La politica italiana non ha vissuto un periodo sereno nell’ultimo anno e mezzo, la condizione sociale ed economica non l’ha certo aiutata ma il dato interessante è l’incapacità dei partiti politici, quindi del Parlamento, di risolvere le problematiche del nostro ordinamento.
L’ultimo segnale di questa crisi è testimoniata dalla mancata elezione del Presidente della Repubblica: dopo l’umiliazione causata a Marini e Prodi; le dimissioni del segretario di partito; il Partito Democratico si è veduto costretto a tornare sui suoi passi e chiedere aiuto a Napolitano per trovare quella larga intesa che da due mesi aveva rifiutato con Pdl ed annessi. Sono state fatte scelte per il paese che non hanno funzionato ed hanno portato ad un clima di autocombustione da cui è difficile uscire.
Il minestrone politico è composto da un Pd che non ha trovato coesione dentro di sé, lontano da qualsiasi decisione. Non è arrivato ad accettare intese necessarie, non ha creduto neanche nei suoi candidati. La dirigenza si è fatta condizionare dal M5s non votando un uomo come Rodotà che ha sempre fatto parte del loro patrimonio culturale; ha scartato personalità come la Bonino per poi contraddirsi in una supplica. Le divisioni interne avevano caratterizzato anche il fronte opposto: la frazione del Pdl è il motivo per cui è caduto il governo. Quasi fosse un’anarchia Grillo ha continuato a decantare la fine di un vecchio regime ed infuriarsi col povero Giorgio, la Mussolini ha esibito magliette indecenti e Sallusti ha parlato di complotti segreti a Roma.
Dopo l’ennesima caduta dei pariti e le loro esplosioni interne che rimandano all’unico garante della costituzione eleggibile, i membri del Parlamento brancolano nel buio. Le correnti ideologiche sono troppe e in conflitto, l’ultima sorpresa potrebbe essere la non elezione di Napolitano stesso.
In quel caso sarebbe un minestrone surgelato che nessuno potrebbe più digerire.