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Il Mighela

Creato il 18 febbraio 2011 da Ippaso

Dopo aver pubblicato la storia de LA SPUTACI, ecco a voi un secondo racconto de LA FENICE RISORTA. Buona lettura.


Si vantava di aver bevuto nella vita, conti alla mano, quasi cinque autocisterne di vino. Non si può dire che fosse facile incontrare il “MIGHELA” sobrio per le vie della città il tardo pomeriggio, la notte e pure la mattina. Era il più grande frequentatore delle “mescite del vino”, luoghi al tempo molto frequentati. La camminata malferma, il naso da pugile che si toccava in continuazione nell’espressione di “in guardia”, la sua rabbia contro i “grattigiani”, ne facevano un personaggio preso di mira da tutti. Finiva sempre a moccoli e ad innocui tentativi di aggressione con l’immancabile offerta di spiccioli per un altro bicchiere. Di lui famosa è rimasta la frase con la quale lo salutavano: “MIGHELA, chiudi la bocca sennò prendi l’aceto”. Oppure quando tentava di tornare alla Pia Casa, lo trovavano appoggiato ad un lampione: MIGHELA, chi aspetti? Ma se è vero che il mondo gira, la casa deve passare di qui.



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