Ed eccoci alla seconda puntata del Mercoledì degli Scatoloni. I consigli per gli scrittori tratti dai nostri Scatoloni in soffitta!
Oggi vi parleremo di…
Scena e Sommario
La spontaneità nella scrittura di testi narrativi è indubbiamente pregevole, perché conferisce freschezza al racconto, tuttavia esistono consigli che, senza nulla togliere alla spontaneità, aiutano a valorizzarla.
Una serie di consigli riguarda l’opposizione tra modi di riportare gli eventi che si può riassumere in:
Scena, mimesi, showing //contro// Sommario, diegesi, telling
Vediamo un po’ più da vicino questa opposizione di termini.
Prendiamo un evento semplicissimo e banale composto di queste fasi in ordine cronologico:
1) Corrado entra in cucina
2) prende una sedia
3) sale sulla sedia e prende un vasetto di marmellata
4) lo apre e ne mangia una parte
5) la mamma lo scopre
Prima di chiederci come raccontare questo evento, chiediamoci più o meno quanto tempo impiega Corrado a compiere le varie azioni. Posso immaginare due o tre minuti, considerando che voglia fare in fretta per non farsi scoprire.
Bene, adesso proviamo a raccontare il fatto:
Corrado va in cucina e mangia la marmellata del vasetto che sta sulla mensola. La mamma lo scopre e lo sgrida.
Quanto tempo s’impiega a leggere questa frase? Quattro o cinque secondi, non di più.
Perciò: evento (tre minuti) — racconto (cinque secondi)
Poiché il tempo del racconto (il discorso) è più breve del tempo dell’evento (fabula) si dice che la narrazione presenta un sommario (chiamato anche diegesi o telling, perché l’evento è stato “detto”).
Ora vediamo quest’altro modo di narrare lo stesso fatto:
Corrado si guarda intorno. Non c’è nessuno in vista, bene. Si avvicina cautamente alla porta della cucina, cercando di non far rumore. Gira pian piano la maniglia e apre la porta, poi la richiude dietro di sé. Una rapida occhiata alla mensola lo rassicura: il barattolo è ancora lì. Svelto corre al tavolo, afferra una sedia e la trascina vicino alla parete da cui sporge la mensola. Vi sale sopra e si allunga tutto per afferrare il vasetto.
Eccolo, è nelle sue mani. Il coperchio è duro da svitare, ma Corrado è forte e determinato. Stringe i denti e… Click! Il vasetto si apre!
V’infila dentro un dito e raccoglie un bella montagnetta di marmellata. Uhmm, che buona!
Corrado chiude gli occhi e lecca il dito, e lo succhia e lo risucchia, deliziato.
È una marmellata di fichi, quella che preferisce.
Un’altra ditata di nettare… e poi un’altra. La marmellata pare diventare più buona a ogni ditata.
A un certo punto si ferma e guarda il vasetto: all’interno il contenuto s’è dimezzato.
“Meglio che chiudo il vasetto e lo rimetto al suo posto” pensa. “La mamma non se ne accorgerà per un bel po’ di tempo e quando lo tirerà giù dalla mensola non si ricorderà più quanta marmellata ci aveva messo. E in ogni caso, messo alle strette, posso sempre dare la colpa alla nonna!”
Mentre Corrado è occupato in queste riflessioni, la porta della cucina si apre di scatto. Cielo, è la mamma! E lui ha ancora il vasetto in mano e la bocca tutta sporca!
— Mamma… io… io…
— Corrado! — grida la donna agitando i pugni nell’aria — Brutto ladruncolo! Adesso ti faccio vedere io la marmellata! Vieni, vieni che te la do io!
A leggere con espressione questo brano s’impiegano circa due minuti, siamo perciò molto più vicini al tempo dell’azione reale.
In questo caso: evento (due/tre minuti) — racconto (due minuti)
I tempi difficilmente possono coincidere, a meno di dilatare inopportunamente il discorso come si fa di solito nelle soap opera.
In ogni caso la narratologia informa che, quando i due tempi sono abbastanza simili, la narrazione è sviluppata nella modalità di scena.
A mio avviso non è tanto il rapporto dei tempi che si deve considerare, quanto il livello di dettaglio e la presenza di dialoghi riportati in forma diretta per stabilire se ci troviamo davanti a un sommario o a una scena.
Oggi si preferisce sviluppare maggiormente la scena che non il sommario, perché nella scena si tende a mostrare al lettore ciò che avviene (showing) e i dialoghi imitano il parlato (mimesi), mentre non è visto di buon occhio il sommario perché il narratore presenta i fatti riassunti e filtrati dal suo discorso (telling). Ciò è soprattutto evidente quando i dialoghi sono raccontati in modo indiretto (diegesi), anziché riportati per imitazione (mimesi), come fanno gli attori a teatro.
Anche se eventi raccontati mediante sommario sono in declino nella narrativa moderna, a vantaggio della scena, si consiglia di cercare un certo equilibrio nell’alternare sommari e scene, magari facendo in modo che i primi non si prolunghino troppo (dieci righe di sommario spesso rappresentano un limite).
Oltre alla scena e al sommario, la narratologia classica considera anche l’ellissi, l’estensione e la pausa.
Per non confondersi, teniamo presente che la descrizione degli ambienti e dei personaggi non rientra nel sommario e neppure nella scena, ma nella pausa. Sommario e scena si riferiscono maggiormente al riportare ciò che avviene, che non al descrivere ciò che c’è.
Teniamo però presente che queste distinzioni (scene, sommari, pause) indicano una prevalenza di questa o quella modalità narrativa, non certo una rigidità tale per cui in una scena non possa esserci una riga di sommario o una brevissima descrizione di quattro o cinque parole.
Per ulteriori approfondimenti su showing e telling date un’occhiata anche alla voce “show don’t tell” di questa discussione:
Tecniche da sfruttare
O al precedente articolo del Mercoledì degli Scatoloni.
Nella prossima puntata parleremo di Sospensione dell’incredulità e Cliffhanger! Continuate a seguirci!
Per Scena e Sommario si ringrazia:
Renato
Chi sonoSono uno scrittore per ragazzi e bambini che ritorna dopo un lungo viaggio in terra straniera.