-Senza Pato e senza Pirlo: flussi di gioco, profondità offensiva, posizionamento dei centrocampisti in uscita-
Prima del trittico che ci ha portato a Genova, Mister Allegri: “Stiamo troppo vicini alla palla […] Questo sminuisce le caratteristiche dei nostri giocatori”. Giocatori, non uno solo, quindi: e, se l’uomo che più è compromesso da questo atteggiamento è Ibra, il fondamento su cui si basa il ragionamento è Robinho.
Robinho sorridente: a Genova sempre più dentro al gioco offensivo del Milan.
Robinho è davvero il nostro “uomo ovunque”, ma la sua naturalezza nella corsa, il dinamismo, lo portano più al servizio in appoggio al centrocampo, e finisce per farci perdere maggiori opportunità nello sviluppo del gioco offensivo, meno a Genova dove ha agito più avanti: se manca Pato nessuno attacca la profondità dietro alla linea; non Seedorf -se non sul gioco di sponda di Ibra… sempre lui-; non Ronaldinho che -aldilà dello scarso impiego-, a volte pare si faccia un vezzo di giocare la rifinitura anche quando lo spazio da attaccare ci sarebbe -per caratteristiche… e forse altro-.
Dal punto di vista che ci interessa portare all’attenzione degli amici e dei nostri lettori, abbiamo osservato dalla nostra abituale prospettiva, quella tattica, non i numeri di passaggi ricevuti e fatti, quanto piuttosto i flussi di gioco e le posizioni in cui essi vengono ricevuti e dopo quanti tocchi.
Non sorprende che il gioco offensivo si sviluppa per vie centrali, con Ibrahimovic che “chiama” visivamente il pallone, quanto il fatto che nella ricezione dei passaggi (da uno a due tocchi, non di più), Robinho riceva per lo più la palla in una posizione da centrocampista; con Seedorf che va a surrogare spesso quella della prima punta (!), con Ibrahimovic chiamato a svariare per ricevere, costruire e rifinire… MAI nessuno sgravio per lui né fisico né mentale.
Adottando un modulo del genere, sappiamo tutti bene come la figura del trequartista sia quella fondamentale per svilupparne il calcio che la sua strutturazione “porta in dote”. E questo a noi manca, un rifinitore dalle caratteristiche complete per il ruolo: con Pato fuori, Binho non gioca più la trequarti, Seedorf ha trentaquattro anni con pregi “una tantum” e tutti i suoi limiti anagrafici e “di cultura calcistica” per sviluppare appieno la posizione -se dà copertura, non dà assist; se lo fa perde in mobilità e si limita al disturbo del regista avversario… della sua “vena” sotto porta poco troviamo da dire senza pensare di essere ingenerosi-.
Anche a Genova lo si è visto: momento “di bassa” della squadra, non un centrocampista chiamava palla -chi sa tenerla e abbassare il ritmo quando serve?-, ed i difensori non si fidavano a cercare l’uscita bassa sul trio di mediani -preferiscono coinvolgere il portiere…- Se l’assenza di Pato pesa eccome davanti -per sbocchi e costante preoccupazione per l’avversario-, la mancanza di Pirlo -regista, rifinitore…-, si è sentita in questo: nella gestione della palla, nel mandare fuori-giri il pressing della Samp -… e del Palermo, della Fiorentina, dell’Auxerre-, anche “chiamando” su di sé due o più avversari. Manca chi… “si fa dare la palla”, “l’uomo di fiducia” per i compagni: mancava quando si è vinto e pure sabato… aldilà del risultato, quindi.
Meglio si deve fare nello sviluppare il gioco pur giocando con tre mediani, che come mestiere non fanno certo gli accentratori di palloni, quanto un metodista al contrario sa e deve fare: di che necessita Ambrosini -comunque bravo-, per non perdere e recuperare e perdere ancora la palla nel giro di un minuto?; e Gattuso, che pare giochi in un vicolo largo un metro -solo palle diritte e scontate-? Di qualcuno che gli porti via gli occhi di dosso degli avversari, chiaro… ma soprattutto della collaborazione dei compagni; …non sempre si può cercare col retropassaggio Nesta e T.Silva per far partire la costruzione, infatti.Collaborazione non vuol dire “farsi portare a spasso dove vuole l’avversario” -vero Boateng?-, ma semplicemente posizionarsi in maniera corretta per facilitare l’uscita del pallone, guardare e farsi vedere dal compagno che ne ha il possesso; permettemi, tornare ragazzini… riscoprire “le regole” -che esistono- per gestire di squadra la situazione, non affidarsi alle capacità di un solo compagno straordinariamente dotato come di solito è chi gioca da regista -anche perché non sempre giocherà per farci sentire più sicuri di noi stessi-
Farò un esempio banale, ma di certo chiaro: in assenza del centrale di centrocampo, pure i terzini sono coinvolti nella prima fase di costruzione dell’azione. Prendiamo Abate: bravissimo a Genova come ad Auxerre… a chi segue le partite con occhio particolare per l’armonia della squadra, non saranno sfuggiti due errori in fase di uscita da parte del biondo terzino. Due palle diritte: non è Abate che sbaglia, ma “chi chiama” il passaggio in quel modo.
In mancanza di un metodista di ruolo ancora di più sarà necessario mettersi al servizio dei compagni, senza affidarsi all'improvvisazione.
Qui non interessa a nessuno scendere troppo nello specifico -e già ho esagerato, e mi scuso-: ma i compagni più vicini al possesso si dovranno posizionare per ricevere DIAGONALMENTE il pallone, quelli delle linee “più offensive” verticalmente.
Ambrosini vive questa difficoltà, quella di dovere gestire la palla “da solo”: non è nelle sue caratteristiche e proprio per questo, così come per Pirlo si chiama una maggior movimento senza palla dei terzini, per lui si richiederà una collaborazione che semplifichi la sua giocata in uscita, ovvero un allargamento degli altri due compagni di centrocampo, non una vicinanza che porta a facilitare la pressione all’avversario.
Ambrosini e Gattuso han lanciato segnali significativi che non erano sfuggiti: “Pirlo manca, Pirlo qui e Pirlo là…”. La difficoltà l’avevamo già notata -aldilà dei punti o dei non punti-, …non ci sono “fortini” da difendere strenuamente, né ricette preconfezionate, né pensare che una formula sia definitiva per arrivare a qualcosa -che è… chimica?-: responsabilità allora, fiducia reciproca, umiltà e lavorare insieme… non c’è nessun cerchio da far quadrare, ma una palla da fare correre… una completezza di gioco da esprimere… che si può e si deve trovare.