La pubblicistica divulgativa più approssimativa, ideologica e ideologizzata ( di conseguenza distante dal vaglio della metodologia analitica scientifica) ci ha consegnato e ci sta consegnando il ritratto di un Meridione violentemente antiunitario e antisabaudo, in forza di un carburante culturale che trova e troverebbe il suo snodo e il suo principio in quella che viene presentata come una conquista e non come la realizzazione dei processi unitari, democratici e liberali nati nel XII secolo e sviluppatisi nel XIXesimo. Una ricognizione nel nostro passato, dimostrerà invece tutta l’infondatezza, l’ipocrisia e il dilettantismo di questo impianto argomentativo.
Se è infatti ben noto come le regioni meridionali fossero profondamente monarchiche (ad attestarlo, le percentuali plebiscitarie nelle consultazioni referendarie del 1946 e la presenza di sindaci legittimisti in città importanti come Napoli, Foggia, Taranto, ecc), la storiografia e la pubblicistica hanno però fatto calare un velo di silenzio ed oblio su alcuni eventi collocati nel 1946 e categoricamente esplicativi del legame tra il Sud e Casa Savoia.
Ma vediamo di che cosa si tratta
-manifestazioni filo-sabaude in tutto il Meridione . Il 6 giugno, A Napoli, una folla di monarchici (persone sempre sprovviste di un’organizzazione partitica) cerca di impedire la partenza di S.M Maria José e dei figli, imbracciando le armi.
-Taranto: tafferugli in Corso Archita tra i monarchici e i marinai repubblicani della S.Marco, alla fonda nel porto cittadino. 36 feriti in totale tra i civili, di cui 10 in gravissime condizioni.
-6 giugno: prima grande manifestazione monarchica a Napoli. Si hanno degli scontri e un militante fedele alla corona, Ciro de Martino, muore a seguito dell’esplosione di un ordigno
- 7 giugno: sempre a Napoli, una manifestazione oceanica dei monarchici sfocia nel sangue, con la morte (accidentale) di un ausiliario di polizia, Alfonso Proto, e di quella di un giovane monarchico, il 16enne Carlo Russo, assassinato da una raffica di mitra mentre cercava di andare pacificamente incontro ai celerini avvolto dalla bandiera con lo stemma sabaudo
-9 giugno: un altro giovane monarchico, Gaetano D’Alesandro, viene ammazzato a colpi di mitra per aver accusato gli ausiliari della morte di Russo (stava ritornando dalle esequie del ragazzo)
-nuovo corteo monarchico a Napoli: i legittimisti si raccolgono in Via Medina, dove ha la sua sede provinciale il PCI. Alcuni attivisti fedeli alla Corona tentano di rimuovere la bandiera senza stemma sabaudo posta sul pennone della sede comunista e parte la rappresaglia armata degli ausiliari. Sul selciato rimangono 9 persone. I feriti saranno 150.
Dell’episodio sarà ritenuto diretto responsabile Amendola,. Arrestato dagli angloamericani, verrà successivamente rilasciato, sotto pressione del Governo italiano.-
Arché della rivendicazione monarchica erano i sospetti di brogli perpetrati dal ministro di Grazia e Giustizia, Togliatti, e da quello dell’ Interno (Romita), accusati di aver “gonfiato” il numero degli elettori in modo da assorbire il disavanzo repubblicano e di voler impedire il riconteggio delle schede.
Ma c’è di più: alle elezioni siciliane del 20 aprile 1947, il Fronte Popolare (comunisti e socialisti) decide di utilizzare nel suo simbolo l’immagine di Giuseppe Garibaldi, nel tentativo di attirare maggiori consensi. Il cartello socialista e comunista otterrà un risultato epocale: 742.449 voti rispetto ai 508.390 del 2 giugno 1946. Un balzo dal 26,58 %al 37, 19 %, tanto è vero che la dirigenza decise di adottare il simbolo con il volto dell’ Eroe dei Due mondi anche per le successive consultazioni politiche, quelle del 1948. Strano se si considera come, per Aprile ed i suoi epigoni, Garibaldi sarebbe visto e “ricordato” come assassino e tagliaborse.
La storia è il fatto; la storiografia ne è la ricostruzione. Non c’è e non deve esserci spazio per chi non ha equilibrio e ponderazione.