Magazine Calcio

Il Milan 2011

Creato il 08 febbraio 2011 da Gianclint

 

-Determinanti e determinati: la differenza tra avere un’identità e subirla- 

Il Milan 2011: cosa determinerà la vittoria finale

L'unità del gruppo, il recupero della propria identità: attraverso questo il Milan potrà lottare per il successo

 

Ogni squadra, ogni formazione ha l’orgoglio dei propri mezzi, della propria appartenenza. Lo scontro su questo terreno tra le pretendenti al titolo determina un bel niente, secondo me. Determina la vittoria finale quanto le società investono differentemente nel progetto tecnico, quanto meno sbagliano, quanto più l’allenatore può permettersi il lusso di sbagliare, e non di inventare qualcosa. 

Se è l’armonia di gioco che facilita la conquista di un’identità di squadra -bella o brutta che sia-, alla fine vince chi nello scontrarsi in campo con le avversarie risulta essere più forte malgrado infortuni, cali di forma, errori arbitrali sfavorevoli. Non c’è ombra di romanticismo in questo, lo so, ma la concretezza di chi ricorda da Milanista come e perché si vince… anche a dispetto dei santi. Il Milan non è la Juventus, vincente per accezione divina, né l’Inter che lo diventa per isterico capriccio. Il Milan è roba da uomini… 

Altro c’è, altro sta per tornare: qualcosa di ben più concreto e reale. Mai ho visto vincere con la forza delle idee una gara di calcio, da nessuno, men che meno dal Milan più amato di tutti i tempi, quello di Sacchi che, al contrario, è morto quando la sua filosofia ha prevaricato le concrete necessità di chi andava in campo: i calciatori bravi, i Campioni. 

“Il Milan vincerà questo Scudetto”, sicuro, nella misura in cui ritroverà i giocatori che lo hanno portato ad avere un’identità: quella di squadra tecnica che si prende comunque il disturbo di non accontentarsi di sé, ma va a prendere palla all’avversario fin a ridosso della sua porta. 

L’effetto delle assenze è a cascata: è negli spazi che la squadra tecnica sa anche emergere per qualità di immediata costruzione, è negli spazi stretti che fa valere la sua maggiore capacità di trattare la palla “pulita”. Dopo la sosta non è più così, poiché è la squadra avversariache rincula, invitandoci esplicitamente in avanti, non la presenza di Nesta che tiene le distanze corte con la prima punta; perché Van Bommel deve proteggere una linea che presenta un 34enne cui non si può mettere campo alle spalle, e si schiaccia; perché Robinho sbaglia giocate tecniche per un utilizzo forzato; perché Ibra è molto più permeabile di quanto non si creda e “sente” attorno a sé il nervosismo della squadra; perché Pato -un cecchino-, pensa troppo e veste i panni dell’attaccante generoso che non è. 

Il mondo volge al contrario allora, se il miglior giocatore in rosa per media gol inizia ad essere richiamato dalla critica a ricercare una coralità nel gioco dispensando  palloni che avrebbe dovuto indirizzare in porta fino al giorno prima, pena appiccicargli l’etichetta d’egoista (insopportabile per una punta…)

Il Milan 2011: cosa determinerà la vittoria finale

Pirlo e Boateng: mai come in questo momento al Milan servono le loro qualità di tecnica e forza per ritrovare una propria dimensione in campo.

 

Se ogni squadra è composta da un undici che ne determina le fortune, beh, questo Milan ha bisogno di tutti i suoi effettivi un pò di più degli altri: la balla dell’Ibra-dipendenza la lasciamo ad altri, ché più chiaro di quanto si è visto in campo nell’ultimo mese di calcio si muore. Il Milan dipende da Ibra, e Ibra dipende dai suoi compagni. Anche da Pato, e mica viceversa… che vorremmo davvero crederci alla storiella da salone da barbiere che sbaglia sempre solo uno, vero? Si sbaglia in due. 

A questo Milan non serve molto altro se non la sostanza concreta dei suoi interpreti: di tutti quanti, anche Seedorf, se potrà fare rifiatare Robinho per un giro (nulla più)… Non ho mai visto un Milan così lontano da idee filosofiche da Almanacco del Giorno Dopo, dal “Pane, amore e fantasia”, dove anche le sconfitte sembravano finte tanto da far ammattire ancora di più, dove l’abilità del tecnico c’entrava nulla. Se il Milan perderà il primato in classifica, la sconfitta avrà un gusto diverso, acre, ma vero e nostro, reale… non prestato. 

Da qui, dall’ultimo avamposto della comunicazione, non ci sognamo neanche di appisolarci sul cuscino comodo di quelli bravi a posteriori, di quelli che “lo avevamo detto quando tutto andava bene”. Dei problemi che aveva il Milan ne scrivevamo dopo Napoli, Bari, Fiorentina, Inter, Palermo, Brescia, Bologna, Sampdoria… mbeh, inizieremo a farci le pugnette a vocendda mica?! Acuite dalle assenze che hanno impedito di correggere e sviluppare un’identità che resta visibile e netta, le lacune restano allo stesso modo identiche oggi.  Già ci siamo misurati con le stesse problematiche di gioco e campo e qualcosa il Milan è stato capace di combinare anche con una rosa meno ricca.  

Proseguiremo piuttosto nel nostro discorso di attenta valutazione di chi e di cosa potrà darci e farci fare la differenza in campo: mettere a fuoco l’identità del Milan in campo quale esempio tecnico e agonistico sarà sempre al centro del nostro discorso. Mica palle.

Share


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :