Io di mercato non capisco nulla. E neanche di calcio, evidentemente. A meno che non si parli di ortofrutta e di formaggi. Tra le altre disgrazie, mi è pure capitato di tifare per il Milan. Non capisco nulla, perché la prima volta che ho fatto l’abbonamento a San Siro in terzo anello (sopra la curva, non dentro, ci tengo a precisarlo) è coincisa con l’anno funesto del ritorno alla vittoria della Giuventus, anzi della Juven come dicevano molti coetanei ai tempi della mia infanzia sicula già segnata dall’avvento del trio olandese. Perché noi abbiamo avuto il trio, loro la triade. E quegli altri avevano Facchetti come numero 3 (e noi Maldini, idolo personale anche perché inviso alla curva).
Ecco, considerando che nel mio milanismo annovero pure la rivendicazione orgogliosa dello scudetto proletario del 1999, non mi imbarazza la B – il vero tifoso del Milan si faceva le trasferte a Cava de’ Tirreni e non piagnucolava troppo, a differenza di altri – e anzi appartengo alla ristrettissima schiera, quasi un’élite di malati di mente, che ai tempi di Calciopoli persino invocava la retrocessione (speravo portasse con sé la fuga ignominiosa della dirigenza), ecco, essendo io un milanista così, dire cosa penso del mercato del Milan mi attirerà il disprezzo profondo non degli interisti o juventini ma dei miei stessi compari rossoneri.
Le ultime settimane sono state quelle degli addii, dei mezzi arrivederci, di qualche lacrimuccia, qualcuna pure fuori luogo. Ringhio, Dio Sandro Nesta, Superpippo. Fa bene Nesta a provare un calcio, come quello Usa, meno dispendioso, in un nuovo mercato interessante. Almeno ha il buon gusto di non svernare nei Paesi arabi. Quelle pratiche lasciamole ad altri difensori ex campioni. Pippo è immortale. Ricordo che il mio milanismo vacillò al suo arrivo: troppo juventino, troppo negazione del bel calcio. Poi però, siccome sono uno scarpone pure io, l’idea che il calcio si giochi anche con l’entusiasmo e la grinta e non solo con la tecnica sopraffina (d’altronde non tutti possono permettersi “fenomeni” – cit. – come Vidal) mi ha fatto riscoprire la grandezza di uno che è diventato milanista davvero. E ha lasciato con un grandissimo gol, di quelli che per intenderci avrebbe dovuto fare… non so chi, nelle intenzioni di società e tecnico. Spero proprio che trovi una squadra che faccia le Coppe, così qualcuno si renderà conto dell’errore. L’errore non di averlo lasciato andar via, ma di non averlo utilizzato quest’anno. Che poi non è stato utilizzato molto neanche El Shaarawy, e allora qualcuno mi dovrà spiegare quanto dovrà durare ancora la dittatura di Ibrahimovic sull’attacco rossonero. Sì, dittatura. Questa squadra farebbe bene a pensare presto a venderlo, tanto se ne andrà prima o poi. Certe volte mi ricorda il Berbatov in nazionale bulgara: talmente pieno di sé che se sbaglia uno stop i compagni gli chiedono scusa per aver sbagliato il passaggio. Tra l’entusiasmo infinito di Pippo, la freschezza del Faraone e l’arroganza di Ibra, mi sa che ci toccherà optare ancora una volta sui muscoli fragili di Pato. Vabbè.
Ma il problema vero di questa squadra – dottore Galliano, le assicuro che si vedeva benissimo pure dalla piccionaia del terzo anello – è il centrocampo. E il mercato dovrebbe andare in questa direzione. Ringhio lascia. Oddio, dramma. Eh già, perché il Milan ha perso (anzi, non ha vinto) lo scudetto perché è mancato Gattuso, e con lui il poco pretenzioso Flamini. Certo certo, ecco perché abbiamo perso. Scemo io che pensavo fosse colpa della cessione di Pirlo e della sconsiderata convinzione che Van Bommel fosse il campione che dovesse costruire il gioco e regalarci genio e visione (Van Bommel?!??!?!). Lo so, il milanista medio quest’anno lo ha idolatrato, l’olandese che non c’entra un Pirlo con i tulipani del passato. E su di lui si sono persino spese lacrimucce e parole commosse. Un anno e mezzo e l’hanno innalzato agli onori del senato dello spogliatoio. Caligola nominò un cavallo, il Milan un fabbro. Pirlo non voleva accettare la riduzione dell’ingaggio, però non è stato un problema tenere giocatori finiti da almeno un triennio e tutto tranne che economici. Quando andò via Carlo (Carlo è uno, il cognome è superfluo) Pirlo e Seedorf sarebbero stati suoi perfetti compagni di viaggio verso Londra. E sarebbe arrivato anche qualche soldino. Ma d’altra parte Pirlo era finito… E in uscita prima o poi anche Thiago Silva se ne andrà.
Ora, i nomi del “futuro”. Il giovane Merkel, in comproprietà con il Genoa, non hanno intenzione di tenerlo. tanto c’è abbandanza a centrocampo, pare. Soprattutto dopo il rinnovo di capitan (dopo Baresi e Maldini…) Ambrosini. A Flamini propongono una riduzione dell’ingaggio, e lui, povero macellaio marsigliese, non è convinto. E nonostante sia stato fatto di tutto per non costringersi a riscattare Aquilani, ecco che nel calderone di Galliani si torna a parlare di lui. Poi i nomi nuovi, alcuni molto nuovi, cioè ignoti. Bakaye Traorè è già del Milan. Chi??? Centrocampista arrivato dal Nancy in scadenza di contratto. Usato sicuro e garantito. Ma poi, garantito da chi? Arriva pure Montolivo, che da juventini convinti della grandezza di Pepe ho sentito soprannominare Mosciolivo (faceva coppia con Pippardino). Quello che faceva ironie su Nocerino e ora ci giocherà insieme. Nocerino, il colpo di c…oda del calciomercato 2011. Poi si parla di Sahin, poco utilizzato da Mourinho a Madrid, su cui c’è anche l’Inter. Buono, l’ex Borussia Dortmund, ma siccome dalle parti di Milanello si fissano, l’altro nome caldo è tale Strootman, panchinaro della nazionale olandese. Dicono sia l’erede di Van Bommel: ecco, solo per questo lo eviterei. Poi Salomon Kalou e persino il portiere Wiese, che sono in scadenza di contratto. E Dossena del Napoli, che ad Anfield ricordano ancora come una delle peggiori vigliaccate fatte dall’Italia nei confronti dell’Inghilterra, dopo le giravolte belliche e Taibi al Manchester United. Galliani poi dice che sui terzini siamo a posto così, con Antonini e Mesbah e i rientri di Taiwo e Didac Vilà. Peccato che non c’è più Zambrotta, mi viene da dire. Io, se non ho mangiato troppo pesante, sulla fascia corricchio un po’ di più, se vogliono. E su Matias Silvestre pare potersi scatenare un derby con l’Inter.
Prepariamoci al nulla nella prossima stagione, cari colleghi milanisti. La seconda classificata contende difensori argentini a quelli che annaspano dall’altra parte del Naviglio. Balotelli, Tevez, Dzeko o chiunque altro sono solo un giochino senza senso. Ed è inutile ragionare sui moduli. 4-3-3, 3-4-3, 4-4-2, 3-4-1-2: ma quando mai, il modulo del Milan è lo zero. Il parametro zero.
P.s.: Rinnova Muntari. Nonostante questo, il Milan si iscriverà lo stesso al campionato di serie A. Di calcio.
Giorgio Caccamo
Twitter @giorgiocaccamo