Oggi sono andata al mercato a Campo Boario- il mercato delle erbe, per chi non è di Recanati- per comprare dei fiori, perché stasera ho ospiti.
E il pensiero s’incaglia sempre lì:
NON E’ POSSIBILE CHE IL COMUNE CI FACCIA FARE UN PARCHEGGIO.
O, almeno, questo è quello che avevo letto su Su la testa Recanati.
In un articolo di tempo fa si parlava di un progetto che prevedeva di trasformare il campo sportivo vecchio e il Campo Boario in parcheggi, il primo a più piani, il secondo con scala mobile.
1- E i soldi che mise Pepa- se mi sbaglio, mi corriggerete, come disse the Old Pope- per sistemare il campo sportivo, di cui il vecchio sindaco provò pure a prendersi il merito?
2- Non è perché l’hanno messa tanti paesi limitrofi, che dobbiamo farla pure noi la scala mobile. Sembra un po’ come la scala verso il nulla che si vedeva su una puntata dei Simpsons…per andare dove?
Al centro. A fare cosa? Shopping. AHAHAHAH!!!
Ma siete seri? Metà dei negozi sono chiusi- come molti cittadini hanno fatto notare più volte sul web-; l’altra metà è completamente inadeguata per concorrenzialità, capacità di soddisfare il cliente, soprattutto se non è una sua personale conoscenza, e appetibilità del prodotto o della sua presentazione.
Non è che perché girando tra i paesini delle colline vicine trovate lo stesso squallore che la cosa vada bene.
3- Il mercato di Campo Boario dove si sposterebbe? Ma lo capite che l’unica chance per il futuro di posti come il nostro è tenerci care le nostre peculiarità, immergendole nella modernità nel giusto modo?
Non si rende Recanati 2.0 mettendoci una marea di parcheggi, perché questo non attirerà più gente. E’ un’illusione da fachiri di terz’ordine.
Non saremmo mai concorrenziali mettedoci solo delle infrastrutture senza il contenuto. Valorizzare aspetti della città diversi dalla poesia- non riesco neanche a scriverla senza storcere la bocca, per quanto ne ho sopra i capelli-, mantenendo il carattere del paese medievale e attirando i turisti anche per altri aspetti.
Tipo: i bus piccoli vanno bene, ma, come ho già scritto, va fatta una campagna di sensibillazione ed educazione per farli utilizzare. Non richiede milioni. Ci sono molte forme di comunicazione low-budget, estremamente efficaci.
Dare vita ai diversi angoli della città. E spazio alle economie che funzionano.
Campo Boario il sabato è sempre frequentato, il mercato in generale- pur non avendo io i numeri in mano- rappresenta l’economia più viva della città. Valorizzatelo, non mortificatelo!
Il Campo Boario è anche molto bello esteticamente. Attrezzarlo, dare possibilità di creare appuntamenti anche durante la settimana, mettere delle coperture, se pur non subito definitive, abbellirlo, farne, insomma, un bel mercato caratteristico, dove trovano spazio i piccoli produttori diretti e, con il tempo, anche altre attività, sempre legate alle peculiarità del territorio.
Questo è un modo di valorizzare la ricchezza. Sapete quanto attrattivi i mercati per un turista? Andatevi a fare una ricerca su guide, o siti, per qualsiasi capitale europea: viene dato loro largo spazio, perché il turista ha, visitandoli, la sensazione di vivere la vera vita del luogo, e se ne va con la classica frase “Sarebbe stato bello aver affittato un appartamento, così venivamo a fare spesa qui e ci cucinavamo”. Questo è turismo!
Sapete quanto interessa davvero la poesia, e una targa vicino ad una panchina ai turisti reali, non quelli dei vostri sogni? Poco, davvero poco.
Il nostro paese può essere visitato anche solo perché è bello e perché saremo in grado di valorizzarlo bene e viverlo altrettanto, perché è un borgo medievale che fa sognare chi viene da una città moderna e tutta costruita nell’ultimo secolo.
No perché c’è nato Leopardi. Questo tipo di turismo è una fetta esigua e di passaggio, che si fa un giro quassù d’estate - se non si tratta di scuole o gite organizzate- e torna al mare a spendere i suoi soldi, perché qui, tranne la meta specifica, non abbiamo un cacchio da offrire.
E noi continuiamo a puntare solo su quella, e il resto lo cementifichiamo.
La cosa sarebbe ridicola, se non fosse estremamente triste.