Il sorprendente reportage di Antonello Sedda sul sottobosco del collezionismo d’armi in Sardegna.
Molto più diffuso di quanto si possa immaginare, il fenomeno del collezionismo d’armi clandestino, affidato allo sguardo lucido e talvolta ironico di Antonello Sedda nel coraggioso work in progress iniziato due anni fa, diventa lo scottante tema della personale d’esordio. Mitragliatrici, calashnikov, pistole, coltelli, munizioni e residuati bellici in bella mostra su tavoli o letti, spesso in ambienti domestici del tutto insospettabili, frutto della passione e del fanatismo di collezionisti invisibili, sono tradotti magistralmente in immagini dalla parvenza innocua, quasi rassicurante. Tra le mani di personaggi in tenuta da guerra fieri di ostentare i preziosi cimeli o grottescamente mascherati nell’atto di iniziare una sfida.
Una ricognizione sul territorio del nord Sardegna che lascia sgomenti per espansione e devozione, per la manutenzione puntuale e attenta che diventa rito e le trasforma in oggetti di culto, pronti ad essere utilizzati nelle gare di tiro a segno, rigorosamente da individui di sesso maschile. Ma che soprattutto induce alla riflessione di quanto gli USA non siamo (purtroppo) così lontani.