare le ali ad un uccello che vuole volare. Abbiamo quindi cercato di rendere la nostra associazione un incubatore-raccoglitore di realtà diverse, strutturandole in una vera e propria rete d’impresa, così che i costi vengano suddivisi tra tutti i piccoli produttori che vi prendono parte, divenendo più accessibili per ciascuno”. Nella vita di ogni giorno; per ritagliarsi uno spazio sul mercato ci si scontra spesso con la necessità di sostenere spese troppo elevate e molte piccole aziende locali, da sole, non potrebbero mai farvi fronte. Con questa iniziativa invece, ognuno avrà la possibilità di rendersi più visibile, a patto di produrre rigorosamente “made in Italy”.

Federica lavora come dipendente di una società del gruppo Autostrada Brescia-Padova s.p.a. Dopo nove anni di impegno nelle dinamiche di problem-solving aziendale e, soprattutto, dopo lunga meditazione, ha deciso di chiedere un periodo di aspettativa per cimentarsi in questa nuova sfida. Come molti altri giovani poco più che trentenni, anche lei é sposata e mensilmente si trova ad affrontare con il marito il pagamento di bollette e quant’altro. Convinta tuttavia che un atteggiamento di apertura verso gli altri possa solo che favorire lo sviluppo sociale, “empatico” oltre che economico, ha deciso di mettersi in gioco con il socio Alessandro, oggi direttore generale, e con i preziosi collaboratori Emanuel Argentino e Daniele Moscogiuri. La forza di questo progetto, spiega, sta proprio nella collaborazione creata con i molti volontari che vi partecipano, soprattutto perché gli inizi sono stati impegnativi.

La difficoltà maggiore è stata scovare i produttori. “Ci siamo fatti forza con il passaparola di chi aveva già contatti utili nei vari settori –continua la direttrice esecutiva- Purtroppo ci troviamo in un periodo storico devastante ed è difficile che la gente si fidi. Sono tutti demoralizzati dalla crisi del sistema e, dopo averli contattati, era necessario recarsi personalmente da loro”. Eppure gli sforzi organizzativi sono stati già in parte ricompensati dalla scoperta che le piccole realtà imprenditoriali sono tutt’altro che estinte anzi, oggi più che mai, hanno molto da insegnare. “Ho sempre considerato la risorsa umana come la più grande risorsa al mondo e vedere il riscontro positivo delle persone mi ha dato molta soddisfazione. Vedere che in certi settori comincia ad esistere una forma di unione reciproca mi ha rincuorato”.

I concetti di produzione biologica, rispetto del territorio, riciclo, valorizzazione del lavoro artigianale diventano quindi essenziali in un’ottica di promozione della filiera italiana ma, al contempo, impongono il confronto con una filosofia di acquisto e -perché no- anche di vita, molto distante da quella della grande produzione. I centri commerciali diventano “vetrine sterili” nelle quali manca il contatto umano con il produttore. “Mi piace definirmi risvegliata in questo, perché rispetto a tre anni fa non faccio più la vita di routine che mi porterebbe ad uscire dall’ufficio per infilarmi in un centro commerciale a fare acquisti. Oltre che essere salutare; ciò è anche molto stimolante in quanto ogni giorno si fanno incontri nuovi”. Riguardo al successo economico, invece, va più cauta: “Alla nostra associazione non interessa sbancare e ottenere chissà quali guadagni quanto piuttosto coprire i costi vivi e dare a ogni cosa il suo giusto valore, aiutando chi ne ha bisogno. Facendo provare alle persone la bellezza di questo stile di vita e rendendole partecipi del progetto si mette in moto il cambiamento perché la scintilla iniziale infonde coraggio, sebbene in questi anni la crisi abbia schiacciato i produttori. Questa è la forza del fare le cose con passione”.

Organizzato con l’ausilio della parrocchia di Santa Lucia, in particolare del parroco Don Stefano, il mercatino vede anche un concorso a premi per stimolare le persone a partecipare, “chi più spende vince” è il motto, ma si tratterà di soldi ben spesi perché tutto andrà ai produttori italiani e alle associazioni presenti.

 

Silvia Dal Maso


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