Maurizio de Giovanni sperimenta la sua scrittura su una serie di romanzi gialli molto diversa da quella dedicata al commissario Ricciardi: la mesta, pacata tristezza della collana ambientata nel ventennio fascista si stempera, qui, nel rigore della scrittura e nei sentimenti, forti e quasi virulenti, di Giuseppe Lojacono, ispettore di Polizia appena arrivato dalla Sicilia, carico di dolore e di una rabbia bruciante.
De Giovanni concepisce il libro come un climax di tensione che culmina, in un crescendo parossistico, in un finale che fa digrignare i denti e rileggere velocemente le ultime pagine, sperando di aver capito male. Il metodo del coccodrillo è un romanzo costruito in maniera intelligente, in cui i dettagli si accumulano costruendo una trama gialla inattaccabile.
Il personaggio di Lojacono è reale e credibile, la sua voglia di ribellarsi a quella che appare un’ingiustizia forza le sue parole mostrandosi chiara nella volontà di riscattarsi con il lavoro, senza concedere nulla a nessuno. La città di Napoli, come sempre nei romanzi di de Giovanni, da mero contorno della vicenda diventa un elemento fondamentale della storia.
Il romanzo è il primo della serie dedicata dall’autore ai bastardi di Pizzofalcone. Il terzo volume, Buio, è da pochi giorni in libreria: io, di certo, non me lo perderò.
Maria Di Piazza
Maurizio de Giovanni, Il metodo del coccodrillo, Oscar Mondadori, 2012, pp. 252, € 10,00