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Il microcosmo a più mani dei "ritratti di ringhiera"

Da Ivnc @elisabarindelli
microcosmo mani Già in passato l'Androide ha recensito iniziative poetiche, letterarie ed artistiche in generale.
Questa volta, tocca ai "ritratti di ringhiera": idea originale e affascinante, di Unarosaverde.
Il suo omonimo blog, "unarosaverde: i pensieri di un fiore invisibile", è una lettura decisamente consigliata.
Cosa sono  i "Ritratti di ringhiera"? Come è nata l'idea?L’idea è nata proprio per caso. Qualche settimana fa, mentre ero a casa in convalescenza, Franco mi ha mandato un suo racconto. Così, tanto per tenermi impegnata. 
A me "Il Butìglie" è piaciuto subito. La storia di quest’omino strano, che si occupava di un’antesignana raccolta del vetro, raccontata attraverso gli occhi di un ragazzino che viveva in una casa di ringhiera all’inizio degli anni sessanta, mi è sembrata molto poetica. Franco, nel suo tempo libero, è un artista: pittore e scultore, principalmente. Ogni tanto mi faccio insegnare da lui a modellare animali con il Didò (io sono negata) o gli commissiono quadri e disegni che, naturalmente, poi non gli pago. Quella della scrittura è una svolta recente nella sua produzione creativa, cui intende dedicarsi a tempo pieno a breve, non appena andrà in pensione, dopo aver scontato l'"anno di silvio". 
Ovviamente mi sono appropriata pure del racconto e l’ho postato sul blog. Mentre lo rileggevo, insieme al Butìglie e al ragazzino, nella mia immaginazione hanno preso forma tutti gli altri personaggi della casa: quelli che gli chiedevano le bottiglie per travasare il vino dalle damigiane, il Gino che se ne stava a guardare la moglie uccisa, i ragazzini del cortile. Il Butìglie si muoveva in un piccolo universo popolato. Così il giorno dopo ho detto a Franco: “e se raccontassimo anche le storie degli altri inquilini della casa? E se non fossero solo quelli che ci immaginiamo noi, creature del nostro entroterra locale e delle nostre tradizioni ma anche quelli creati da persone che sono state influenzate da esperienze diverse in altri luoghi d’Italia? Quanti personaggi potrebbero nascere?” E così ha preso forma la proposta di una serie di racconti di scrittura collettiva.
E, naturalmente, anche la richiesta fatta all'artista, per ora rimasta inesaudita, di uno schizzo della casa di ringhiera!
Qual è l'atmosfera che vorresti creare con questo progetto? Che sensazioni vorresti dare ai lettori dei racconti?Una casa di ringhiera, nel mio immaginario, è un microcosmo: vivono, abitano, muoiono, litigano, si innamorano, traslocano persone con caratteri diversi. Ognuno ha un mestiere, una piccola o grande storia da raccontare, spesso, un soprannome. E’ uno spaccato di mondo, un luogo in cui il moderno concetto di privacy è inesistente e tutti si fanno inevitabilmente i fatti dagli altri, volente o nolente. 
E’ anche un luogo in cui è meno facile essere o sentirsi soli e la dimensione personale delle tragedie si stempera, tra i dolori collettivi, così come l’allegria si ingigantisce, perché condivisa. E’ un luogo in cui i bambini giocano ancora nel cortile a pallone, ad elastico, a nascondino e rompono i vetri ma nessuno appende cartelli per proibirne gli schiamazzi. E’ un luogo in cui, a volte, nell’androne delle scale si sente odore di pipì di gatto e minestrone. E’ un luogo in cui tutti si affacciano dai terrazzini quando la ragazza che si sposa si incammina verso la chiesa. 
Mi piacerebbe leggere le storie di questi personaggi e di quegli altri, che io non immagino, ma che so che esistono.
Wikipedia dice, sulla letteratura minimalista: "Gli autori minimalisti preferiscono lasciare al contesto il ruolo di definire il significato. Ci si aspetta che i lettori prendano parte alla creazione della storia, che scelgano da che parte stare in base a indizi obliqui e innuendo. I personaggi di romanzi e storie minimalisti tendono ad essere piuttosto normali."  Anche nei "Ritratti di ringhiera" vorresti accadesse questo? Per me scrittura minimalista significa Anne Tyler. I suoi romanzi sono, di solito, popolati da persone normali, le cui vite non sono attraversate da eventi eccezionali. Si parla di noi, della maggior parte degli esseri umani, che attraversano la propria esistenza facendo cose comuni, lontano dallo sguardo dei riflettori e ponendosi le stesse domande sul senso della vita a qualunque latitudine si trovino. Il linguaggio della Tyler è essenziale, eppure su di me ha una forza di attrazione immensa: dopo poche righe io entro nel suo mondo. Scrivere di avventure, di mirabolanti imprese, di scandali, di fantastico è difficile. Tenere il lettore incollato scrivendo di piccole vite è difficilissimo.
Una casa di ringhiera è abitata da tante persone con caratteri diversi: un racconto in stile minimalista può essere perfetto per il tranquillo inquilino del terzo piano ma non adattarsi per nulla per descrivere il vivace ortolano che ha bottega a pianterreno. Non ci sono vincoli di stile, di registro linguistico, di punti di vista. Per chi scrive, una casa di ringhiera è democratica per sua stessa natura. Per chi legge, non c’è una parte giusta da cui stare: ci sarà sempre chi capirà l’inarrestabile signora Adele, che suona il piano nell’ora del riposo e chi si schiererà dalla parte del nervoso del quarto piano che si lamenta della cosa in continuazione. Ma nessuno dei due ha torto o ha ragione. Siamo noi che ascoltiamo le loro storie e le confrontiamo con la nostra che decidiamo, in privato, i nostri gusti e disgusti.
L’unico vincolo che ho imposto è quello di ambientare il racconto in una località vicina ad un fiume o ad un lago e negli anni sessanta, : chi non li ha vissuti, come me, può far ricorso alla fantasia, chi li ha attraversati aggiungerà un contributo prezioso. Quando la sorella di Franco ha letto il racconto gli ha detto: “Io però il Butìglie non me lo ricordo”. Questo è l’unico obiettivo dei “Ritratti di ringhiera”: creare storie verosimili, in un contesto immaginato, nel quale il ricordo sconfina con la fantasia e in cui capita che le storie, passando di bocca in bocca, si arricchiscano di colore e particolari inventati.
Chi può partecipare e come?
Chiunque abbia voglia. Chiunque abbia un abitante della casa sulla punta della matita o tra i tasti del computer che reclama spazio per raccontare la propria storia. I racconti vanno inviati a [email protected] e saranno pubblicati sul blog.Per ringraziare tutti coloro che parteciperanno, ogni dieci racconti pubblicati, esclusi i nostri, estrarrò il vincitore di un libro. Per i primi dieci il libro è l'ultimo pubblicato di Anne Tyler, "Una vita allo sbando" e per ora i criteri di selezione sono: commenti e rating dei lettori e gusti e disgusti di Franco e miei.
Image: 'Ombre'

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