Magazine Cultura

Il mimo poliglotta

Da Silviapare
Il mimo poliglotta
Da qualche giorno un nuovo uccello si è aggiunto ai pappagalli e ai colibrì che svolazzano nei giardini qui attorno. Non l'ho ancora visto, ma canta meravigliosamente, di giorno e di notte. Un canto stroardinariamente variegato, diverso da tutti i canti d'uccello che ho sentito finora. Dopo una breve ricerca ho capito chi era: il Northern Mockingbird, che in italiano ha due nomi, uno più bello dell'altro: tordo beffeggiatore e mimo poliglotta. Si chiama così perché sa imitare i canti di tutti gli altri uccelli, e non solo, anche rumori tipo gli allarmi delle automobili. A un certo punto lo fa anche nel video qui sotto.

Qui ne trovate una bella descrizione risalente al 1891, tratta dalla Storia Naturale di M. Lessona. "Il canto proprio del mimo poliglotto ricorda, secondo Gerhardt, quello del nostro tordo bottaccio, non è tuttavia quello che gli ha procacciato tanta celebrità e del quale i naturalisti americani ci fanno descrizioni così entusiastiche. Wilson e Audubon si accordano nell'affermare che può esser detto il re dei cantori, e sostengono che nessun altro uccello gli può essere paragonato per l'estensione e la modulazione della voce.Non sono già i suoni flebili e dolci del flauto o di qualsiasi altro strumento, dice l'Audubon, ma bensì i suoni più armoniosi che la natura sa inventare. La purezza del canto, la sua diversa accentuazione, l'estensione della voce, la limpidezza sua, sono veramente inarrivabili. Probabilmente non havvi al mondo altro uccello che possieda tanta abilità musicale quanto questo re del canto, che dalla sola natura riceve i suoi ammaestramenti (...)" "La voce del mimo poliglotto, dice il Wilson, è piena, forte, suscettibile di qualsiasi modulazione. Dai limpidi e morbidi suoni dei tordi silvani passa per tutte le inflessioni immaginabili fino allo strido selvaggio dell'avoltojo. Il mimo poliglotto nel ritmo e nell'accentuazione imita perfettamente la canzone rubata altrui, aggiungendovi però del proprio la forza o la grazia. Nei boschi del paese ove è indigeno non conosce rivali; infinite sono le modulazioni del suo canto. Esso consiste in brevi battute da due a sei toni che sgorgano con gran forza e prestezza, e si seguono senza posa talvolta per delle ore intere. Molte volte chi ascolta crede di aver vicino un buon numero di uccelli che si siano uniti per dare concerto: basta un sol mimo poliglotto perché cadano in tale inganno non soltanto il cacciatore, ma eziandio altri uccelli."

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog